Rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio. Dunque: ascoltare il nome di Dio e di Maria non deve fare esultare l’animo religioso sempre e comunque.
Infatti “Non nominare il nome di Dio invano” ci chiede di non usare il nome di Dio per i propri scopi. La coscienza critica e il discernimento dovrebbe aiutare a capire che non è un comizio politico il luogo per fare litanie (e in nome di valori che col Vangelo di Gesù nulla hanno a che fare). Ciascuno può valutare le intenzioni e farsi la propria opinione. Tuttavia è chiaro che l’identitarismo nazionalista e sovranista ha bisogno di fondarsi anche sulla religione per imporsi. Ha trovato questa carta della strumentalizzazione religiosa (in Italia come altrove nel mondo, sia chiaro: non siamo originali in questo!) come adatta e la usa.
La coscienza cristiana, a mio avviso, dovrebbe sussultare con sdegno e umiliazione nel vedersi così mercanteggiata e blandita. L’identità di chi è di Cristo è la lavanda dei piedi. La reazione di Cristo all’uso strumentale di Dio è la cacciata dei mercanti dal Tempio. Si facciano i propri discorsi, dunque. Si vincano o perdano le elezioni, ma davanti a Dio bisogna togliersi i sandali.
( qui il post pubblicato da Padre Spadaro su Instagram)