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Trenta senza Difesa. La sfiducia di Tofalo (e della Lega)

DALLA PARTE DI DI MAIO

Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta sfiduciata dal suo sottosegretario. È successo oggi. Lo stellato Angelo Tofalo affida al blog un duro attacco al responsabile della Difesa che è stata al centro di numerosi scontri con Matteo Salvini. E Tofalo cita proprio il vicepremier leghista. Lo fa in uno scritto in cui si schiera dalla parte di Luigi Di Maio e, pur invitandolo a rinunciare a qualche incarico, lo incita a “ritrovare lo smalto iniziale, combattere chi vorrebbe convincerci dell’inadeguatezza delle nostre idee con l’unico scopo di depotenziare la nostra azione e conservare o accrescere il proprio potere”. Uno scritto che però è un atto d’accusa al Movimento, a quella parte del Movimento che ha tradito le proprie origini ed ha agito proprio come quei partiti che ha sempre combattuto. A questo punto la Trenta è senza difesa, visto che ovviamente anche il sottosegretario leghista Raffaele Volpi è in aperta polemica con la titolare che è la indiziata numero uno a saltare nel rimpasto.

L’attacco che più colpisce è quello diretto alla Trenta, una sfiducia in piena regola che lascia ipotizzare un cambio a Palazzo Baracchini.

“Ho cercato per un anno di stare accanto al ministro Trenta e di spiegarle che il nemico non è Salvini, o chissà chi altro – scrive – ma chi, all’interno dell’apparato, vuole continuare ad agire senza l’indirizzo ed il controllo politico. Purtroppo, consigliata male, ha deciso di fare valutazioni diverse. Ad oggi – prosegue -, dopo un anno da sottosegretario, gran parte delle informazioni che ricevo per svolgere il mio lavoro non vengono dagli uffici preposti a coordinare le figure di vertice ma da tutte le persone, e vi assicuro che sono tante, che mi hanno riconosciuto come un ragazzo dai valori ben saldi, una persona seria e appassionata che lavora per il bene del paese. Così però è troppo faticoso”.

SIAMO DIVENTATI COME GLI ALTRI

Tofalo si sofferma anche su altri dicasteri. “Parlando con altri colleghi, sono venuto a conoscenza che anche in altri ministeri ci sono problematiche affini. Se noi sottosegretari, persone con una lunga storia nelle fila del Movimento (anche da prima che esistesse), dovevamo essere i ‘cani da guardia’ dei valori, del programma e del metodo, oggi dobbiamo prendere atto che questo compito non può essere portato a termine con successo se non vengono cambiate le modalità di azione. Sono entrato nelle istituzioni per spezzare le catene dei vecchi poteri che ostacolano l’ammodernamento dello Stato e mi sono ritrovato nel mio dicastero ad assistere a incomprensibili scelte, quasi mai coordinate politicamente, che hanno solo rafforzato, a causa di errori grossolani, l’influenza di capi e capetti del passato. Il tutto, purtroppo, a discapito del paese. Ho tenuto duro per un anno. Oggi però, dal momento che in tanti cercano di capitalizzare la fragilità di Luigi per avallare tesi inverosimili e per riposizionarsi sullo scacchiere del ‘te l’avevo detto’, credo sia il momento giusto di parlare delle vere ragioni che non ci permettono di velocizzare questo processo di cambiamento. La nostra umiltà ci ha fatto pensare di non essere ancora all’altezza di fare scelte impegnative per il paese e abbiamo annacquato alcune battaglie”.

HAI CREATO ANCHE PRESUNTUOSI ROBOTTINI

Infine un invito a Di Maio: “Sgravati di qualcuno dei complessi ruoli che hai portato avanti fino ad oggi e traghetta il Movimento verso una nuova consapevolezza (…). Il tuo talento è un’arma a doppio taglio, da un lato ci ha protetto mentre imparavamo a incidere nei meccanismi di gestione della macchina dello Stato, dall’altro ha creato un esercito di presuntuosi robottini giacca e cravatta che hanno perso il senso della missione, non capendo che di Luigi di Maio ce ne è soltanto uno. Basta file alla comunicazione centrale per elemosinare un video di 30 secondi invece di studiare e battete il territorio, basta persone che raccontano la propria giornata dalla colazione alla cena invece di spiegare nel merito il proprio lavoro. Basta corti dei miracoli, calmieratori, finti statisti e registi televisivi”. Tofalo chiede “un Luigi Di Maio a briglie sciolte che dedichi il giusto tempo all’ascolto per tornare ad essere il megafono di un’intelligenza collettiva” e il “fratello di mille battaglie Alessandro Di Battista” affinché “si prenda le sue responsabilità nel Movimento, con un ruolo riconosciuto da tutti, per capire cosa stiamo facendo nelle istituzioni e come utilizzare il suo messaggio rivoluzionario, la sua capacità di accendere gli animi e far battere i cuori, per correggere il tiro, quando serve, ma acquisendo la concretezza di chi si scontra ogni giorno con la Realpolitik”.

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