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Orban va da Trump. La politica dei muri dei presidenti nazionalisti

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Viktor Orban e Donald Trump si incontreranno domani alla Casa Bianca. Il premier ungherese, che non era mai stato ricevuto dall’amministrazione Obama, incontrerà invece il presidente Usa che ha coltivato i rapporti con Budapest, assieme agli altri governi nazionalisti in Europa centrale, con i quali condivide molti temi, a partire dall’immigrazione.

I TEMI DEL COLLOQUIO

Il portavoce di Orban, Zoltan Kovacs, ha anticipato che “energia, sicurezza, cooperazione nel settore difesa, rapporti bilaterali e sicurezza regionale”, saranno i temi in agenda nei colloqui a Washington. Budapest, ad aprile, inoltre, ha firmato con gli Usa un accordo bilaterale di cooperazione nella difesa; un obiettivo di vecchia data degli Stati Uniti, con i quali si suppone voglia siglare anche forniture militari. Il presidente statunitense e il premier ungherese “valuteranno le opportunità” in termini di rispetto dei loro obblighi in merito alla sicurezza nazionale. Lo scorso 12 febbraio Orban ha incontrato il segretario di Stato Usa Mike Pompeo, con cui ha discusso le relazioni di sicurezza bilaterali e il tema della diversificazione energetica in Europa. Nella stessa giornata Pompeo ha siglato insieme al ministro degli Esteri Peter Szijjarto un accordo di cooperazione nell’ambito della difesa fra Usa e Ungheria. Come affermato nei giorni scorsi proprio da capo della diplomazia Szijjarto, il tema della questione migratoria sarà sicuramente affrontato nel corso dell’incontro fra il premier ungherese e il presidente statunitense.

MIGRANTI E MURI

L’incontro di Trump con Orban arriva dopo quelli coi premier ceco, Andrej Babis, a marzo, e lo slovacco, Peter Pellegrini, i primi di maggio. Con la retorica anti-immigrazione, il suo muro per fermare i migranti al confine con la Serbia e i calorosi elogi a Trump, tutto fa pensare che l’incontro di lunedì possa creare un legame tra i due leader. “I colloqui con il ceco e lo slovacco sono stati più di carattere amministrativo, ma quello con Orban potrebbe essere l’inizio di una grande amicizia”, ha dichiarato Agoston Mraz, capo del think tank Nezopont a Budapest.

L’AMBASCIATORE AMICO DI TRUMP

Il nuovo atteggiamento degli Usa verso l’Ungheria è incarnato dalla nomina di un amico di vecchia data di Trump, il tycoon 80enne David Cornstein, come ambasciatore a Budapest. Cornstein ha l’incarico di costruire relazioni di amicizia con Orban, nonostante – come ha scritto il Guardian – le remore di settori consistenti della diplomazia americana. L’ambasciatore ha elogiato pubblicamente il premier e gli Usa hanno cancellato un grant di 700 mila euro, assegnato dal dipartimento di Stato per potenziare la libertà di stampa, che aveva irritato le autorità ungheresi.

INTANTO IN EUROPA…

Mentre si rafforzano i rapporti tra Orban e Trump, non è ancora chiaro con chi sceglierà di schierarsi il presidente ungherese dopo le prossime elezioni europee. “Orbán è sempre stato un buon equilibrista, un uomo politico dotato di un certo intuito col quale ha costruito le sue fortune politiche. Da buon pragmatico sceglierà a seconda delle convenienze per rafforzare la sua posizione e il suo potere in patria“, ha detto a Formiche.net Massimo Congiu, esperto di questioni ungheresi. “L’azione che porta avanti da statista – ha spiegato Congiu – è intrisa di realpolitik e di opportunismo e tutto sommato spera ancora in un riavvicinamento al Ppe anche se afferma che i popolari stanno dando troppo spazio a tendenze pro-immigrazione”. Insomma, vicino ai nazionalisti, ma con uno sguardo d’attenzione alle forze popolari che, in Europa, potrebbero dargli la chiave d’accesso all’Ue.

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