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Trump stringe l’isolamento del Venezuela in cielo (niente voli) e in terra (Ambasciata a Washington)

“Il Venezuela è alle porte di un fatto storico, pronto per recuperare il Paese e il futuro”. Questa frase, attribuita al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e pubblicata sull’account Twitter dell’ambasciata americana a Caracas, ha scatenato tensioni e speculazioni ieri in Venezuela.

L’ISOLAMENTO AEREO DEL VENEZUELA

Il tweet è arrivato poco dopo l’annuncio del Dipartimento dei Trasporti americano di sospendere tutti i voli commerciali dagli Usa al Paese sudamericano. Da quanto si legge sull’agenzia Reuters, il motivo della decisione si basa sui disordini e violenze nei pressi degli aeroporti venezuelani; una realtà non nuova. “La situazione in Venezuela mette a rischio la sicurezza dei passeggeri, degli aerei e degli equipaggi”, si legge in una nota firmata dalla segretaria dei Trasporti, Elaine Chao.

Il Dipartimento si è riferito anche “all’impossibilità di accesso, da parte dell’Amministrazione di sicurezza del trasporto di compiere le procedure di sicurezza negli aeroporti venezuelani”, nonché la presenza di “azioni da parte di Nicolás Maduro contro gli americani e i loro interessi in Venezuela”.

La decisione di interrompere totalmente il traffico aereo verso il Venezuela arriva dopo la recente sospensione delle attività di American Airlines e la chiusura dei servizi di United Airlines e Delta Airlines nel 2017.

E non solo… Dal 1° maggio, la Federal Aviation Administration degli Usa ha vietato ai piloti di volare sotto i 26mila piedi sul territorio venezuelano, sempre per motivi di sicurezza.

Il traffico aereo in Venezuela era già molto ridotto, dopo che molte compagnie internazionali, tra cui Alitalia, avevano interrotto i collegamenti per questioni di sicurezza e anche per contenziosi su debiti del governo di Nicolás Maduro. Anche Avianca e Aerolíneas Argentinas avevano detto addio alle rotte verso il Venezuela per motivi di “instabilità del mercato” e “problemi operativi”.

LA REAZIONE DI MADURO

Aumenta così l’isolamento (anche fisico) e la pressione americana contro il regime di Maduro. Mauro che ha regiato così alla decisione: “Cosa ci guadagna il governo di Donald Trump sospendendo i voli commerciali? Nulla. Si sono fatti male da soli e creano un danno ai cittadini che sfruttano la libertà di circolazione usando i voli commerciali”, ha detto il presidente in dichiarazioni riprese dai media locali. Il leader ha accusato la Casa Bianca di aver agito “per frustrazione”, all’indomani del “fallito colpo di stato”. “Perché prendono questa decisione? Per odio, per vendetta, per frustrazione, per dispetto”, ha detto Maduro.

CONTINUA IL BRACCIO DI FERRO A WASHINGTON

Un altro conflitto tangibile tra Maduro e Trump è quello in corso presso la sede dell’ambasciata venezuelana a Washington. Dopo settimane di arresti e disordini in seguito all’occupazione del palazzo nel quartiere residenziale Georgetown della capitale americana, il governo di Maduro ha chiesto all’amministrazione statunitense di accettare l’applicazione della Convenzione di Vienna per risolvere la situazione.

In una conferenza stampa nella sede delle Nazioni Unite, l’ambasciatore di Maduro, Samuel Moncada, ha dichiarato che “l’atteggiamento degli americani è insolito. Negano di applicare la Convenzione di Vienna che obbliga la protezione delle strutture diplomatiche anche in una situazione di guerra”. Moncada ha detto che il suo governo è disposto a nominare un terzo Paese per contribuire nella negoziazione.

NEGOZIATI IN NORVEGIA?

Un altro tavolo di negoziati tra il regime venezuelano e il governo di transizione sarebbe in corso a Oslo, Norvegia. Secondo l’emittente pubblico norvegese Nrk, rappresentanti di Nicolás Maduro e di Juan Guaidó hanno intrapreso la via del dialogo nella città scandinava. E non sarebbe la prima volta.

Da parte di Maduro, sarebbe presente il ministro della Comunicazione, Jorge Rodriguez, e il governatore della provincia di Miranda, Hector Rodriguez. Invece per Guaidó l’ex deputato Gerardo Blyde, l’ex ministro Fernando Martinez Mottola e il vicepresidente del Parlamento, Stalin Gonzales. A gennaio, quando Guaidó è stato nominato presidente ad interim, la Norvegia si è proposta per contribuire ad un processo di mediazione tra le parti, che l’opposizione però ha sempre rifiutato finché non ci sarà un nuovo voto.

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