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Vescovi europei, guai a snobbare i sovranismi e i populismi. Il monito di Bagnasco

dat, Cardinale Angelo Bagnasco

“Sovranismi e populismi, come tutti gli “ismi”, sono delle patologie. Quindi devono essere assolutamente curate. Stroncare è un metodo che lascia solo dei morti e dei risentimenti. Curare è tutta un’altra cosa”. Alla vigilia del voto per il rinnovo del Parlamento europeo, il cardinale Angelo Bagnasco presidente del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), ha affidato al quotidiano cattolico Avvenire il giudizio dei vescovi europei. Una posizione che da un lato rilancia l’Europa unita accomunata dal “sogno di un cammino unitario dei padri dell’Europa”, dall’altro vede come un disastro “la disgregazione dell’Ue” e invita a “ripensare gli organismi istituzionali dell’Ue, affinché esprimano maggiormente la volontà popolare dei cittadini”.

UN PENSIERO AFFILATO

Ma è sul tema della cura dei sovranismi e dei populismi che il pensiero di Bagnasco si fa più affilato: “Vuol dire per prima cosa non snobbare nessuno – ciò che a mio avviso è stato fatto anche in Italia – con atteggiamento miope, anziché cercare di capire con serietà e con impegno il perché di certi fenomeni. In secondo luogo ricercare gli elementi di verità, di positività, di problematica avvertita e cercare di fare delle sintesi alte”.

Dunque, i vescovi europei invitano a guardare dritto negli occhi i sovranisti e i populisti e a non aver paura di farsi mortificare, sedurre o inquinare dai loro ragionamenti e dalle loro analisi. Anzi, propone un rinnovato ascolto delle loro ragioni, alla ricerca di una comprensione più profonda e meno scontata di quello che accade nel cuore dell’Europa.

I VENTI SOVRANISTI NEI PAESI EUROPEI

Del resto Bagnasco conosce bene le ansie e le preoccupazioni dei suoi confratelli che in diversi Paesi devono fare i conti con i sovranismi arrembanti. È il caso dell’Ungheria governata dal sovranista Victor Orban, leader del partito Fidesz e principale sostenitore di una linea durissima contro l’immigrazione. Ma anche dell’Austria che sino a pochi giorni fa aveva un vicecancelliere sovranista: Heinz-Cristian Strache, leader del partito di estrema destra Fpoe (Partito della Libertà austriaco). Il vicecancelliere si è dimesso a seguito di uno scandalo: la pubblicazione di una compromettente video-inchiesta del settimanale Der Spiegel in cui lo stesso Strache discute di finanziamenti occulti al suo partito e del controllo della stampa con una sedicente nipote di un oligarca russo.

C’è poi la Polonia che guida il fronte degli euroscettici (con Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) riuniti nel gruppo di Visegrad che tanto preoccupa le altre Cancellerie. Ma forze sovraniste e populiste sono in corsa, in questa competizione elettorale, da Nord a Sud dell’Europa.

L’ANOMALIA ITALIANA

La vera grande anomalia resta però, quella italiana: un governo gialloverde che vede al potere insieme, caso unico in Europa, una forza sovranista (la Lega di Matteo Salvini) e una populista (il movimento Cinque Stelle che ha in Luigi Di Maio il suo frontman). Fuori dal governo c’è anche un altro partito dichiaratamente sovranista (Fratelli d’Italia guidato da Giorgia Meloni) che aspira a entrare al più presto nella stanza dei bottoni. Stando ai sondaggi le tre forze, sommate, potrebbero superare anche la soglia del 60 per cento dei voti popolari. Con una piccola distinzione da parte dei Cinque Stelle che hanno progressivamente ridimensionato le loro pulsioni antieuropeiste.

QUALI “ARMI” CONTRO SOVRANISMI E POPULISMI

Se vogliamo prendere alla lettera le parole del cardinale Bagnasco, tutti i sovranismi e i populismi meritano di essere “curati” come patologie. Ma innanzitutto con l’arma del rispetto, dell’ascolto, della ricerca della verità nelle loro ragioni. E se questo vale in Europa, vale anche e soprattutto in Italia. L’espressione utilizzata dal cardinale suona come un rimprovero severissimo: “Non snobbare nessuno”. E in quel nessuno, più che i partiti e i movimenti, sono ricomprese le persone, le famiglie, i popoli, le periferie, le aree di povertà, i giovani. Con le loro paure, con la loro richiesta inevasa di sicurezza personale e sociale, con il loro bisogno di un welfare all’altezza dei tempi, con la domanda di lavoro buono e adeguatamente retribuito.

E per non lasciare zone d’ombra, il cardinale ci ricorda che dietro le forme che prende la rappresentanza politica, sempre da rispettare perché espressione del voto popolare, ci sono uomini e donne. A questi leader politici, sovranisti e populisti, spettano già oggi decisioni importantissime. A loro, come ai governanti di diverso segno politico, i vescovi europei non possono che ricordare i loro doveri verso i propri popoli e la necessità di promuovere la missione insostituibile dell’Europa: “La visione antropologica che qui, grazie al cristianesimo, ha raggiunto il livello così alto sulla dignità umana”. Sull’Europa della dignità umana saranno (saremo) giudicati tutti e senza sconti. Sovranisti e populisti compresi.

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