“Ma che bazooka si vuol tirare fuori? Qui è come vivere sulla Luna, in un cartone animato. Adesso cambierà il presidente della Bce e tu vuoi il bazooka? Ma è quello che ci spareranno addosso i mercati tra un po’”. Marco Fortis, economista, vice presidente della Fondazione Edison in quest’intervista a Formiche.net giudica “insoddisfacente” la risposta del governo italiano ai rilievi della Commissione Europea e ricorda come “il debito pubblico italiano viaggia pericolosamente verso il 135% al 2020” una soglia che “ci esporrà, a petto nudo e da soli, alla tempesta dei mercati”.
Prof. Fortis come giudica la risposta del governo ai rilievi della lettera della Commissione europea?
A parte la maniera rocambolesca con cui è stata partorita, credo che sia una risposta che non soddisferà la Commissione Europea e neanche i mercati. A tal proposito ricordiamoci che abbiamo le agenzie di rating internazionali che hanno sospeso il loro giudizio sull’Italia, proprio per capire cosa sarebbe successo in questa prima parte dell’anno.
Perché non la giudica soddisfacente?
Perché di fatto è quasi tranquillizzante. Il messaggio è che sarà un gioco da ragazzi avere un deficit addirittura sotto il 2,4%. Ma non si spiega come si farà. Se prendiamo in considerazione il Pil nominale, nel primo trimestre, si è fermato ad una crescita dello 0,8%, mentre il nostro debito pubblico cresce ad un ritmo del 2%: è evidente che questo si trasformi in un aumento secco del rapporto debito/pil.
Ma si scrive anche che ci sarà il piano delle privatizzazioni per ridurre il debito…
Lo scriviamo sempre, anche nel Def, ma poi non lo facciamo mai. Ad oggi dei 18 miliardi di euro promessi non è stato privatizzato un centesimo e dalla Commissione si chiedono: ma questi ci fanno o ci sono? Poi c’è anche il discorso di dove reperire i 23 miliardi per sterilizzare l’aumento dell’Iva. Non si capisce come questo Paese, con un Pil praticamente fermo, possa evitare che i conti pubblici arrivino a quel drammatico 135% che la stessa Commissione ha indicato per il 2020.
Salvini ancora oggi dice che l’Ue deve rispettare la volontà dell’Italia di crescere…
Il leader della Lega può fare tutte le affermazioni che vuole, ma nel momento in cui il nostro Paese è entrato nell’euro si è impegnato a rispettarne le regole. Queste si possono cambiare, ad esempio, facendo dei ragionamenti su come modificare il fiscal compact. Ma non è facendo delle sparate che si possono modificare i parametri che sono condivisi da tutti gli altri paesi membri dell’Eurozona.
Beh in verità la Lega non ha votato il fiscal compact…
Si è vero, ma è ormai in vigore e non si può tornare indietro.
Lo abbiamo inserito perfino in Costituzione, come invarianza di spesa…
Il pareggio di bilancio non è esattamente la stessa cosa. Ad ogni modo, ripeto, bisognerebbe fare delle proposte solide e alternative alle regole attuali. Il liberi tutti invocato dalla Lega – forte della volontà popolare ottenuta nelle elezioni – non si traduce in un referendum per l’uscita dall’euro. Il consenso della Lega, poi, si è registrato più sui temi della sicurezza e dell’immigrazione, che non c’entrano assolutamente niente con l’economia e con il fiscal compact.
Intanto avanza anche la proposta dei minibot per pagare i debiti della Pa…
Qui entriamo nel farsesco, consiglio a Salvini di crearsi un pool di consiglieri economici, perché quelli che ha attualmente dubito abbiano la testa sulle spalle. Come si fa a fare delle sparate del genere? Non so se è chiaro: nel 2020 con il debito pubblico al 135% rischiamo di andare a petto nudo, da soli, davanti a tutti i mercati mondiali mentre il Portogallo, l’Irlanda riducono il debito e la Francia e la Spagna lo hanno fermato. Ci stiamo trasformando, agli occhi del mondo, in un paese sudamericano.
Ma la Lega dice che la Bce deve ritirare fuori il bazooka e difendere l’Italia…
Ma che bazooka si vuol tirare fuori? Qui è come vivere sulla Luna, in un cartone animato. Adesso cambierà il presidente della Bce e tu vuoi il bazooka? Ma è quello che ci spareranno addosso i mercati tra un po’. Voglio ricordare che dall’insediamento del governo gialloverde, in un anno, lo spread è salito da 130 punti a 290 punti base. I numeri sono numeri.
Ma non è che si vuole arrivare all’Italexit?
Spero che non ci sia questa la strategia del governo, vorrebbe dire che i deliri di alcuni estremisti hanno preso il sopravvento su quel minimo di raziocino che invece ancora c’è in alcuni suoi rappresentanti della Lega come, ad esempio, Giorgetti. Anche perché dove andiamo? Se noi interroghiamo 100 imprenditori del Nord e gli chiediamo se vogliono uscire dall’euro, non ne troviamo nessuno.
Come ne usciamo?
Spero che tutto questo scenario sia ancora succube di uno stato da campagna elettorale permanente. Queste sceneggiate continueranno, purtroppo, per parecchio tempo, intanto a perderci sono le famiglie, i risparmiatori, le imprese e l’Azienda Italia.