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Senza Cuba, il Venezuela di Maduro non ci sarebbe. L’attacco di Bolton

Nuove tensioni tra Cuba, Stati Uniti e (in mezzo) il Venezuela. Il consigliere per la sicurezza della Casa Bianca, John Bolton, ha lanciato un nuovo tweet sul Venezuela. Questa volta ha addossato la responsabilità della crisi umanitaria al governo cubano. “Cuba continua a sostenere il regime di Maduro in Venezuela. Il presidente Trump ha lasciato in chiaro che siamo con i cubani e con i venezuelani nella loro battaglia per la libertà”.

SCORPIONI IN UNA BOTTIGLIA

Pochi giorni dopo il cinguettio, Bolton ha rilasciato un’intervista al quotidiano americano Wall Street Journal nel quale ha dichiarato che il Venezuela attraversa una grave situazione di instabilità e che il presidente Maduro in questo momento è circondato da scorpioni. “All’interno del regime stesso – si legge nell’intervista pubblicata ieri – la leadership si sta spazzando, sono come un gruppo di scorpioni in una bottiglia, si guardano l’un l’altro, non si fidano tra di loro, la situazione attuale è insostenibile”.

Per l’assessore alla sicurezza del governo americano, “se i 25mila cubani presenti in Venezuela se ne andassero […] a mezzanotte di quel giorno Maduro non ci sarebbe più”.

LA REAZIONE DI ARREAZA

La reazione dall’entourage di Maduro è stata immediata. Il ministro degli Affari esteri venezuelano, Jorge Arreaza, (nonché genero dell’ex presidente Hugo Chávez) ha respinto le accuse di Bolton. Anche lui via Twitter.

“Per assurde, false, dolorose e perverse – ha twittato Arreaza -, rifiutiamo le dichiarazioni di Bolton sul Venezuela. Non è strano che abbia fallito ad ogni passo. Ignora completamente la realtà del Paese. È un uomo rimasto nelle dinamiche della Guerra fredda”.

Arreaza ha anche scritto che, se c’è un gruppo con problemi interni, non è quello del regime di Maduro: “Mr. John Bolton dovrebbe chiedere consigli a Mr. Pompeo, così gli spiega che gli scorpioni che si attaccano sono nell’opposizione venezuelana. Per di più, il consigliere per la sicurezza cerca terroristi e paramilitari nella parte sbagliata della frontiera con la Colombia”.

LA CAMPAGNA SOCIAL

Per il presidente Maduro, ogni messaggio negativo contro il Venezuela, pubblicato da funzionari di alto livello del governo americano (come Bolton), è ben remunerato. In un convegno dell’Incontro latinoamericano di governi e di democrazia partecipativa, dove erano presenti capi di Stato e rappresentanti di 20 governi dell’America latina e dei Caraibi, Maduro ha sostenuto che ogni tweet contro la sua amministrazione è pagato 100mila dollari, come parte di una strategia di comunicazione della politica estera della Casa Bianca.

“È un negozio legale – ha detto Maduro, come riporta l’emittente statale Venezolana de Televisión – prodotto dal modo in cui gestiscono la politica gli Stati Uniti, attraverso le lobby […] Ricevono per ogni tweet 100mila dollari ed è legale per i loro conti in banca […] Dispiace che il sistema di lobby non sia un reato in quel paese, perché ci vorrebbe un’indagine seria e obiettiva, scoppierebbe uno dei casi più putrefatti di corruzione. Speriamo ci sia qualcuno coraggioso negli Usa che svolga questa indagine”.

“Non governano – ha aggiunto Maduro – attaccano ogni giorno il Venezuela. È un’ossessione, non dedicano nemmeno un minuto ai problemi della società americana e quotidianamente dichiarano contro il Venezuela”.

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