Skip to main content

Il Pentagono: 79 basi militari a rischio per il clima (ma i trumpiani fanno muro)

Il cambiamento climatico fa breccia nelle pieghe della difesa a stelle e strisce. Dopo i danni causati a diverse basi militari da cicloni e tempeste, la commissione sui Servizi armati della Camera statunitense ha inserito nell’autorizzazione al budget 2020 del Pentagono la richiesta di un piano per sanare le vulnerabilità presenti.

IL TEMA

In realtà, le modificazioni ambientali e climatiche sono da sempre parte integrante degli approcci strategici delle grandi potenze. Lo sta dimostrando ultimamente l’attenzione dimostrata nei confronti dell’Artico, regione considerata oramai nuovo terreno di confronto proprio in virtù dello scioglimento dei ghiacci (per approfondire, si veda l’ultimo numero di Formiche, con la sezione “Guerra di ghiaccio”). Eppure la questione non era mai approdata al Congresso americano corredata dalla richiesta di maggiori fondi da destinare al Pentagono appositamente per mitigare i rischi causati dall’intensificarsi di fenomeni come tempeste, incendi e cicloni.

LA PROPOSTA

Promotore dell’iniziativa è il deputato democratico Jason Crow, veterano dello US Army in Iraq e Afghanistan, che ha messo nero su bianco le preoccupazioni già avanzate anche in ambienti militari. Restano negli occhi di molti le immagini della base dell’Aeronautica a Offutt, in Nebraska (sede dello US Strategic Command con oltre 10mila unità presenti) quasi completamente sommersa da metri di acqua lo scorso marzo. L’ottobre precedente, l’uragano Michael aveva fatto anche peggio in diverse basi militari in Florida e Nord Carolina. L’aeroporto militare di Tyndall ancora non ha ripreso le attività al 100%. E così, ecco l’allarme: urge una valutazione “delle potenziali conseguenze avverse di cambiamenti nel lungo periodo delle condizioni ambientali, ad esempio eventi climatici avversi di crescente frequenza”.

IL PIANO DEL PENTAGONO

D’altra parte, con un recente report sul cambiamento climatico, era stato lo stesso dipartimento della Difesa, guidato Patrick Shanahan, a manifestare preoccupazione per l’accresciuto numero di basi considerate esposte nei prossimi anni a questo tipo di fenomeni. Almeno sette strutture attualmente con il bollino “safe” sul territorio nazionale potrebbero perderlo con l’innalzamento dei livelli del mare. Altre sette rischierebbero la stessa sorte con l’aumento di frequenza e potenza degli incendi. Il Pentagono ha già presentato al Congresso una lista di 79 basi militari che potrebbero essere minacciate, promettendo lo sviluppo di una pianificazione completa per mitigare gli impatti di avversi eventi climatici.

NON È UNA QUESTIONE FILOSOFICA

Il riconoscimento della minaccia da parte del dipartimento non ha soddisfatto a pieno gli esponenti democratici del Congresso che hanno denunciato una mancanza di consapevolezza del fenomeno ad ampio spettro. In più, nella speranza di non lasciare spazio all’opposizione dell’ala dura del partito repubblicano, piuttosto ostile a qualsiasi argomento che abbia a che fare con il cambiamento climatico, i promotori dell’emendamento hanno evidenziato che non si tratta di questioni filosofiche. In gioco, hanno notato, c’è la sicurezza dei militari e dei loro equipaggiamenti. Lo ha ribadito lo stesso Crow, citando le alte temperature che impattano sull’efficacia delle truppe e le tempeste che imperversano su base non in grado di difendersi. “C’è una convergenza tra cambiamenti climatici e sicurezza nazionale, e la prova schiacciante è che la nostra infrastruttura non è pronta”, ha spiegato il repubblicano.

UN TEMA SPINOSO

L’auspicio di Crow è trovare un supporto bipartisan, anche se non sarà facile. L’emendamento non dovrebbe avere problemi alla Camera a guida democratica, mentre la vera partita si giocherà al Senato, dove il partito di Trump ha ancora la maggioranza. Lo dimostrano le parole puntuali del presidente della commissione Servizi armati del Senato, il repubblicano Jim Inhofe, che ha già espresso il proprio scetticismo: “Le Forze armate stanno già mitigando il rischio; le basi stanno già anticipando ogni cosa che possa impattare sulla loro abilità di eseguire le missioni”.

VERSO IL DIBATTITO SUL BUDGET

La questione rischia di essere al centro del braccio di ferro che potrebbe coinvolgere l’intero National defense authorization act (Ndaa) per l’anno prossimo, previsto dopo le critiche che i democratici hanno rivolto alle richieste dell’amministrazione in tema di forza nucleare e budget complessivo.



×

Iscriviti alla newsletter