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Come sopravvivere nel (pericoloso) cybermondo. Parla Jack Caravelli

Da spazio di libertà a ‘labirinto digitale’ in cui tutti noi ci muoviamo e, sempre più spesso, ci scontriamo con minacce che possono far paura: cyberterrorismo, hacktivism, information warfare.
Il cyberspace – raccontano nel loro terzo libro scritto assieme Jack Caravelli, già analista della Cia e membro del National Security Council della Casa Bianca sotto la presidenza di Bill Clinton, e Jordan Foresi, giornalista di Sky Tg 24 per la quale è stato anche corrispondente dagli Stati Uniti – è parte sempre più integrante delle nostre vite, e giorno dopo giorno sta cambiando il mondo che ci circonda.

‘I segreti del cybermondo’ (De Agostini Planeta editore) racconta casi emblematici e esempi intriganti avvenuti negli ultimi tempi, dando spazio sia a consigli più pratici sia a riflessioni su quanto è cambiata la nostra vita ai tempi di Internet, nonché i rischi sempre mutevoli – spesso invisibili, ma molto più reali di quanto pensiamo – ai quali è esposta. Formiche.net ne ha parlato, a margine di una presentazione presso il Centro Studi Americani di Roma, con il co-autore Jack Caravelli.

Caravelli, dopo l’integralismo islamico e la minaccia nucleare questa volta lei e Foresi vi siete concentrati sul cyberspace. Che cosa avete trovato in quello che nel libro definite un ‘labirinto digitale’?

Assistiamo a una serie di problemi sempre più globali. Due settimane fa ho presieduto a Oxford una conferenza sul tema della cyber security ed è stato impressionante vedere come colleghi da ogni parte del mondo – Stati Uniti, Asia, Europa – abbiano evidenziato gli stessi problemi, che avevano a che fare soprattutto con minacce di cui si discute, come la Cina e Huawei, lo spionaggio industriale, i ricatti in Rete, le ingerenze dei Paesi stranieri come la Russia durante le elezioni negli Usa e non solo, la privacy e la disinformazione online. Si tratta di cose che stanno cambiando la società in tutti i Paesi avanzati.

C’è un elemento che ritorna in questi cambiamenti?

Senza dubbio il fatto che ogni tecnologia abilitata dalla Rete è al tempo stesso una opportunità e una minaccia.

Quali sono oggi i pericoli maggiori nello spazio cibernetico?

Tutti quelli già elencati, ma, in prospettiva, sono quelli futuri a doverci preoccupare maggiormente. Dall’intelligenza artificiale, alle possibilità offerte dal quantum computing fino alla proliferazione di miliardi di oggetti connessi possibile tra pochi anni grazie al pieno sviluppo del 5G, tutte le questioni di oggi sembreranno scherzi rispetto alle minacce con le quali ci confronteremo domani.

A proposito di Cina e 5G, si discute molto negli Usa e in Europa dei possibili rischi di spionaggio derivanti dall’implementazione di componentistica di aziende della Repubblica Popolare come Huawei. Lo ritiene un rischio reale?

C’è una ragione per la quale la Cina, due anni fa, ha inserito nella sua legge sull’intelligence l’obbligo per le aziende di cooperare con il governo. Ma questo problema non è il solo.

Quali sono gli altri problemi?

Innanzitutto il fatto che i governi e le leggi occidentali sono molto più lenti dello sviluppo tecnologico. C’è, infine, un tema che riguarda la spaccatura che sta avvenendo tra due modelli, e che si acuisce attraverso la Rete.

A che cosa si riferisce?

Viviamo in un conflitto perenne a bassa o media intensità, nel quale il mondo è sempre più diviso tra Paesi democratici e autocrazie. Cina, Russia, Iran, Corea del Nord sono cattivi attori che stanno investendo ingenti risorse per colpirci nel cyberspace e per creare modi sempre diversi e avanzati per farlo.

Perché?

Si è compreso che la Rete costituisce un mezzo a basso costo con il quale sferrare attacchi difficili da attribuire. La ragione per la quale si fa è sia geopolitica, sia di mera esistenza: chi governa in Paesi autocratici considera la stessa esistenza delle nostre democrazie una minaccia per il mantenimento del suo potere.

Come reagire dunque?

Può sembrare una risposta semplice, quasi banale, ma credo che nessuna reazione positiva possa giungere non solo dalla ricerca tecnologica e dalla collaborazione internazionale, ma bisognerà che sia in chi tiene le redini del mondo, sia in noi cittadini si sviluppi la giusta consapevolezza dei grandi cambiamenti che viviamo e vivremo. Sarà una grande sfida non solo per le persone, ma anche per la politica e le imprese.

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