Skip to main content

I cattolici italiani sono minoranza. Se creativi, è da dimostrare

Tre indizi fanno una prova: i cattolici italiani sono minoranza nel Paese. Se creativi, è tutto da dimostrare. Il primo indizio l’ha offerto il cardinale Gianfranco Ravasi nell’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. Il teologo e biblista si spinge su due terreni non privi di conseguenze: la crisi della fede in Italia, in cui “i veri credenti sono minoranza”; e la difficoltà ”di ricostruire una struttura, un’esplicita presenza cattolica” in politica. Da qui quella che sembra, ma non lo è, una scorciatoia intellettuale: “E’ però possibile e necessario essere una spina nel fianco della società. Non avere paura di andare controcorrente”. Con una inevitabile tirata d’orecchie al solito Matteo Salvini per le sue esternazioni para religiose.

IL SECONDO INDIZIO

Il secondo indizio: a Caltagirone si conclude il convegno internazionale sturziano nel centenario dell’Appello a tutti gli uomini liberi e forti. Un convegno partecipato da tanto mondo cattolico italiano, ma praticamente snobbato dalla stampa e trattato con sufficienza persino dal quotidiano cattolico Avvenire che dedica un richiamo in prima pagina all’intervento del cardinale Gualtiero Bassetti. Il presidente della Cei ha rivendicato “la presenza dei cattolici nella società italiana” come un valore prezioso e ha chiesto di essere ancora oggi “liberi e forti” andando controcorrente “in ogni campo dell’agire umano, anche in quello politico”. Affermazione che va letta, in controluce, con il suo invito a non seguire i “pifferai magici con le loro promesse facili”.

IL FRONTE LAICISTA

Il terzo indizio viene dal fronte laicista: la mozione trasversale presentata al Senato da esponenti di maggioranza e di opposizione che chiede di abolire l’ora di religione a scuola, di avviare la procedura per rivedere i criteri di ripartizione dell’otto per mille, di rivisitare le norme sull’Imu degli immobili della Chiesa, di dare attuazione alla sentenza della Corte europea per il recupero dell’Ici non pagata dalla Chiesa. Quattro proposte che partono, però, da una premessa significativa: “Tutti questi privilegi per la Chiesa cattolica contrastano con la crescente secolarizzazione della società italiana dove i cattolici praticanti sono circa il 30% della popolazione e scendono al di sotto di questa percentuale tra i giovani”.

UNA LETTURA DELLE TRE NOTIZIE

Una rilettura di queste tre notizie ci offre la possibilità di trarre alcune conclusioni. Innanzitutto la consapevolezza diffusa che i cattolici sono ormai una minoranza nel Paese e che il trend va nella direzione della crescente indifferenza, fra secolarizzazione e relativismo, verso l’insegnamento della Chiesa in ogni campo. Al massimo si può parlare di persistenza, in Italia, di una tradizione culturale che è ben altra cosa rispetto a una fede vissuta. In secondo luogo, la direzione di marcia indicata ai cattolici è riassumibile in queste espressioni: “Essere una spina nel fianco della società” e “andare controcorrente”. Infine, la difficoltà di costruire una nuova soggettualità politica dei cattolici, ben testimoniata da tanto chiacchiericcio senza una sbocco effettivo. Assistiamo, infatti, a un eterno prepararsi a un nuovo inizio che non arriva mai.

QUALCUN ALTRO HA OCCUPATO IL CUORE DEGLI ITALIANI

Tutto questo ci dice che altri sono i pensieri e i sentimenti vincenti nel sentire profondo del popolo italiano. Consapevolezza che dovrebbe indurre la minoranza cattolica, quasi totalmente assente dal dibattito pubblico, a prendere atto che qualcun altro ha occupato il cuore e la ragione degli italiani. La caduta delle ideologie e la crisi alimentata dalla globalizzazione sembrano aver svuotato di senso la vita comune. E forse proprio su questo terreno il cattolicesimo italiano sembra aver fallito. A cominciare dalla sua progressiva incapacità di esercitare l’intelligenza della fede (il discernimento sempre invocato ma non esercitato) da cui può nascere una proposta di senso per le donne e gli uomini del nostro tempo. Altrimenti non staremmo qui a scrivere di una crisi della fede cristiana in Italia che precede e spiega la crisi della presenza dei cattolici in politica. Infatti non può essere un caso se persino Bassetti si sia spinto a dire che “non basta dirsi cattolici per diventare De Gasperi”. Parole durissime e purtroppo incontestabili. Non ci resta che attendere che spunti all’orizzonte qualche cattolico creativo.


×

Iscriviti alla newsletter