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Il Consiglio d’Europa apre le porte (di nuovo) alla Russia. Kiev se ne va

Un nuovo capitolo si apre nei rapporti tra Europa e Russia. Alla fine di un lungo dibattito, i 118 parlamentari degli Stati membri del Consiglio europeo hanno accettato il ritorno di una delegazione russa nell’ente.

Il voto finale, con 118 a favore, 62 contrari e 10 astenuti, prevede di applicare una “deroga speciale” al proprio regolamento, permettendo alla delegazione russa di accreditarsi e di limitare in modo sostanziale la lista di sanzioni applicabili. Il testo approvato esclude anche, in maniera eccezionale, la possibilità di privarlo dei suoi principali diritti di voto.

La decisione chiude (con un punto finale?) cinque anni di scontro istituzionale con la Russia, a seguito del ritiro del voto come sanzione per l’annessione della Crimea nel 2014. Mosca aveva risposto al veto boicottando l’istituzione, impedendo così ai cittadini europei l’opportunità di ricorrere al Tribunale Europeo dei Diritti Umani. Dal 2017 non ha più pagato il contributo annuo per il bilancio del Consiglio d’Europa (circa 33 milioni di euro).

Per la segretaria di Stato per gli Affari esteri francese, Amelie de Montchalin, sarebbe stato “impedire a milioni di cittadini l’accesso a organismi che proteggono i loro diritti”. Molti Paesi, tra cui Germania, Francia, Spagna e Italia, volevano vietare l’esclusione della Russia.

Ora che la situazione sembra rientrata, la Russia potrà presentare di nuovo un gruppo di rappresentanti e parteciperà all’elezione del segretario generale dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, in programma domani.

Nata nel 1949 con il Trattato di Londra, quest’assemblea è uno degli organi del Consiglio d’Europa e riunisce delegati di parlamentari di 47 Stati membri. Le sue decisioni non hanno un carattere vincolante ma sono considerati consigli. Ugualmente, l’assemblea può chiedere rapporti ai diversi governi in ambito di diritti umani e stato della democrazia.

“Non si tratta di una vittoria diplomatica di Mosca – ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov -. È una vittoria della ragione, perché l’Assemblea non può lavorare adeguatamente senza la partecipazione della delegazione russa”.

Per l’Ucraina, sostenuta dal Regno Unito e i Paesi baltici, la decisione di aprire di nuovo le porte alla Russia è non solo un tradimento ma “un messaggio molto negativo – secondo la delegazione d Kiev -. Il messaggio sarebbe fate quello che volete, annettete territori di altri Paesi, uccidete le persone in altri Paesi, e ne uscire indenni comunque”. Deluso il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha anticipato la decisione di Kiev di abbandonare i lavori dell’assemblea e autosospendersi dal Consiglio.


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