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Politica e industria per la difesa (e la crescita). Parla Rizzo (M5S)

“Il nuovo e il cambiamento a volte portano ad essere diffidenti”, e questo rischia di provocare incomprensioni. Il governo giallo-verde è però disposto a fare “la sua parte” per la Difesa nazionale, gli interessi dello Stato e le tante aziende che popolano il settore. Parola di Gianluca Rizzo, presidente per il M5S della commissione Difesa di Montecitorio, che Formiche.net ha intervistato di ritorno dalla visita al salone di Le Bourget, alle porte di Parigi, tra le più importanti manifestazioni al mondo dedicate all’aerospazio. Condita dai passi in avanti di Francia e Germania sul caccia del futuro, per l’Italia la rassegna ha visto sopratutto la prima visita di un presidente del Consiglio a un evento di questo tipo. Oltre il segnale, l’intenzione sembrerebbe quella di dare continuità con i fatti, dallo sblocco dei finanziamenti alla pianificazione di lungo periodo.

Presidente Rizzo, che impressioni riporta in Italia dalla visita al salone? Come le è sembrata la presenza italiana?

La prima parola a cui penso è “orgoglio”, ed è tutto Italiano. L’anno scorso ho avuto l’opportunità di partecipare per la prima volta in qualità di presidente di commissione Difesa al Farnborough AirShow. Quest’anno, a Le Bourget, per il Paris Air Show, e devo dire che in questa occasione si è realizzata maggiore consapevolezza in tutti noi della necessità di far sentire le istituzioni vicine a tali manifestazioni, enfatizzando quanto impegno e professionalità le nostre aziende riescono a mettere in campo senza temere alcun competitor internazionale.

Dal comparto industriale erano arrivati negli scorsi mesi segni di insofferenza per un’attenzione considerata troppo limitata da parte della politica. Che segnale è stato la visita del presidente Conte in questo senso, oltre a quella del ministro Trenta e delle missioni di commissione?

Sinceramente ho ritenuto questa polemica priva di riscontri fattuali, probabilmente dovuta più che altro alla non conoscenza da parte del comparto industriale della difesa della nuova classe politica scelta dalla maggioranza degli italiani. Il nuovo e il cambiamento a volte portano ad essere diffidenti. Mi auguro che, dopo un anno di presidenza della commissione Difesa, il clima e l’atteggiamento di questo settore così importante per l’economia e la difesa nazionale sia cambiato in meglio. Da parte del presidente del Consiglio Conte, del ministro Trenta e da parte della commissione Difesa, il segnale di questo interesse è chiaro: noi ci siamo, siamo disponibili a fare la nostra parte.

E da parte dell’industria?

Certamente chiediamo cambiamento e trasparenza nelle procedure. Vogliamo capire se determinati programmi rispondono alle esigenze del Paese, e se quei sistemi d’arma sono utili e compatibili con la mission dei valori costituzionali e a cui si ispira la nostra idea di difesa. Siamo interlocutori delle aziende e, più che altro, rappresentiamo il popolo italiano e il suo interesse alla pace, alla sicurezza e al progresso.

Con i nuovi annunci sul caccia del futuro, Francia e Germania hanno confermato l’ambizione a guidare la Difesa comune. Come deve muoversi l’Italia?

L’Italia è interessata a una piena integrazione della difesa europea. Riteniamo che sia questo il terreno su cui, nel contesto globale, deve orientarsi il Paese per assicurare pace e stabilità al continente. D’altronde, è difficile stare sul mercato e al passo con l’evoluzione tecnologica in questo campo rinchiudendosi ognuno nel recinto, prestigioso ma limitato, delle proprie industrie nazionali.

E sui due progetti al momento alternativi?

Se si intenda partecipare al progetto franco-tedesco o a quello inglese (il Tempest, ndr), in ogni caso ci auguriamo che la scelta venga presa quanto prima, al fine di poter garantire all’industria italiana dell’aerospazio e della difesa quelle opportunità in grado di mantenere solido il comparto.

La Commissione da lei presieduta sta portando avanti da alcuni mesi un indagine conoscitiva sugli investimenti nel settore. Che quadro è emerso al momento del sistema-Difesa italiano?

Per avere un quadro definitivo dobbiamo attendere la fine dell’indagine conoscitiva sulla pianificazione dei sistemi di difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto difesa. Quello che posso dire è che fino ad oggi le audizioni in commissione sono state di grande interesse. Si tratta di una indagine a tutto tondo, dai rappresentanti dell’Aiad (la Federazione che riunisce le aziende del comparto, ndr) a quelle del professor Michele Nones, vice presidente dell’Istituto Affari Internazionali, a quella del segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, il generale Nicolò Falsaperna, fino all’audizione dell’Associazione “Laran”. Vorrei aggiungere la visita agli stabilimento della Leonardo a Varese e l’audizione dell’amministratore delegato della Iveco Defence Vehicles, l’ingegner Claudio Catalano.

Che clima ha riscontrato?

Tutti i nostri interlocutori mi sono apparsi ben disposti a confrontarsi con il Parlamento. Questa predisposizione all’ascolto reciproco può essere utile ad entrambi: alla politica, chiamata a investire i soldi dei cittadini, e alle aziende del settore, che per stare sul mercato devono per forza proporre un’innovazione profonda del prodotto.

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