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Dove va la Difesa italiana. Il punto del ministro Trenta

Alla Difesa nazionale servono risorse, sostegno da parte degli altri dicasteri e una collaborazione più stretta con le realtà industriali. Lo scrive il ministro Elisabetta Trenta nell’introduzione al nuovo Documento programmatico pluriennale 2019-2021, il quale fornisce, oltre ai piani di spesa per il triennio in corso, la mappa strategica su cui calibrare la politica di Difesa nazionale, un riferimento importante sulle intenzioni di palazzo Baracchini e dell’intero esecutivo. Si tratta di identificare le modalità con cui mantenere e potenziare “uno strumento militare efficace e moderno”, a fronte di “un quadro macroeconomico che permane critico e uno scenario geopolitico-geostrategico estremamente dinamico”, mentre perdura il “contenimento della spesa pubblica”. Ieri, dopo le indiscrezioni di Rid sul Camm-Er, tornato con copertura finanziaria, Formiche.net aveva anticipato il piano proposto per avvicinare il 2% previsto dalla Nato.

LA RIORGANIZZAZIONE…

Nella sua introduzione, il ministro Trenta, ricorda che “nell’ottica della costante ottimizzazione e del perseguimento di una sempre maggiore sostenibilità economica, la Difesa sta proseguendo convintamente il processo di riforma e modernizzazione avviato, all’insegna del rafforzamento della dimensione interforze – al fine di evitare ridondanze tra gli assetti delle singole componenti – e con il chiaro intendimento di eliminare duplicazioni organizzative/funzionali, semplificare le procedure, ridurre i livelli gerarchici e pervenire ad un’ulteriore ottimizzazione del comparto”. Eppure, si legge, “è noto che tale processo (l’ammodernamento dello strumento militare, ndr) stia risentendo, già da tempo, delle misure di contenimento della spesa pubblica imposte dall’odierno contesto economico-finanziario del Paese, cui anche la Difesa è stata chiamata a contribuire”.

…E LA SPESA

La contrazione delle risorse disponibili ha reso difficoltosa “l’implementazione di alcuni tra i nuovi programmi, imposto l’annullamento dell’avvio di altri, nonché il posticipo o la diluizione nel tempo di taluni investimenti”. Ciò, evidenzia la Trenta, ha colpito in particolare il Settore Esercizio, con riflessi su addestramento e sulla disponibilità di scorte. Per questo, si è deciso di sostenere “in primo luogo, le capacità operative e le linee di sviluppo capacitivo correlate all’assolvimento dei compiti istituzionali, con particolare riferimento a quelli inerenti alla difesa e sicurezza collettiva e a quelle indispensabili per far fronte agli impegni che il Paese ha assunto a livello internazionale”. Per risolvere la questione, pare opportuno un cambio di approccio culturale. “Le risorse destinate al funzionamento e all’ammodernamento dello Strumento militare – scriva la Trenta – devono essere viste non soltanto come un impegno necessario volto ad assicurare adeguati livelli di sicurezza nell’attuale impegnativo contesto geo-strategico, ma anche come un investimento fruttuoso per il Paese, in grado di promuovere ricerca, occupazione e sviluppo,in particolare nei settori a più elevato contenuto tecnologico,determinando significative e positive ricadute nel settore civile”.

LE PRIORITÀ

Intanto, il dicastero si è dovuto concentrare su alcune priorità. Primo, “il mantenimento delle capacità esistenti, prima di pensare alle nuove, garantendo anzitutto la disponibilità degli strumenti necessari per assicurare l’operatività delle Forze armate”. Secondo, “il completamento dei programmi già avviati, al fine di non vanificare gli sforzi sinora profusi e valorizzare le risorse già investite”. Terzo, “il ripianamento dei gap capacitivi accumulati e la risoluzione delle criticità programmatiche dei precedenti esercizi finanziari”. Seguono: le iniziative di carattere interforze ed inter-dicasteriale, le opportunità di cooperazione internazionale, la prosecuzione delle bonifiche ambientali, il potenziamento nel dominio cibernetico e il sostegno della ricerca tecnologica.

DUAL USE…

Per tutto questo, la strategia già spiegata dal ministro Trenta nella presentazione delle linee programmatiche poggia sul concetto di dualità. “In stretta collaborazione con gli altri ministeri e Organismi, e ricercando il supporto dell’accademia, dell’industria, della ricerca e dei settori pubblico e privato, la Difesa sta lavorando al progetto Duplice Uso Sistemico: impiego innovativo delle Forze armate al servizio del Paese”. L’obiettivo, scrive la Trenta, è “giungere a una valutazione più chiara del peso che l’impiego delle capacità della Difesa può rivestire per la nazione, quale possibile ulteriore risposta alla minaccia ibrida, alle emergenze, calamità e situazioni di necessità e urgenza, nonché del valore aggiunto, in termini di pubblica utilità, che potrebbe derivare per tutto il sistema-Paese, dal rendere domani sistemico ciò che oggi è ancora frammentario”.

…E STRATEGIA NAZIONALE DI SICUREZZA

A ciò si lega un’altra proposta avanzata da tempo: l’elaborazione di una Strategia Generale Nazionale di Sicurezza, da effettuare “a livello inter-dicasteriale e sotto egida della presidenza del Consiglio”. Il documento strategico “dovrà costituire quel caposaldo istituzionale su cui il dicastero baserà i propri obiettivi e, conseguentemente, lo sviluppo di un modello capacitivo coerente con gli indirizzi politici e rispondente alle sfide con cui il Paese è chiamato a confrontarsi”. Poi, serviranno le risorse: “tale strategia dovrebbe idealmente essere supportata da un idoneo strumento normativo che, assicurando quote di investimento incrementali nel tempo, fornisca strutturalità al processo di pianificazione capacitiva, incrementando progressivamente il budget della Difesa, anche a fronte degli impegni assunti in ambito Nato, con un processo di crescita graduale, che tenga in particolare conto del prolungato ipo-finanziamento cumulato nel tempo dal Settore Esercizio”.

IL FRONTE INTERNAZIONALE

Tutto questo corre parallelo al binario della collaborazione internazionale a tinte euro-atlantiche. “Gli sforzi della Difesa – si legge nel Dpp – saranno orientati alla ricerca di livelli di integrazione sempre maggiori a livello europeo e allo sviluppo di cooperazioni più strutturate e profonde”. Con chi? Lo spiega il ministro: “In primis con i Paese Ue a noi più vicini per interessi, legami storico-culturali e valori di riferimento”. Dunque, sono da accogliere “con soddisfazione” le varie iniziative della Difesa europea, dal Fondo alla Pesco, ma sono anche da confermare gli impegni assunti nell’ambito dell’Alleanza Atlantica. “Nella considerazione del ruolo imprescindibile svolto dalla Nato, la partecipazione attiva e il significativo contributo fornito ai consolidati meccanismi di prevenzione, deterrenza e difesa collettiva dell’Alleanza, continueranno a rappresentare, anche per il futuro, un’indispensabile garanzia per un’adeguata cornice di sicurezza”. Obiettivo, in tal senso, spingere gli alleati a una maggiore attenzione verso il fianco sud.

IL VALORE DELL’INDUSTRIA

Infine, il ministro dedica una buona parte dell’introduzione al comparto industriale: “Uno dei settori trainanti e maggiormente competitivi dell’economia nazionale”. D’altra parte, “un’efficace politica di sicurezza non può prescindere dalla disponibilità di capacità tecnologiche e industriali all’avanguardia”. Perciò, “occorre continuare a favorire lo sviluppo di una base industriale sempre più solida, moderna ed efficiente”. Qui, la parola d’ordine è “multipurpose-by-design”, puntando a favorire “lo sviluppo di tecnologie abilitanti e capacità militari multi-scopo e multi-ruolo, in linea con le accresciute esigenze di difesa e sicurezza nazionali e nell’alveo di un modello di Sistema-Paese resiliente, da promuovere nei consessi internazionali”.

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