Gli impegni assunti nell’ambito dell’Alleanza Atlantica contano. È per questo che il ministero guidato da Elisabetta Trenta ha elaborato una strategia in quattro punti per raggiungere (o quantomeno avvicinare) l’obiettivo di spendere il 2% del Pil nella Difesa. Il piano emerge nel nuovo Documento programmatico pluriennale 2019-2021 del dicastero, di cui Formiche ha potuto visionare una versione in anteprima. Questa mattina, Rid aveva anticipato le novità relative al programma Camm-Er, tornato tra i programmi con copertura finanziaria. Oltre ai progetti di investimento però, ci sono elementi interessanti sul fronte strategico, anche all’interno dei confini. Tra questi, spicca la richiesta di “strumenti legislativi” adeguati a finanziare il necessario ammodernamento delle Forze armate, così da porsi in linea con i livelli di spesa dei principali alleati europei.
UNA SITUAZIONE CRITICA
D’altra parte, la constatazione di partenza è un livello di budget troppo risicato. I dati dell’Alleanza Atlantica più aggiornati danno l’Italia a un livello di spese per la Difesa sul Pil all’1,15%, con un margine minimo di incremento per il prossimo anno all’1,17%. Già su questi numeri tuttavia, si legge nel Dpp, il nostro Paese ha dei riferimenti diversi, tanto che nella riunione dei ministri della Difesa dello scorso febbraio la Trenta ha portato una previsione diversa: l’1,17% per il 2019 e l’1,20% per il 2020, complice anche l’aggiornamento delle stime relative al prodotto interno lordo. Comunque più rosea la situazione che riguarda le “capacità”, per cui gli impegni assunti in Galles prevedono di destinare il 20% del budget della difesa agli investimenti per gli equipaggiamenti. Tale soglia è superata da tempo dall’Italia, e si attesta al 20,03% per quest’anno e sfiora il 22% per il prossimo. In questo caso tuttavia, gli aggiornamenti recenti sono intervenuti in senso negativo, abbassando la percentuale per via dell’abbassamento del budget destinato agli investimenti.
LA SPINTA POLITICA
In ogni caso, l’obiettivo del 2% appare troppo lontano, tanto da metterci in una posizione non facile nei vari tavoli negoziali. La strategia prevista dalla Difesa punta a migliorare la situazione, e parte dall’intenzione di “profondere ogni sforzo” affinché gli alleati possano guardare di più la terza “C”, quella che si riferisce ai contributi, e in particolare agli impegni nelle missioni internazionali. Su questo aspetto, infatti, l’Italia è seconda solo agli Stati Uniti, con la partecipazione a nove impegni targati Nato è una presenza massima autorizzata di 2.086 unità. A ciò si aggiungono i ruolo di comando svolti dal nostro Paese in Kosovo (missione Kfor) e nel settore ovest dell’Afghanistan. L’obiettivo, che il Dpp punta a rafforzare, è adottare tutto il peso diplomatico possibile affinché tali oneri vengano ritenuti alla pari delle soglie numeriche. Poi, ci sono invece le proposte che puntano ad agire sulle percentuali.
IL CONTEGGIO DELLE SPESE PER LA CYBER-SICUREZZA…
Prima di tutto, nel documento si ribadisce la proposta già portata all’attenzione degli alleati dal ministro Trenta: considerare nelle spese per la Difesa anche le risorse destinate a cyber-security e protezione delle infrastrutture critiche. Certo, tale novità permetterebbe di aumentare il budget italiano conteggiato dalla Nato, ma farebbe lo stesso con tutti gli altri membri, determinando una generale tendenza in positivo nei dati e facendo restare il nostro Paese nella medesima posizione rispetto agli altri. In ogni caso, l’obiettivo è concettuale: far capire agli alleati che anche le misure per la “resilienza nazionale” (una delle due parole-chiave del dicastero targato Elisabetta Trenta) servono alla difesa collettiva.
…E PER LA DIFESA EUROPEA
La seconda proposta italiana, che troverebbe appoggio in diversi membri europei dell’Alleanza, riguarda il conteggio nei parametri Nato delle spese sostenute nell’ambito delle nuove iniziative intraprese dall’Ue. Bruxelles è pronta a mettere nel Fondo europeo per la Difesa 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Per lo più saranno investiti nella formula del co-finanziamento, la quale richiederà ai singoli Stati di partecipare in maniera importante alle iniziative con risorse proprie. L’obiettivo italiano è fare in modo che tali investimenti vengano considerati dall’Alleanza nel computo del 2%.
GLI STRUMENTI LEGISLATIVI
Riassumendo, la strategia della Difesa si articola in tre punti: sforzo diplomatico per evidenziare il contributo alle missioni; conteggio delle spese per cyber e infrastrutture critiche; computo delle risorse impiegate nella nascente difesa europea. A questi tre elementi se ne aggiunge un quarto. A differenza degli altri, si rivolge all’interno ed è una richiesta chiara alla politica: restano fondamentali, si legge nel Dpp, strumenti legislativi che permettano all’Italia di garantite le adeguate risorse per finanziare il necessario ammodernamento delle Forze armate, di assicurare la piena operatività dello strumento militare e di porsi in linea con i livelli di spesa nel settore dei principali alleati europei.