Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.
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“Chi per molti anni si é posto come mio mentore, mi ha spinto a distinguere sempre l’arroganza dall’autosima: la prima ci porta a sentirci superiori agli altri, la seconda ci spinge a non sentirci inferiori a nessuno.
Un monito verso sé stessi, da tenere presente in ogni ambito. Ma sopratutto un’infallibile chiave di lettura per decifrare chi abbiamo veramente di fronte.”
E’ questa la filosofia di vita di Elizabeth Salini.
Nata a Roma, 47 anni, sposata con tre figli. Madre africana e padre ‘trasteverino’. Elizabeth Salini è figlia della cooperazione tra Italia ed Etiopia degli anni sessanta/settanta, tanto che una piccola diga sorta da quella esperienza porta il suo nome. Laurea in Business Administration, seguita da due master in Risk Management. Tre anni in una Big Four prima di raggiungere l’azienda di famiglia per la quale cura in principio il controllo di gestione. Sviluppa nel 2002 l’Internal Audit e ne resta responsabile fino al 2014. L’acquisizione di Todini prima e di Impregilo poi, la vedono coinvolta nel complesso processo di integrazione tra la Salini e queste due rilevanti realtà, il cui obiettivo è stato di dar vita ad un soggetto di riconosciuta caratura internazionale. Sin dal 2009 Elizabeth è concentrata sugli aspetti di sostenibilità e responsabilità sociale, sempre più diffusi ed integrati nei processi decisionali e di formulazione delle strategie. La sfida che ha lanciato a sé stessa quasi dieci anni fa è oggi una realtà concreta.
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
Un innovatore è colui che produce un cambiamento che ha un impatto positivo sulle vite altrui. Per questo motivo, possiamo dire che gran parte degli uomini e donne che hanno fatto la storia sono stati innovatori.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
Quello di cui il mondo avrà bisogno nei prossimi anni non è una innovazione, bensì la consapevolezza di saper usare con giudizio ciò che c’è già.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
Un leader deve sapersi affermarsi attraverso la propria autorevolezza.
Non vi è leader che non sia riconosciuto come tale dai propri sottoposti. La chiave per essere un buon leader è quando le emozioni orientano le tue decisioni.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
Ho avuto il grande privilegio di conoscere Madre Teresa di Calcutta.
Una donna così minuta e apparentemente fragile ma dalla potenza disarmante.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
Come tutti i genitori, mi chiedo che futuro avranno i nostri figli.
Lavoriamo ogni giorno freneticamente, cerchiamo di essere un esempio di vita, investiamo nella loro istruzione, pretendiamo che migliorino la condizione di vita nella quale si sono trovati per nascita. Ma noi stiamo dando il buon esempio?
Mi preoccupa non vedere più ginocchia sbucciate. Mi angoscia l’aridità che li circonda. Mi preoccupano i social: vero cancro della generazione zeta. Nati per unire, sono diventati lo strumento di maggior divisione. Spero in un futuro migliore per i nostri figli.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
Nel corso di oltre 110 anni di attività, la Salini ha contribuito a scrivere alcune tra le pagine più importanti della storia delle infrastrutture, attraverso progetti che hanno giocato un ruolo chiave nella crescita dei paesi di riferimento. Costruire valore condiviso per tutti gli stakeholder è stata ed è tutt’ora la grande sfida. È necessario creare una vera e propria purpose aziendale e comprendere che il driver principale non è più il cosa si fa (what), ma il motivo per cui lo si fa (why).
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
Mi emozionano Alex Zanardi, Bebe Vio, Manuel Bortuzzo (e moltissimi altri), che grazie all’amore per la vita e per ciò per cui sono nati hanno trovato la forza e il coraggio di andare oltre i propri limiti fisici. La vera forza non si misura da chi hai sconfitto, ma da cosa
hai protetto. Loro hanno protetto i propri sogni.
Mi fa arrabbiare l’arroganza : un fenomeno pericolosamente diffuso che viene frequentemente sottovalutato.