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Da fine delle ideologie a conquista del popolo. Sette tesi per spiegare l’Italia

Il mutamento politico che ha vissuto l’Italia il 4 marzo 2018 non è il risultato della capacità di alcune forze politiche d’imbonire il popolo, di illuderlo o di soffiare sulle paure, ma è il portato di un lungo processo di metamorfosi sociale e politica, che ha coinvolto molti Paesi oltre all’Italia. La conquista del popolo non è avvenuta per mano di scaltri oratori e propagandisti, per l’arguzia e l’expertise nell’usare i social, ma perché alcune forze politiche sono risultate in sintonia con l’onda di cambiamento che da anni stava montando e sono divenute, nelle issues e nelle forme, il canale attraverso cui le nuove esigenze emergenti dalla società hanno trovato espressione politica e identitaria.

MUTAMENTI STRUTTURALI

Il 4 marzo è, al contempo, l’ultimo atto dei mutamenti strutturali e dei fallimenti che hanno segnato gli ultimi vent’anni e la punta dell’iceberg di un percorso in divenire, di un mutamento d’epoca di cui vediamo solo i primi passi. Il processo che ha portato al cambiamento politico di oggi è stato preparato dalle crisi, dalle trasformazioni strutturali, dai fallimenti nelle politiche e nelle strategie. Un percorso che ha, dapprima, generato il mutamento dei paradigmi politici e valoriali nell’opinione pubblica e, successivamente, la conquista del popolo da parte di alcune forze politiche e di alcune proposte neo-ideologiche.

Il mutamento intervenuto non è stato superficiale, ma ha iniziato a trasfigurare (a ridisegnare) la mappa del quadro politico-narrativo del Paese. L’evoluzione in atto ha modificato la planimetria del campo politico, ridefinendo le identità e la loro amalgama; ristrutturando gli assi entro cui si muove il pendolo ideologico-narrativo delle proposte politiche; sia generando nuove narrazioni ideologiche, sia ri-tratteggiando alcuni spazi ideologico-narrativi entro cui si vanno ricomponendo alcune delle precedenti identità e dimensioni politiche nostrane.

SETTE IPOTESI SULL’OGGI

Il volume propone sette tesi analitiche e interpretative che cercano di spiegare come e perché siamo arrivati alla situazione e agli equilibri politici di oggi. Un percorso che si fonda sull’idea che siamo di fronte a una transizione d’epoca, con i primi segni del tramonto della fase postmoderna. Entro questa cornice vengono collocate le vicende politiche nostrane, in quanto risultato dell’incedere sia delle trasformazioni strutturali che sono intervenute nel corso degli ultimi vent’anni, sia dei fallimenti, delle crisi, degli errori dei responsabili politici ed economici.

GUARDARE LA STORIA PER COMPRENDERE L’OGGI

La prima tesi cerca di riannodare i fili della storia, per comprendere l’oggi e… guardare al domani. Essa si concentra sul passaggio d’epoca tra modernità e postmodernità, che normalmente viene datato agli inizi degli anni Ottanta. La prima tesi fa propria l’ipotesi che sia stato il ’68 la porta d’ingresso, il grimaldello della postmodernità. L’anno della contestazione ha scardinato i paradigmi della società moderna e ha avviato un sommovimento culturale, etico e sociale che è all’origine delle istanze postmoderne: la critica della famiglia tradizionale, dello Stato e della morale borghese; l’affermarsi di una controcultura di massa; la spinta all’edonismo e alla creatività; l’emancipazione femminile, senza tralasciare la rivoluzione nei costumi e i movimenti culturali di apertura (da quello psicoanalitico allo sperimentalismo nelle arti).

LA CONQUISTA DEL POPOLO

La seconda tesi si concentra sui fattori che sono all’origine della conquista del popolo. In essa s’individuano due dinamiche convergenti e correlate: i mutamenti strutturali che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni e i fallimenti che hanno segnato la società e la politica. I mutamenti strutturali individuati sono:

1. l’affermarsi del consumismo che, dagli anni Novanta in poi, ha iniziato a dispiegare i suoi effetti sulla società, sull’essere cittadini e sulla relazione tra le persone, lo Stato, i partiti, le forme del potere e della democrazia. Un processo che, nel tempo, ha condotto allo sfarinamento della società civile e delle sue istanze di rappresentanza, a favore di una multitudo, di una realtà composta da insiemi di istanze e da individui socializzati attraverso legami deboli;
2. la crisi economica, lo sfarinamento del ceto medio, l’infragilimento della società, il riemergere delle classi subalterne come attrici politiche e l’insediarsi della classe aspirazionale;
3. il ruolo dei social network e della rete nel ridisegnare uno spazio politico emozionale e radicalizzato. I social hanno incentivato il ruolo della comunicazione simbolica e narrativa, agevolando l’espressione diretta dei propri sentimenti e del le proprie posizioni, senza il filtro del politically correct. Hanno, soprattutto, consentito il riconoscimento clanico e contribuito a consolidare la multitudo;
4. le crisi climatiche e i disastri ambientali, che hanno mutato il rapporto tra le persone e l’ambiente;
5. la crisi congiunta della rappresentanza e del modello di democrazia.

Oltre a queste trasformazioni strutturali e in modo correlato con esse, si sono determinati (sia a livello globale, sia con peculiarità nazionali) alcuni fallimenti che hanno inciso sugli assetti della società e sui suoi equilibri politici. I fallimenti individuati sono:

1. il fallimento della teoria dello sgocciolamento, il trickle down, il famigerato refrain liberista: date ai ricchi e parte di queste risorse ricadrà sui poveri;
2. la caduta del liberismo e del suo appeal egemonico;
3. l’accrescersi delle contraddizioni determinate dalla flessibilità nel mondo del lavoro;
4. il fallimento della globalizzazione e della sua promessa cosmopolita;
5. la crisi e la caduta delle élite;
6. lo spiaggiamento della Terza via socialdemocratica;
7. la fine del ruolo propulsivo del sogno europeo;
8. l’infrangersi del miraggio di felicità promesso dal consumismo;
9. il fallimento delle politiche sull’immigrazione;
10. il vuoto di strategie per le periferie urbane;
11. l’assenza di politiche per il Sud;
12. la caduta agli inferi delle banche.

È CAMBIATO IL MODO DI PENSARE DELLE PERSONE

La terza tesi sostiene che i fallimenti e le trasformazioni strutturali non sono stati inerti, ma hanno generato la metamorfosi di alcuni paradigmi che conformano la nostra società e il modo di pensare delle persone. Cambiamenti che hanno determinato la possibilità di ridisegno del campo politico nostrano, dei suoi portati ideologico-narrativi e, quindi, la conquista del popolo. I mutamenti individuati sono undici:

1. il ritorno delle letture di classe e la voglia di rancoroso riscatto;
2. la ricerca affannosa di una tregua dalle politiche di austerity e di leggerezza esistenziale;
3. il bisogno di senso del futuro;
4. il ritorno del valore del lavoro;
5. il peso strategico del bisogno di giustizia sociale;
6. il paradigma della chiusura verso gli altri e i germi dell’intolleranza;
7. le pulsioni neo-comunitarie, tra chiusure (maggioritarie)
e aperture (minoritarie);
8. il paradigma della scelta esistenziale dell’onestà;
9. gli istinti anticapitalisti, tra visioni romantiche e spirito anti- élite;
10. le aperture sui nuovi diritti e sull’autodeterminazione delle persone;
11. l’affermarsi dell’ambiente come valore e del green life style. La quarta, la quinta e la sesta tesi mostrano come è avvenuta, in termini politici, la conquista del popolo.

NUOVE FRATTURE SOCIALI

La quarta tesi pone il tema delle nuove fratture sociali che sono all’origine dei nuovi partiti. I vecchi cleavages del Novecento erano quattro: centro/periferia (all’origine dei partiti etnoregionalisti); Stato/Chiesa (che hanno sospinto i gruppi confessionali e i partiti liberali); città/campagna (a fondamenta dei partiti agrari); capitale/lavoro (all’origine dei partiti socialisti e comunisti). Nel corso del secolo scorso ci sono stati anche altri due cleavages: democrazia/dittatura (all’origine dei partiti fascisti) e natura/produttivismo (a fondamenta dei partiti Verdi). Le nuove fratture sociali che stanno ridisegnando il sistema politico italico sono: onesti/furbi (M5S); italiani/immigrati (Lega); ricchi/poveri (Lega, M5S e in parte Pd); lavoro fl essibile/lavoro stabile (nessuno per ora); equità/diseguaglianza (in parte Pd e M5S); tasse/libertà (Forza Italia e Lega); popolo/élite (M5S e Lega).

UN NUOVO CAMPO POLITICO: SUPERAMENTO DELL’ASSE DESTRA SINISTRA

La quinta tesi si concentra sull’analisi del nuovo campo politico. Dopo aver evidenziato come sono mutate le identità politiche degli italiani dal 2103 a oggi, il volume riflette sul superamento dell’asse destra/sinistra. Il nuovo campo politico, in via di definizione, non appare più lineare come nella Prima e nella Seconda Repubblica; non è più strutturato lungo il tracciato che va da destra a sinistra, ma sembra essere divenuto tridimensionale. Esso si articola sia lungo un asse orizzontale che scorre tra due differenti percezioni della comunità (da serrante ad aperta), sia lungo un asse verticale, che raffigura le istanze antitetiche delle nuove élite e della base sociale.

La tesi porta alla luce, quindi, le nuove dimensioni narrativoideologiche che si stanno affermando all’interno di questo campo politico tridimensionale. Alcune sono delle vere e proprie ideologie, in grado di creare senso di appartenenza, proposta di futuro per il Paese e adesione emozionale; altre sono spazi ideologico-narrativi, comunità di sentire, in via di conformazione. Tra le prime troviamo indubbiamente la neo-ideologia della narrazione primatista, prima gli italiani. Una narrazione che ha un partito e un leader che l’incarnano con chiarezza. Le altre narrazioni sono, soprattutto, degli spazi politicoideologico-narrativi, delle comunità di sentire, non ancora chiaramente delineate e amalgamate. Ambiti politici in cui albergano pulsioni comuni, che non hanno ancora trovato un partito e un leader di riferimento. Il secondo spazio politico è in chiara contrapposizione a “prima gli italiani”. Si caratterizza per una pulsione alla comunanza umanistica, per l’aspirazione a una good society, il cui tratto identitario potrebbe essere identificato sotto il claim: “Le persone innanzitutto”.

Il terzo spazio politico in via di definizione riguarda il vertice della società, le nuove élite moderato-aspirazionali. La loro pulsione è verso una società guidata da persone competenti, moderate e innovatrici. Il claim che potrebbe caratterizzare questa narrazione ruota intorno al concetto di Innovazione della compostezza. Infine, uno spazio ideologico-narrativo coperto da un partito, ma che vive al suo interno spinte e controspinte e si contrappone, lungo l’asse verticale, alle pulsioni delle élite: si tratta della narrazione ideologica popolo contro élite.

CONFRONTO DI SOLUZIONI OPPOSTE

La sesta tesi analizza i possibili scenari evolutivi del campo politico, che portano a ipotesi sia di natura neo-peronista, sia di dimensione neo-comunitaria. In questo gioco di confronti tra soluzioni opposte, nel più classico dei refrain italici, il Paese potrebbe assestarsi anche in una sorta di interregno permanente, in cui nessuna delle sue pulsioni contrapposte ha il sopravvento sull’altra, determinando equilibri politici tutti da definire e verificare. Nel tirare le fila del ragionamento, questa tesi evidenzia anche i temi o meglio i rischi (le 7 “R”) con cui, chiunque governerà nei prossimi anni e qualunque ideologia risulterà maggioritaria, dovrà fare i conti: Rivoluzione 4.0, Reliance (ritessere i filamenti sociali), Redditi, Rivolte, Razzismo, Rischi di classe e Recessione.

SUPERAMENTO O TRAMONTO DELL’EPOCA POSTMODERNA

La settima e ultima tesi chiude il volume da dove è partito: dal tema del superamento, del possibile tramonto, dell’epoca postmoderna. La tesi proposta è quella che si sta dischiudendo una nuova fase della società che transita dal postmoderno a un capitalismo neo-clanico. Una nuova “fase suprema” del capitalismo, che sembra caratterizzata dal bisogno di vicinanza e similitudine tra le persone; dall’ampliamento della spinta all’autenticità verso nuovi contorni di protezioni, salvaguardie, tutele, omogeneità e conformità. Un’epoca che al cosmopolitismo sostituisce (in parte) il fastidio verso mixature e melting pot; che fa convivere l’innovazione, la fiducia nella tecnologia, la spinta alla scienza con la ricerca affannosa di tradizioni, comunità dai legami stretti, sicure, calde e protettive.

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