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La difesa italiana guardando gli Usa. Parla Raffaele Volpi

Restare saldamente ancorati alla Nato per poter pesare di più in Europa, anche a livello industriale. È questa la tabella di marcia indicata dal sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi, che ad Airpress ha spiegato perché il Paese dovrebbe rinnovare il proprio ruolo nell’Alleanza Atlantica e rafforzare il rapporto con l’alleato d’oltreoceano.

Nel suo 70esimo anniversario, la Nato ha infatti ancora molto da dare: “La forza dei princìpi e dei valori delle democrazie ci deve spingere alla condivisione delle idee sui grandi temi, dall’affermazione della dignità del lavoro ai diritti individuali, al rapporto con le burocrazie sovranazionali, dalle relazioni dell’Europa con il continente africano, alla concorrenza con l’Asia dei giganti emergenti”. In tale contesto, “l’Alleanza permane centrale, legando le due sponde dell’Atlantico grazie a una comunanza di valori, garanti di sicurezza e pacifica convivenza”.

Da parte sua, l’Italia ha un valore aggiunto da offrire: “La capacità di promuovere il dialogo e la cooperazione con gli altri Stati”. Tutto questo, insieme alle altre priorità italiane nell’ormai settantenne Alleanza, sarà discusso domani a Roma nel convegno organizzato dalla Nato Public Diplomacy Division e dall’Istituto Affari Internazionali, con Formiche in qualità di media partner. Insieme a Volpi, accolti dal presidente dello Iai Ferdinando Nelli Feroci, ci saranno tra gli altri i presidenti delle commissioni Difesa di Senato e Camera, Donatella Tesei e Gianluca Rizzo, e Guido Crosetto, presidente dell’Aiad, la federazione che riunisce le aziende italiane del settore.

D’altra parte, il tema dei rapporti con gli alleati si lega alle questioni industriali. “Il legame transatlantico – ha notato Volpi – ci offre la possibilità di approfondire collaborazioni ad alto livello tecnologico”, tra cui basta citare i rapporti delle aziende italiane e con colossi d’oltreoceano come Boeing e Lockheed Martin. Ciò consente all’Italia di giocarsi delle carte importanti anche nel Vecchio continente, “per costruirci un ruolo di primo piano nell’Europa” che si muove spedita verso la Difesa comune. In più, ci permette “di rafforzare la nostra credibilità in aree di interesse strategico”, a partire dal fianco sud della Nato dove si può spendere la credibilità ottenuta su altri fronti, ad esempio il contributo rilevantissimo alle missioni internazionali. Ne consegue, ha aggiunto il sottosegretario della Lega, la necessità di “una politica della Difesa e industriale coerente con gli interessi nazionali e con il collocamento del nostro Paese negli scenari globali”.

E proprio sulla politica di Difesa è arrivato ieri un nuovo campanello d’allarme. A suonarlo, in audizione in commissione Difesa alla Camera, è stato Claudio Catalano, amministratore delegato di Iveco Defence Vehicles, l’azienda di Bolzano specializzata nella realizzazione dei veicoli utilizzati dai nostri militari in Italia come nelle tante missioni internazionali. Un campanello che si aggiunge alle richieste già pervenute da numerosi rappresentati di aziende, così come dai vertici delle Forze armate. Al comparto nazionale, ha chiarito il manager, servono “una pianificazione di lungo periodo” e “una chiara disponibilità di risorse finanziarie”. Tali condizioni, ha notato, “oggi non sono pienamente in atto”. Occorre dunque riportare la barra a dritta. Il rischio, altrimenti, è perdere terreno rispetto ai competitor, bloccare i programmi già avviati e gestire tutte le intuibili conseguenze in termini di occupazione e di capacità delle Forze armate.



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