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Nessuna infrazione per la Difesa. Bruxelles archivia la procedura contro il nostro Paese

Procedura archiviata: l’Italia non ha violato le norme europee con il proprio programma navale. Un esito diverso sarebbe stato una vera e propria beffa per il nostro Paese, tra i più convinti sostenitori della Difesa comune, nonché di una linea inclusiva che è apparsa a tratti osteggiata dalle ambizioni franco-tedesche.

L’AVVIO DELLA PROCEDURA

L’Italia era finita nel mirino della Commissione europea a gennaio dello scorso anno. Secondo Bruxelles, non era stata rispettata la direttiva 2009/81 in relazione alla procedura d’acquisto di unità previste dal programma navale per la nostra Marina militare. In sostanza, l’Italia non avrebbe osservato le regole comunitarie, favorendo l’industria nazionale. I fatti risalgono all’approvazione della cosiddetta Legge navale (prevista dalla legge di stabilità del governo Letta per il 2014) che ha permesso alla Forza armata di rinnovare parte della sua flotta.

IL PROGRAMMA NAVALE

Il programma navale, scaturito dalla Legge navale, finito sotto la lente di Bruxelles era stato sostenuto a suo tempo dall’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, allora capo di stato maggiore della Marina militare, e poi adottato dalla Difesa. Già nel 2016 la Commissione chiese informazioni al nostro Paese sulla procedura d’acquisto. Poi, di nuovo l’anno dopo. Le risposte italiane furono considerate non esaurienti, così da portare Bruxelles ad aprire un confronto formale, fino all’ipotesi di rinviare l’Italia a giudizio della Corte di giustizia con sede in Lussemburgo. Poi, lo scorso 6 giugno, la decisione della Commissione: la procedura d’infrazione viene archiviata.

IL COMMENTO DI VOLPI

“Ha vinto l’Italia”, ha esultato il sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi. “Ci accusavano di utilizzare le commesse per la Difesa come aiuti di stato alla cantieristica nazionale”, ha aggiunto, ricordando il lavoro fatto negli ultimi mesi. “Nel corso della mia missione a Bruxelles dello scorso 5 febbraio, con il prezioso supporto dei competenti uffici della presidenza del Consiglio e della Difesa, ho chiarito una volta per tutte l’interpretazione da dare alla Direttiva Ue sugli appalti militari, concordando con la Commissione una soluzione che consentisse l’archiviazione della procedura”.

UNA LEZIONE PER IL FUTURO

“L’esecutivo comunitario – ha aggiunto il sottosegretario della Lega – garantirà d’ora in avanti un’applicazione uniforme della normativa da parte di tutti i Paesi europei, nell’ottica di sviluppare un mercato unico e integrato per i prodotti della difesa”. Da qui, la soddisfazione di Volpi, per “l’importante risultato ottenuto, non solo per le centinaia di milioni di euro risparmiati dal contribuente italiano, ma anche per essere riuscito a ribaltare il paradigma ereditato dal passato, secondo cui ‘è l’Europa che ce lo chiede’”. Questa volta, ha rimarcato, “è prevalso il punto di vista dell’Italia, che la Commissione ha fatto proprio. Accresce ulteriormente la soddisfazione il fatto che i nostri interlocutori di Bruxelles, con i quali ho instaurato un dialogo costruttivo, ci abbiano contattato per il positivo risultato ottenuto: dei quattro Paesi contro cui era stata aperta un’analoga infrazione, solo l’Italia è infatti ad oggi riuscita a trovare una soluzione alla procedura.

VERSO LA DIFESA EUROPEA

Una notizia positiva per le ambizioni del comparto nazionale in vista dell’adozione del prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell’Unione europea, per cui Bruxelles ha previsto ben 13 miliardi di euro per il Fondo europeo di Difesa, destinato a co-finanziare i progetti nel settore. L’Italia ha creduto fin dall’inizio al progetto, divenendo promotrice di un approccio che (a differenza dei piani francesi) puntasse all’inclusione, schivando dunque ogni ipotesi di asse esclusivo tra Parigi e Berlino, risultato ottenuto con fatica nelle sedi negoziali. Anche per questo, l’avvio della procedura d’infrazione aveva gettato nello sconforto gli addetti ai lavori. Certo, ora resta da lavorare per cogliere le opportunità del nuovo Fondo. La priorità, ripetono da mesi gli esperti, è investire nel settore, perché solo gli Stati che parteciperanno ai finanziamenti potranno godere dei ritorni e dei fondi comuni.

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