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Nasa: vendesi biglietti per salire a bordo della Stazione spaziale

Più di trentacinquemila dollari. È il costo di partenza per passare una notte a bordo della Stazione spaziale internazionale, la piattaforma orbitante intorno alla Terra, l’unico posto abitabile al di fuori del nostro Pianeta. L’annuncio è arrivato dalla Nasa che, abbandonando lo storico scetticismo per il turismo spaziale, ha abbracciato l’idea di sfruttare commercialmente lo Spazio anche attraverso quei fortunati (e ricchi) aspiranti a un viaggio extra-atmosferico.

L’ANNUNCIO DELLA NASA

La spinta a uno sfruttamento commerciale della Iss, la cui operatività scientifica è già stata prolungata fino al 2024, è arrivato direttamente dal presidente Donald Trump. In ogni caso, l’agenzia americana, guidata dall’amministratore Jim Bridenstine, non venderà direttamente i biglietti. Si avvarrà della collaborazione di alcune aziende private, una sorta di tour operator dello Spazio. Su di loro la Nasa caricherà un costo di circa 35mila dollari a notte e a persona per l’utilizzo di tutte le “comodità” che offre la Stazione, inclusa la disponibilità di aria e acqua, cose che si impara a non dare per scontate sulla Iss.

IL SISTEMA

Sul prezzo stabilito dalla Nasa le agenzie di viaggio potranno poi caricare tutti gli altri costi, a partire dall’affitto del posto a bordo dei vettori che dovranno acquistare da altre società specializzate nell’accesso allo spazio. Diverse aziende si sono mosse. Tra di loro, nota il New York Times, c’è la Axiom Space di Houston, che vorrebbe inviare i primi turisti già il prossimo anno. C’è poi la Bigelow Aerospace di Las Vegas, che invece avrebbe riservato quattro posti su un razzo di SpaceX, l’azienda del visionario Elon Musk con gli occhi puntati da tempo sul turismo spaziale.

BREVE STORIA DEL TURISMO SPAZIALE

Il turismo extra-atmosferico non è infatti una cosa nuova. Virgin Galactic ha cominciato diversi anni fa a permettere prenotazioni per i primi voli spaziali sui suoi veicoli, al modico costo di circa 250mila dollari. Quella del turismo spaziale non è nemmeno una novità degli ultimi tempi. Già nel 2001, l’imprenditore americano Dennis Tito pare abbia pagato 20 milioni di dollari per un viaggio a bordo della Soyuz fino alla Iss. La stessa cifra dovrebbero aver speso poi il sudafricano Mark Shuttleworth, l’americano Greg Olsen, l’iraniana Anousheh Ansari e l’ungherese Charles Simonyi, tutti con le risorse necessarie per approfittare della disponibilità dei russi ai viaggi spaziali a bordo delle navicelle dirette alla Stazione, nonostante le perplessità della Nasa.

ALLA RICERCA DI COLLABORAZIONI PUBBLICO-PRIVATE…

La novità dell’annuncio dell’agenzia americana sta proprio qui, e cioè nel fatto che per la prima volta anche gli specialisti statunitensi hanno deciso di giocarsi la partita turistica. A determinare questa scelta i costi relativamente più contenuti per l’accesso allo Spazio, accompagnati dall’esigenza di condividerne lo sfruttamento con aziende commerciali particolarmente allettate dalla prospettiva di vendere biglietti milionari. È qui che le ambizioni statali si intrecciano con quelle dei privati, con SpaceX, Blue Origin e (come detto) Virgin Galactic che da tempo lavorano per mandare turisti in orbita. Lo scorso settembre, Elon Musk ha presentato in pompa magna il primo ospite (il miliardario giapponese Yusaku Maezawa) del suo Big Falcon Rocket, destinato a volare intorno alla Luna nel 2023.

…E LA CONVERGENZA CON MOSCA

Una prospettiva su cui russi e americani sembrano convergere, sebbene su altri segmenti dell’economia spaziale sia in corso una competizione spietata. Lo scorso marzo, l’agenzia di Mosca Roscosmos ha siglato un accordo con la statunitense Space Adventures, con l’obiettivo di inviare due turisti sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) entro il 2021.

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