È il successo di una bella Italia. Dell’Italia che ci piace di più: capace di lavorare seriamente, superando la banalità degli schieramenti ideologici, per raggiungere un grande obiettivo di interesse comune. Il trionfo della candidatura olimpica di Milano-Cortina ai Giochi 2026 non ha nulla di casuale. Per come nacque, superando iniziali, forti diffidenze. Poi, nella complessa gestione a livello locale e nella capacità di superare le divisioni fra le grandi città del Nord (Torino e Milano), che l’avrebbero potuta affossare.
CAPOLAVORO ITALIANO
Il vero capolavoro, però, è stato portare progressivamente tutti dalla stessa parte, evitando le facili gelosie politiche. Nell’antichità, le Olimpiadi riuscivano a fermare le guerre. Più modestamente, ma non meno significativamente, nell’Italia di inizio III millennio i Giochi sono riusciti a far lavorare fianco a fianco persone e istituzioni molto diverse e distanti fra di loro. Milano e Cortina non avrebbero mai vinto senza il forte segnale di unità arrivato dall’Italia negli ultimi 12 mesi. Un dato ancora più impressionante, se si pensa allo spettacolo quotidiano offerto dalla politica nostrana e dall’apparentemente, congenita difficoltà a lavorare sul lungo periodo. Una capacità, senza la quale ai Giochi non ci puoi arrivare e noi abbiamo saputa mostrare questa ‘skill’, nel momento decisivo.
LA FORZA DEL PAESE
Il trionfo di Losanna non è arrivato, infatti, grazie alla debolezza dell’avversaria. Almeno, non solo per quella. Stoccolma si è giocata bene fino all’ultimo le sue carte e anche il non trascurabile vantaggio competitivo di non aver mai ospitato i Giochi olimpici invernali. In Italia, invece, torneranno dopo vent’anni, tanto, ma non tantissimo. C’è un altro aspetto su cui riflettere e che ingigantisce la vittoria di Milano e Cortina: a pochi mesi dalla figuraccia internazionale, rimediata con l’autoffondamento di Roma 2024, rimettere in piedi una candidatura, renderla credibile e poi vincente, è qualcosa di straordinario. Che sia una lezione da apprendere: non si gioca con l’interesse nazionale, per meschini calcoli elettorali o di parte. I giochi del 2026 sono stati assegnati all’Italia non tanto perché siamo un grande Paese, ma perché abbiamo saputo comportarci di conseguenza. Nessuna persona sana di mente può mettere in discussione bellezze e potenzialità italiane. Nel mondo di oggi, però, questo non basta più. Serve una serietà quasi feroce, un’assoluta dedizione all’obiettivo e, perché no, la capacità di guardare oltre. I propri interessi, il proprio orticello, Il futuro a noi più prossimo. Se sapremo mandare a memoria questa lezione, i Giochi avranno compiuto un miracolo, ben più splendente di qualsiasi medaglia possa arrivare nell’inverno del 2026.