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Il punto d’equilibrio delle produttività marginali

Una nuova crisi si mostra alla vista:
Alla vigilia del direttorio della Bce si moltiplicano i segnali di debolezza sull’area euro. Il commercio al dettaglio ha iniziato il secondo trimestre con la retromarcia ingranata. Ad aprile le vendite sono diminuite dello 0,4 per cento rispetto al mese precedente, secondo i dati diffusi da Eurostat, dopo una variazione nulla registrata a marzo.
Bene, per non girare a vuoto e a caso, in un sistema produttivo circolare qual è il punto d’equilibrio delle produttività marginali?
Un eterodosso, avvezzo all’esperienze empiriche del prima e del poi, costretto a rispondere la metterebbe così: Se prendi il miglior grano, l’acqua migliore e il lievito madre, poi la macchina per trafilare al bronzo e quel che vien fuori lo metti dentro il miglior contenitore; poi incarichi quelli del Marketing di confezionare la domanda e ai pubblicitari di strillarla al mondo; porti infine tutta questa meraviglia al mercato, dove sta il consumatore che non vuol perdere l’occasione di poterla gustare, beh, hai fatto al meglio quel si doveva fare.
Già, tutto questo poteva accadere in quel “prima” dell’economia della produzione, quando a valore si aggiungeva valore, portando il livello di ciascuna utilità marginale impiegata al top.
Quando si giunge al “poi” nell’economia dei consumi e su quello stesso mercato arriva quella stessa Impresa con un troppo, seppur “fatto bene”, che vuol vendere ad un consumatore che ha già tutto e ad un’altro che non ha i soldi per averlo, beh, si è fatto il peggio.
Visto? Sconquassi, questi che sconquassano le competenze impiegate e le sagacie mostrate; le fatiche messe in campo e le speranze di tutti.

Dunque la fase dell’Economia dei Consumi, caratterizzata da redditi erogati per produrre e insufficienti ad acquistare il prodotto, segnala lo squilibrio nell’impiego dei fattori produttivi.
I gestori dell’Offerta stanno in ambasce, le merci restano invendute generando sprechi; viene così alterato il Valore di quelle merci, annullata la scarsità del bene, mal usate le risorse naturali.
Stesse ambasce per i gestori della Domanda: l’obbligo di surrogare il reddito mediante il credito, acquistare oltre la capacità di spesa ed oltre il bisogno.
Alterato l’equilibrio delle singole unità produttive, l’intero si squassa.
In un sistema circolare e continuo di tal fatta nuove “unità minime” di produzione devono entrare nel circuito, aggregate nel sistema, devono eliminare gli attriti, rendere fluida la successione, sostenibile la vicenda economica:
Ai Produttori tocca rifocillare un potere d’acquisto adeguato al sostegno della domanda. Adeguata la capacità di spesa, si restituisce valore al bene, torna appetibile la merce; migliora la resa produttiva delle risorse impiegate.
Ai Consumatori tocca erogare responsabilità. Fornire misura agli acquisti, aumentare la redditività del proprio reddito, diminuire il debito.
Si riducono gli sprechi, le quantità smaltite, l’inquinamento.
Tra interessi confliggenti e forza contrattuale dispari, insomma, si deve incontrare l’equilibrio.
Un adeguato poter acquistare, unito ad altrettanta responsabilità, sono le unità minime lubrificanti per consentire di migliorare il livello di efficienza di quelle unità marginali già impiegate e restituire una prospettiva di efficienza all’economia.

Mauro Artibani, l’economaio
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