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Repubblica Ceca, così i fondi europei inguaiano Babis

Storica manifestazione a Praga. Domenica sera si è tenuta la più grande protesta nella Repubblica Ceca dalla caduta del comunismo 30 anni fa. I cittadini – più di 300mila – sono scesi in piazza esigere le dimissioni del primo ministro Andrej Babis, indagato per frode.

I VALORI DEL 1989

L’appello per manifestare è partito dall’ong Un milione di momenti per la democrazia. Il suo vicepresidente, Benjamin Roll, ha spiegato all’agenzia Afp che l’iniziativa non aveva intenzione di “fare una rivoluzione, ma vogliamo riprendere il legato e i valori del 1989”.

Così, simbolicamente, i manifestanti sono arrivati fino al parco Letna, scenario delle storiche proteste contro il regime totalitario nel 1989, nel quale il drammaturgo e dissidente, nonché futuro presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Havel, aveva guidato le manifestanti.

LE ACCUSE CONTRO BABIS

Oggi invece a provocare lo scontento popolare è l’ombra della corruzione. Il premier Babis, che ha la seconda fortuna del Paese ed è fondatore del colosso Agrofert, è indagato dall’anno scorso per un caso di presunta malversazione di denaro: due milioni di euro provenienti dai fondi dell’Unione europea.

Babis è anche accusato di conflitto di interessi tra le sue attività politiche e imprenditoriali, secondo una bozza della Commissione europea a cui la stampa ceca ha avuto accesso. Secondo queste pubblicazioni, il premier avrebbe tratto benefici dall’impresa Agrofert, nonostante aveva detto di essere svincolato dal 2017 in maniera formale, attraverso un fondo fiduciario controllato dalla moglie.


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