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Vi racconto la lunga estate calda per rinazionalizzare Alitalia. L’analisi di Pennisi

Un sindacalista francese di rango, Marc Blondel, leader storico dell’anti-comunista Force Ouvrière, amava dire: “Se l’istruzione costa tanto, figuriamoci l’ignoranza!”. Mi è venuto in mente parafrasandolo nel leggere il blog Le stanze di Ercole, una delle migliori fonti d’informazione e d’analisi per coloro che seguono i temi ed i problemi del parco infrastrutture in Italia. Mentre qualche buontempone e qualche ignorante proclamava che il caso Alitalia è ormai risolto una volte per tutte, il blog citato indicava questo percorso qui di seguito a tappe da fare prima di essere vicini ad una conclusione.

COSA SOSTIENE IL BLOG

“Una verifica dello stato di solidità finanziaria di ogni singolo soggetto. Una verifica che non credo potrà confermare tutti i vari richiedenti.

Il superamento o la non considerazione di una nota ufficiale della Corte dei Conti inoltrata al Gruppo Ferrovie dello Stato in cui si chiede se sono stati adeguatamente vagliati i possibili inconvenienti generati da una simile decisione per la vita del Gruppo. In proposito non possiamo dimenticare che pochi mesi fa una Società del Gruppo Ferrovie dello Stato, in particolare Rete Ferroviari Italiana è rientrata nella Pubblica Amministrazione e, quindi, la Corte dei Conti ha tutte le competenze per sentenziare sulla opportunità della partecipazione di Ferrovie dello Stato alla nuova Alitalia.

La necessità di disporre di un Piano industriale da cui si evinca il reale processo di sviluppo della nuova azienda e, soprattutto, i possibili filoni industriali privilegiati come, solo a titolo di esempio, le scelte verso il corto, il medio o il lungo raggio e quelle in merito al parco aeromobili, nonché le quote di partecipazione ed i nuovi vertici della compagnia.

La non facile istruttoria da parte della Unione Europea per verificare, in modo particolare, se una smile operazione contenga al suo interno possibili forme anomale di “aiuto di Stato”.

La definizione delle modalità di restituzione allo Stato dei 900 milioni di euro anticipati all’attuale compagnia di bandiera.

La verifica di possibili incompatibilità della stessa Società Atlantia; questa ultima infatti, si apprende informalmente, vorrebbe una valorizzazione ulteriore dell’aeroporto di Fiumicino di cui è attualmente titolare della gestione. In realtà Atlantia oltre a tali impianti aeroportuali gestisce anche i tre aeroporti di Nizza, Cannes – Mandelieu e Saint Tropez in Francia.

La difficile problematica legata all’attuale livello occupazionale che allo stato denuncia oltre 2mila esuberi”.

In breve, una specie di gioco dell’oca con il rischio di tornare, ad ogni stazione al punto di partenza. Si profila, quindi, una lunga estate calda come quella del racconto di William Faulkner immortalato nel film di Martin Ritt del 1958 che però non potrebbe terminare in un comodo letto a due piazze ma di trasformarsi nell’estate violenta del film di Valerio Zurlini del 1959 (e concludersi con un bombardamento aereo su un malcapitato treno di sfollati).

COME FINIRÀ QUESTA NUOVA NAZIONALIZZAZIONE?

Si è solo all’inizio di una procedura di ri-nazionalizzazione che si presenta molto complessa. Il piano industriale predisposto da Delta Airlines ( che entrerebbe con una piccola quota ma con il know how ed il know what tecnico essenziale per fare funzionare una compagnia aerea) sembra – in base a ciò che è stato filtrato – fatto apposta per fare sì che gli investitori finanziari servano gli interessi della compagnia americana e fare diventare l’aeroporto di Fiumicino un hub utile anche ma non principalmente alla “nuova” Alitalia.

L’Unione Europea e la Corte dei Conti avranno senza dubbio da dire, e da ri-dire, su un prestito che viene convertito in partecipazione al capitale di un soggetto che deve nascere: è una misura che sa tanto di aiuto di Stato. I sindacati non ignoreranno i 2000 esuberi stimati oggi ma che già in autunno saranno molti di più. I vestali della concorrenza (dall’antitrust nostrano alla Commissione europea) saranno perplessi di fronte ad un programma che prevede 18 miliardi di privatizzazioni l’anno, sta per varare (siamo a metà luglio) tre bandi per vendere ville e palazzi dello Stato per appena 1,5 milioni, e rinazionalizza, con un regalo di circa un miliardo, un’azienda privatizzata completamente (dopo vari tentativi negli anni Novanta) nel 2008, da allora sovvenzionata dalla mano pubblica per circa 10 miliardi ed ora di nuovo ripresa nell’area statale. All’estero sembriamo strabici e la lettera Conte-Tria del 2 luglio scorso (quella in cui si prendono impegni per evitare la procedura d’infrazione) viene considerata uno scherzo di burloni.

Si potrebbe andare oltre. Su Change.org si stanno raccogliendo le firme per evitare questa nuova nazionalizzazione, ma tali espressione dell’opinione pubblica hanno poca importanza per chi ha fatto voto di credere solo ed esclusivamente ad una piattaforma telematica a cui sono iscritti unicamente quelli come lui.

Come andrà a finire? È importante che il letto a due piazze non attacchi qualche brutta malattia al Gruppo Ferrovie dello Stato che per ora è sano. È anche importante che il bombardamento, se si verifica, non costi altri soldi ai contribuenti.

Chi spera che si evitino nuovi danni, fa novene perché o ci sia una crisi di governo (tale da allontanare queste prospettive) o qualcuno utilizzi la pausa parlamentare per andare alle scuole serali. Quanto costa (agli italiani) l’ignoranza (di certuni)!

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