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Blackout in Venezuela. Perché il Paese resta ancora al buio

Un nuovo blackout ha lasciato completamente al buio il Venezuela. Nonostante le interruzioni del sistema elettrico siano state frequenti negli ultimi mesi, questa volta sono rimasti al buio tutti gli abitanti di Caracas e di altri 14 regioni del Paese sudamericano. Le luci si sono spente intorno alle 16:30 (ora locale) fino alle 2:00 del 23 giugno. Fermi il funzionamento della metropolitana della capitale e del sistema idraulico nazionale.

Corpoelec, l’impresa statale elettrica, ha informato di pochi guasti a Caracas attraverso i social network, mentre per i canali di tv e radio statali la situazione era di assoluta normalità. Per il ministro delle Comunicazioni del governo di Nicolás Maduro, Jorge Rodríguez, ci sono i primi indizi che inducono a pensare si tratti di un “attacco elettromagnetico che ha cercato di danneggiare il sistema di generazione idroelettrica di Guayana, principale fornitore di questo servizio nel Paese”. “Fortunatamente – ha aggiunto – dopo le aggressioni subdole subite dal sistema in marzo e aprile, il governo ha introdotto protocolli di protezione e sicurezza che permettono di affermare che ci troviamo nel processo di riconnessione per restituire il servizio di energia elettrica nel minor tempo possibile”.

Una realtà diversa da quella registrata dalla piattaforma NetBlocks.org, specializzata nel monitoraggio della connettività globale. Secondo loro, la capacità di connessione del Venezuela è operativa solo al 6%. La mancanza di servizio elettrico in Venezuela è frequente. A marzo un blackout aveva lasciato gran parte della capitale senza energia per più di una settimana. In quell’occasione, Nicolás Maduro accusò gli Stati Uniti del sabotaggio della diga di Guri.

PROBLEMI DI MANUTENZIONE 

Tuttavia, per gli esperti del settore (e l’opposizione venezuelana), le interruzioni del sistema elettrico a carico di Corpoelec sono conseguenza di anni di mancata manutenzione e corruzione nell’istituzione responsabile.

Guillermo Olmo, corrispondente della Bbc in Venezuela, ha spiegato che da alcuni mesi il servizio sembrava essere rientrato nella normalità, ma solo a Caracas. “In altre zone del Paese, come ad esempio nelle regioni Táchira e Zulia, i blackout hanno smesso di essere una notizia – si legge sul sito dell’emittente britannica -. Dal passato blackout, Nicolás Maduro aveva accusato gli Usa di un attacco elettromagnetico, anche se gli esperti sostengono che è causato dallo stato nel quale si trova l’intera infrastruttura”.

Maduro infatti aveva annunciato un piano di razionamento del servizio elettrico e dopo licenziò il ministro dell’Energia Elettrica. “Ma, visto quanto è accaduto ieri – ha aggiunto Olmo – il sostituto non ha trovato ancora la soluzione al problema”.

L’APPELLO DI GUAIDÓ

“Hanno distrutto il sistema elettrico e non hanno risposte”, ha detto il presidente dell’Assemblea Nazionale e leader dell’opposizione del Venezuela, Juan Guaidó. Secondo lui, il blackout di ieri è un altro fallimento del governo di Maduro.

Per protestare contro questa situazione, e fare pressione contro il regime, Guaidó ha convocato oggi ad una grande manifestazione a Caracas. Ha anticipato che saranno fatti annunci importanti sui prossimi passi dell’agenda dell’opposizione: “La nostra speranza rimane intatta e la nostra strategia salda. Abbiamo una forza importante e l’abbiamo aumentata in tutte le aree per fornire soluzioni urgenti alle sofferenze dei venezuelani. Manteniamo la concentrazione e la fiducia”.

Sempre oggi, il Gruppo di Lima si riunirà a Buenos Aires, Argentina, per proseguire nei lavoro di coordinare gli sforzi dei Paesi latinoamericani per il recupero della democrazia in Venezuela. All’incontro ci saranno rappresentanti del Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Perù, Canada, Honduras, Panama, Paraguay e Santa Lucia. Parteciperanno, in qualità di osservatori, rappresentanti dell’Ecuador e de El Salvador. In videoconferenza ci sarà il presidente Guaidó. Si spera che sarà presente anche l’inviato speciale dell’Unione europea per il Venezuela, Enrique Iglesias.

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