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Il centrodestra di Toti? Mi convince. L’opinione di Ocone

Anche se Giovanni Toti è apparso un po’ sovrappeso, la prima impressione che la convention organizzata al teatro Brancaccio ha
lasciato in chi era presente era quella di leggerezza. Ove per leggerezza è da intendersi la capacità di saper sintetizzare in pochi
punti, politici e programmatici, il percorso già da tempo avviato all’interno del centrodestra e che oggi ha dato un indubbio segno di forza facendo convergere a Roma 1500 persone, soprattutto amministratori locali, da tutta Italia. Proviamo a sintetizzare l’analisi e la proposta politica del governatore della Liguria, che per dare forza alle sue tesi ha dato parola sul palco a Enzo Risso di SWG (che ha proiettato delle slide molto significative) e a quattro giovani donne che fanno politica a livello locale sapendo conciliare la loro passione con il lavoro e la famiglia.

1. Negli ultimi venti anni il mondo è cambiato in profondità e l’Italia, se possibile, ancor più.

2. Le classi dirigenti di Forza Italia non hanno saputo, o forse non hanno voluto, leggere questo cambiamento e sono rimaste arroccate in un loro mondo che si restringeva sempre più. In una parola, hanno assistito al declino del partito senza fare nulla. Nuovi paradigmi e nuovi asset politici vincenti, a cominciare da quello relativo al controllo e alla gestione del fenomeno migratorio, non sono stati colti fino in fondo, al contrario di quanto ha fatto soprattutto la Lega.

3. Oggi il centrodestra è una macchina elettorale rodata e vincente che si regge sui muscoli della Lega. Bisogna prenderne atto, senza chiudersi in sé e senza pensare di poter rivoltare i reciproci rapporti di forza.

4. Il centrodestra trova però due grossi ostacoli a volgere in positivo, nell’ottica di un cambiamento radicale, tutte le energie messe in campo a livello locale: la presenza nel governo nazionale di un movimento, quello dei Cinque Stelle, che frena sulle misure che
possono aiutare la crescita del Paese; il fatto che la Lega rappresenta solo una delle tante anime della destra, mentre una destra vincente deve saper tenere insieme in modo equilibrato le diverse sensibilità e componenti della sua cultura politica. In particolare è l’ala moderata e liberale (un termine che è risuonato più volte al Brancaccio), quella che ha come riferimento sociale i ceti medi e produttivi, che è fortemente sottorappresentata in un centrodestra squilibrato.

5. Per aumentare tale rappresentanza è necessario assaltare il fortino in cui si sono trincerate le attuali classi dirigenti di Forza Italia con una vera e propria “Rivoluzione d’ottobre”. Toti, in sostanza, ha fatto presente di non essere disposto a farsi bollire a fuoco lento e che ha accettato il ruolo di coordinatore solo se entro l’autunno, appunto, si saranno stabilite nuove regole per la selezione dal basso della classe dirigente (per competenza e meritocrazia) e svolte vere “primarie” (l’unica cosa che ha detto invidiare al Pd).

6. Equilibrare le culture politiche del centrodestra significa anche lavorare a un’agenda politica più ampia di quella portata avanti, con molta efficacia, dalla Lega. Accanto al problema della sicurezza, è necessario mettere in campo tutte le misure atte a rimettere in moto il paese: sì al taglio delle tasse, ma partendo dalla diminuzione del cuneo fiscale alle aziende (un tema questo in cui per troppo anni si è promesso invano perdendo credibilità presso gli elettori); attenzione al lavoro e soprattutto favorire l’aumento degli stipendi (che è l’unico modo per fare aumentare i consumi interni); un piano di infrastrutture e grandi opere; attenzione alle famiglie che devono essere messe in grado di fare figli (ad esempio offendo loro asili nido di qualità ed economicamente accessibili); attenzione alla scuola e alla formazione professionale.

Un vasto programma, senza dubbio, quello presentato da Toti, ma che sembra rispondere in modo positivo alle esigenze del Paese. Riequilibrando il rapporto fra sicurezza e libertà si da infatti una prospettiva concreta ad un’Italia veramente a un bivio. Sembra averlo capito in questi anche Matteo Salvini, ma forse la presenza di Toti potrebbe aiutarlo ad uscire da una certa monotematicità della sua politica che alla lunga potrebbe logorarlo. Si sentì l’esigenza di un centrodestra più “rotondo, come ha detto Toti. Staremo a vedere. Molto presto direi, visto che ottobre dopo tutto non è lontano.

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