Mappare per confrontare, confrontare per conoscere. Costruire un atlante industriale che sia uno strumento economico d’impatto reale. Queste le premesse alla base del recente rapporto della Fondazione Osservatorio Pyme, un progetto che ha coinvolto un sistema di piccole e medie imprese per tracciare una geografia economica uniforme dell’America Latina. Il rapporto è stato presentato oggi presso la sede di Unioncamere durante il convegno “Le mappe industriali dell’America Latina. Imprese italiane e opportunità d’investimento: il caso Colombia”, organizzato dalla Fondazione Osservatorio PyME, in collaborazione con Unioncamere e Formiche e con il patrocinio dell’Ambasciata colombiana in Italia.
UNA RETE GLOBALE
Il caso colombiano – come sottolineato da Antonella Cavallari, direttore centrale dell’America Latina della Farnesina – è particolarmente vicino diplomaticamente ed economicamente all’Italia. Un rapporto che può (e deve) essere di scambio reciproco e necessita di un superamento della concezione classica di donazione in forma di fondi per lo sviluppo. In un sistema economico multilivello, come evidenziato da Claudio Farabola, Segretario generale della Camera di commercio italiana nella Repubblica argentina, “non basta ragionare solamente in termini di export, è necessario avere una visione sistemica di tutta la filiera per creare opportunità di investimento reali”. Un approccio d’insieme che deve cogliere la natura complessa dell’economia globalizzata che ha trasformato “ogni rapporto estero-estero in uno globale-globale, in cui gli attori coinvolti non sono più soltanto le imprese”, come ha dichiarato Gaetano Fausto Esposito, Segretario Generale di Assocamerestero.
PARTIRE DAL TERRITORIO PER GUARDARE LONTANO
La catena glocal del valore – espressione che si è inserita a pieno titolo nel nuovo linguaggio economico – ben si presta a descrivere come, in un contesto di attività economica sempre più complesso, “il territorio venga riscoperto come nuovo elemento di competitività aziendale”, ha aggiunto Esposito. Un neologismo che sta cambiando anche il modo di fare impresa e preme sulla necessità di studiare un metodo certo, misurabile e omogeneo per confrontare le culture d’impresa locali. Ed è qui che si dispiega il supporto delle camere di commercio locali, poiché solo le relazioni possono connettere i territori con gli ecosistemi – ambientali ed economici – in cui sono inseriti.
DISTRETTI INDUSTRIALI, LA SFIDA DELLA REPLICABILITÀ
Un legame, quello delle piccole e medie imprese con il territorio, che ha dato vita in Italia (e non solo) a esperienze importanti di specializzazione locale. I distretti industriali si sono originati spontaneamente dall’intuizione che “la competitività di un’azienda è legata alla sua prossimità, dove risiedono i segreti dello sviluppo”, come ha osservato Mario Pezzini, direttore del Development center dell’Ocse. Ma la sfida più grande rimane la replicabilità di un modello che nasce da radici spontanee e, come tutti i trapianti, è soggetto al rischio del rigetto. Vincere la sfida è possibile, ma per farlo è necessario creare una rete di cooperazione condivisa, sostenibile e profit. Ma le aziende devono comprendere i territori per coglierne le opportunità di investimento locale, e a tal fine c’è un grande bisogno di strumenti statistici comparabili e certi, come quello fornito dalla Fondazione Osservatorio PyME.
L’ALLEANZA TRA RICERCA E ISTITUZIONI
A presentare il caso colombiano Vicente Donato, professore dell’Università di Bologna e direttore dell’Osservatorio PyME, che ha evidenziato il ruolo catalizzatore per il progetto del ministero degli Affari esteri italiano. Di impronta ministeriale, infatti, l’idea di trasformare l’atlante in uno strumento di promozione degli investimenti da parte delle piccole e medie imprese italiane in Colombia. Un’impegno che riflette la fiducia delle istituzioni italiane nel piano di sviluppo del presidente colombiano Ivan Duque. Solo per la riconversione dei campi di coca e il reintegro nella società degli ex guerriglieri, l’Italia ha stanziato più di 13 milioni di euro per il triennio 2018-2020, mentre le relazioni economiche e diplomatiche tra i due Paesi si mantengono da tempo stabili e proficue. Ha chiuso il fruttuoso scambio l’ambasciatrice di Colombia in Italia, Gloria Isabel Ramirez Rios, che ha condiviso un’importante riflessione sulla via verso la stabilità della Colombia dopo le trattative di pace, coadiuvata da trend economici positivi e dalle numerose opportunità per gli investitori stranieri. A riassumere il messaggio del convegno, le parole di Giorgio Alliata di Montereale, presidente della Fondazione osservatorio PyME: quello di cui si necessita per la creazione di una rete industriale forte è una “business intelligence scouting integration”, ovvero una condivisione di informazione e un supporto integrato tra le imprese, ma anche tra il sistema imprenditoriale e le istituzioni.