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Roma si avvicina alla Russia. La Nato si allontana. Bye bye al trattato sui missili

“Vedute fondamentalmente differenti”. Così il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg ha riassunto la riunione odierna del Consiglio Nato-Russia, il vertice a Bruxelles da cui si sperava potessero arrivare segnali positivi per la risoluzione della diatriba sul Trattato Inf relativo ai missili nucleari. Nulla invece è arrivato, se non la certificazione di distanze incolmabili, a poche ore dalla visita di Vladimir Putin in Italia che, al contrario, ha celebrato il riavvicinamento tra Roma e Mosca, con annesse preoccupazioni degli alleati.

UN DIALOGO NECESSARIO

L’attesa per il Consiglio odierno era grande, considerando che tra meno di un mese scade l’ultimatum lanciato dagli Stati Uniti per l’uscita definitiva dall’accordo, elemento che rischia di far ripiombare l’Europa in una nuova corsa agli armamenti nucleari. Eppure, ogni speranza di possibile risoluzione della disputa tra Mosca e Washington era sembrata tramontare già due giorni fa, quando Vladimir Putin aveva firmato la legge per la sospensione della partecipazione russa al trattato, seguendo quando fatto da Donald Trump a febbraio. In più, a complicare il tutto resta il fattore Cina, non vincolata agli accordi e attiva sul fronte missilistico. C’erano dunque poche possibilità di risolvere il dossier nella seconda riunione dell’anno del Consiglio Nato-Russia, il foro di incontro tra i rappresentanti dei Paesi membri dell’Alleanza Atlantica e il rappresentante russo nato nel 2002 sullo “spirito di Pratica di Mare” e interrotto solo dal 2014 al 2016 con il periodo più nero della crisi ucraina. “Abbiamo avuto una discussione franca ma necessaria”, ha spiegato Stoltenberg in conferenza stampa a margine del vertice. “Gli alleati e la Russia hanno punti di vista fondamentalmente diversi, ma siamo impegnati a continuare il nostro dialogo; senza dialogo, non possiamo risolvere le nostre differenze”.

LE DISTANZE SULL’UCRAINA

Primo punto all’ordine del giorno, l’Ucraina. “Abbiamo discusso della situazione di sicurezza nell’est del Paese e la mancanza di progressi degli accordi di Minsk, nonché le tensioni dentro e introno al Mar d’Azov”, ha detto Stoltenberg. Gli alleati della Nato hanno ripresentato al rappresentante russo la richiesta per il rilascio dei marinai e della navi di Kiev che la Russia ha sequestrato lo scorso novembre, quando la parte nord-orientale del Mar Nero si surriscaldò con il timore di una pericolosa escalation. Nessun passo in avanti è stato registrato nel Consiglio: “la Nato e la Russia – ha detto Stoltenberg – continuano ad avere divergenze fondamentali”.

POCHE SPERANZE PER IL TRATTATO INF

Lo stesso valo per il trattato Inf, l’accordo stretto nel 1987 tra Mosca e Washington per contenere la proliferazione di armi nucleari a medio raggio, ossia quelle con una gittata tra i 500 e i 5.500 chilometri e in grado di essere lanciati da terra.. L’unico punto di accordo è stato sul fatto che l’accordo sia “cruciale” per la sicurezza euro-atlantica. Detto questo, il disaccordo sulle violazioni che Washington e Mosca si rimbalzano da anni è totale. “Sfortunatamente – ha ammesso il segretario generale della Nato – non abbiamo visto nessun segno di miglioramento, e il tempo sta scadendo”. Alla Russia, l’Occidente continua a chiedere di tornare al rispetto del trattato, violato con il dispiegamento dei missili SSC-8 che invece, secondo i russi, sarebbero oltre i limiti previsti dall’accordo. “Tutti i partecipanti hanno espresso un forte impegno per un efficace controllo degli armamenti, per il disarmo e la non-proliferazione”, ha notato Stoltenberg. Eppure, ha anche chiosato, “dobbiamo prepararci per un mondo senza il Trattato Inf, meno stabile per tutti noi”.

IL FATTORE CINA

D’altra parte, nonostante le rassicurazione che il nuovo capo del Pentagono Mark Esper ha portato ai colleghi dell’Alleanza la scorsa settimana (“non ci sarà il dispiegamento di missili nucleari”), le previsioni sono tutte per una nuova corsa agli armamenti. C’è tuttavia da considerare il fattore Cina. L’impressione, infatti, è che da entrambe le parti (Washington e Mosca) ci sia l’intenzione di svincolarsi da un accordo che rischia di creare un gap notevole con il crescente sforzo della Cina sul fronte missilistico. Non è un caso che quando Trump ha lanciato l’idea di firmare un “nuovo accordo nucleare” con la Russia dopo una telefonata di un’ora con Putin a maggio, la Casa Bianca ha fatto sapere che un eventuale accordo avrebbe potuto essere solo multilaterale, comprensivo anche della Cina.

MEGLIO LO SCAMBIO DI INFORMAZIONI SU ESERCITAZIONI

Segnali decisamente più incoraggianti sul terzo punto in agenda: trasparenza e riduzione dei rischi. Si tratta dello scambio reciproco di informazioni relative alle esercitazioni militari previste, utile a evitare di correre il rischio di pericolosi incontri e facilitatore di rapporti a livello tecnico-operativo. Così, l’Alleanza ha informato il rappresentante russo su Dynamic Mariner 2019, l’esercitazione marittima in programma oltre le coste spagnole, nonché sugli esiti di Trident Juncture 2018. Da parte loro, i russi hanno informato gli alleati della Nato delle esercitazioni militari denominate Tsentr e Union Shield. “Scambi del genere – ha notato Stoltenberg – sono un importante elemento per proseguire il dialogo”. Servono a “limitare il rischio di incomprensioni ed errori di calcolo. Spero – ha detto concludendo – di continuare tali scambi nei futuri incontri del Consiglio”.

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