L’eufemismo è raffinato e degno di un ufficio diplomatico d’antan: “economia non osservata”. Ma di che parliamo? Di quelle attività che producono ricchezza ma non vengono intercettate dai radar dell’Istat e di altri blasonati istituti di ricerca. E che cosa può produrre ricchezza senza essere osservata? Il sommerso, of course, detto anche il “nero” ( espressione inconsapevolmente sovranista) e il “criminale”, detta anche economia delle organizzazioni malavitose. Parliamo, secondo le stime dell’Istat datate 2016, anno dell’ultima rilevazione, di circa 210 miliardi di euro, pari al 12,5% dell’intera ricchezza nazionale: non male per un paese a rischio procedure d’ infrazione per la decima parte di quella cifra.
La cosa in se’ è abbastanza snervante, vista dalla parte dell’onesto cittadino che paga le tasse per innata virtù o, più probabilmente, perché non può far diversamente. Se non ci fosse un sovrappiù: secondo il Cgia di Mestre, istituto specializzato in ricerche sui dati economici del sistema paese, la pressione fiscale reale per l’onesto e inelusivo cittadino italiano che ha pagato il suo tributo all’Erario, è salita al 48%, a fronte di quella “formalmente” dichiarata dall’Agenzia delle Entrate, che la attesterebbe per il 2018 al 42,1%. Gli aggravi per il cittadino pagante sono di due tipi: uno deriva dall’economia “non osservata”, che, appunto, non essendo osservata non paga un euro di tasse, scaricando sull’onestuomo il prezzo della disonestà degli altri, perché, come spiega il CGIA siccome “ la pressione fiscale si calcola attraverso il rapporto tra le entrate fiscali e il Pil, se dalla ricchezza prodotta scorporiamo la componente riconducibile all’economia “in nero”, il peso del fisco in capo ai contribuenti onesti sale inevitabilmente, consegnandoci un carico fiscale reale molto superiore a quello ufficiale.” L’altro aggravio sono le tasse occulte, tipo aumento di tariffe della luce, gas, acqua, pedaggi autostradali, trasporti ecc.
Dunque una pressione smisurata e forse oltre il limite dell’accettabilità anche in considerazione del fatto che l’etica del buon contribuente viene sbeffeggiata dalla schiera dei furbastri e delinquenti che “non sono osservati”. Riforma fiscale, pertanto, the first. Ma come, con la flat tax ripetuta come un mantra dalla Lega? Certo abbassare la pressione per gli onesti e le imprese sarebbe cosa buona e giusta, ma, fuori dalla propaganda, ce la possiamo permettere? Abbiamo appena scansato una pericolosa procedura d’infrazione da parte dell’Europa e dobbiamo attrezzarci per i prossimi mesi ad organizzare una manovra che recuperi da qualche parte 23 miliardi di euro solo per evitare l’aumento dell’Iva che porterebbe rincari di prezzi insostenibili. A metterci dentro almeno una dozzina miliardi di flat tax, arriviamo a 35: non esiste!
Un po’ di onestà intellettuale suggerirebbe di abbandonare la propaganda e tentare di progettare una riforma fiscale seria, capace di stanare chi oggi manca all’appello del fisco. È possibile che 192 miliardi di ricchezza – tanto viene valutato il sommerso, lasciando da parte i quasi 18 della criminalità che andrebbero aggrediti con altri strumenti legati all’ordine pubblico – fuggano via senza che lo Stato ci possa mettere mano? È possibile che non si riesca a sperimentare nel nostro paese un meccanismo fiscale che induca ad un virtuosismo di interessi, rendendo scaricabile tutto quello che è oggetto di transazione, dal piccolo acquisto alla prestazione professionale all’onorario del luminare? Si dirà: ma anche oggi sarebbe obbligatorio rilasciare fatture e ricevute: sì, certo, ma non tutto è scaricabile e non per tutti. Se io posso avere sconti fiscali esibendo i miei pagamenti sono incentivato ad acquisire ogni “pizzino” che mi agevoli in questa impresa. Altri paesi hanno intrapreso questa strada ed hanno realizzato obiettivi più che soddisfacenti. Perché, in fondo, la psicologia insegna che la cosa più dura per un essere umano è privarsi di quello che ha in tasca: puoi anche rinunciare a vincere una cifra alla lotteria, ma difenderai fino alla fine quella stessa cifra se è già parte del tuo patrimonio. È così a tutte le latitudini del mondo: le tasse nessuno le paga con piacere. Diamo un incentivo e tutto verrà di conseguenza.