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Vi spiego perché l’Italia non ha ancora una legge sui defibrillatori. Parla Mulè

“Lo scorso settembre un bambino di due anni è morto mentre volava da Beirut a Roma per essere trapiantato. Durante il volo questo bimbo ha avuto un arresto cardiaco, l’aereo ha fatto un atterraggio d’emergenza a Bari ma dato che non c’era un defibrillatore il bambino è morto”. Da questo tragico fatto di cronaca prende spunto la proposta di legge di Giorgio Mulé (FI) che vuole imporre la presenza di defibrillatori in tutti i luoghi pubblici, dalle scuole, ai treni, agli aerei e agli uffici pubblici e che si augura di estendere questa buona pratica anche a condomini. Di questa proposta, innovativa e importante, ne abbiamo parlato con il relatore della proposta di legge.

I fatti di cronaca l’hanno incentivata a lavorare per una proposta di legge coraggiosa…

È proprio così. Grazie al gruppo di Forza Italia otteniamo che nella quota di leggi destinate alla minoranza la legge sui defibrillatori venga calendarizzata per una corsia preferenziale. Da allora sono arrivate, in Commissione Affari Sociali, otto proposte di legge che sono assorbite in un testo unico. Abbiamo contattato professionisti del settore e esponenti del terzo settore, al termine delle audizioni, io, insieme alla correlatrice del M5S Mara Lapia, abbiamo scritto un testo base che percepisce il meglio di tutti questi studi. Ora il testo, dopo essere stato approvato all’unanimità in Commissione è approdato in Aula lo scorso lunedì ed entro il prossimo mercoledì dovrà essere votata. A mancare è solo il parere della Commissione bilancio che ha chiesto una relazione tecnica. Non ho dubbi che la norma sarà approvata dalla Camera all’unanimità e lo stesso dovrebbe accadere al Senato.

Secondo lei perché l’Italia, nel 2019, non ha ancora una legge sui defibrillatori?

Non solo è inconcepibile, ma è dal 2001 che si prova a fare una legge sui defibrillatori senza successo. Non so perché sia successo ora ma posso dirti che ho trovato colleghi del PD, di Fratelli d’Italia e del M5S che si sono lasciati prendere per mano e hanno condiviso lo spirito e i principi di questa norma. Finalmente, dopo 20 anni, questo Paese ha una norma che consentirà di salvare decine di migliaia di persone.

Quante sono, secondo le vostre stime, le persone che potrebbero essere salvare con i defibrillatori?

Abbiamo dati per i quali all’aumento della diffusione dei defibrillatori si riscontra una diminuzione della mortalità. In Italia ogni anno muoiono tra le 60 e le 70 mila persone per arresto cardiocircolatorio, anche se dovessimo riuscire a salvarne il 10 o il 15% significa che ci sono 10mila persone in vita in più grazie a questa norma.

Ha avuto un riscontro da parte dei professionisti del settore?

In questi giorni continuo a ricevere messaggi e mail da medici, anestesisti, infermieri da tutta Italia stupiti perché siamo riusciti ad ottenere questa conquista di civiltà.

Per l’utilizzo di questi macchinari non serve una preparazione tecnica adeguata?

Questo della formazione è un tema che mi fa arrabbiare, per non dire altro. Chiunque sia venuto in Commissione ci ha detto che i defibrillatori hanno comandi vocali a prova di imbecille che danno indicazioni precise su come usare i macchinari. Abbiamo ascoltato telefonate al 911 in cui bambini di 10-11 anni riescono a utilizzare i defibrillatori. Tra l’altro nella legge è previsto che i 118 abbiano un protocollo unico da seguire. Quindi quello della formazione appartiene a una mentalità becera e burocratica della mancanza di cultura di soccorso. Detto questo, chi si forma fa benissimo, però questo è solo complementare all’utilizzo del defibrillatore. Tra l’altro nella legge c’è una norma che prevede la non punibilità in caso di danni da uso del defibrillatore, anche se nella letteratura mondiale non ci sono casi di danni su soccorritori o sulle persone soccorse perché il defibrillatore non entra in funzione se non rileva parametri vitali anomali.

Un successo a un costo contenuto.

Un defibrillatore costa circa 1000 euro. Nulla. Inoltre per i condomini c’è la previsione dell’Iva agevolata che dal 22% va al 5%.

Nella sua proposta si è ispirato a qualche benchmark internazionale?

Io i benchmark li ho incontrati cammin facendo. In Francia, in Germania e in Spagna la diffusione dei defibrillatori è talmente vasta che osservano già diminuzione del 40/50% della mortalità per arresto cardiaco. In Francia sta per essere emanata una norma che impone che, entro il 2022, in tutti i luoghi pubblici debbano essere presenti defibrillatori. In Spagna, con l’uso del defibrillatore anche senza formazione specifica, hanno una sopravvivenza del 45%. La tecnologia di cui parliamo è davvero un salvavita.

Questa è una norma di impegno civico. Lei crede che questa possa essere una strada da seguire per Forza Italia per superare l’epoca berlusconiana e proiettarsi nel futuro?

Storicamente l’impegno civico appartiene a Forza Italia, penso al divieto di fumo, alla legge sul codice della strada, che ha dimezzato le morti sulla strada, tutte norme introdotte dai Governi Berlusconi. Io penso che noi di Forza Italia siamo naturalmente portati a mettere in pratica questi temi. Abbiamo avuto la capacità di far sedere a un tavolo e mettere d’accordo forze apparentemente distanti anni luce come il M5S e Liberi e Uguali, perché siamo molto pragmatici su questi temi e siamo capaci di superare tutte le convenienze politiche. A noi non interessa metterci la bandiera ma approvare una norma salvavita. In questo modo realizziamo che ha un senso fare politica ed essere in Parlamento. Viceversa, se la politica si limitasse alle dichiarazioni a mezzo social, io non troverei il senso nell’aver abbandonato la mia vita per intraprendere questo nuovo percorso. Approvare norme come questa significa servire la collettività.

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