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Italia-Russia? Maneggiare con cura. I consigli dell’ambasciatore Stefanini

Di Stefano Stefanini

La visita lampo di Vladimir Putin a Roma è una prova di maturità per il governo italiano. L’importanza del buon rapporto bilaterale italo-russo è fuori discussione. A maggior ragione nel clima di confronto fra Mosca e Nato, di sanzioni economiche Ue, di pericoloso scricchiolio dei trattati di limitazione degli armamenti, di reciproca sfiducia fra Russia e Occidente. Queste serie difficoltà rendono necessario tenere e, se possibile, infittire il dialogo con Mosca. L’Italia lo fa e lo sostiene anche in fori dove il prevalente sentire è di segno diverso. Parlo con chi dissente, inutile farlo con chi è già d’accordo, usava dire il compianto Shimon Peres.

Il rischio italiano è di eccedere all’opposto. Per desiderio di compiacere il visitatore, colmandolo di apprezzamenti e lodi e passandone in sordina le criticità. Oggi il Presidente della Repubblica e il governo italiano camminano sul filo del rasoio. Relazioni bilaterali, collaborazione economico-commerciale e affinità culturali vanno coltivate e incoraggiate, ma la politica estera italiana rimane incardinata nel filone euro-atlantico. Il Presidente russo sa benissimo che nei colloqui che lo aspettano c’è un elemento dialettico. Non deludiamolo.

Putin non si aspetta dall’Italia più di tanto (leggi: che faccia venir meno l’unanimità Ue sulle sanzioni). I suoi interlocutori italiani, soprattutto alcuni, a volte sembrano dimenticarlo in un infelice cocktail di mezze promesse e di omissioni. Lasciamo perdere l’irritazione di alleati e partner con i quali abbiamo interessi rilevanti e problemi da risolvere a breve (in campo Ue: nuovo Commissario e procedura d’infrazione). Se non facciamo lucidamente stato anche di preoccupazioni e divergenze, ne soffre in primis la nostra credibilità come interlocutore della Russia.

Non mancano temi costruttivi. Putin anela al riconoscimento del ritorno della Russia come potenza mediorientale. A noi interessa girarlo a favore di una soluzione negoziale in Libia. Si può spezzare una lancia contro i rischi di una nuova corsa agli armamenti, specie nucleari, e a favore della ripresa di canali di dialogo fra militari per prevenzione e gestione delle crisi. Ma, quando Putin decreta “obsoleto” il liberalismo internazionale, come appena fatto in una lunga intervista al Financial Times (lettura obbligatoria per i colloqui di oggi), faremmo bene a ricordare che l’Italia deve le fortune di tre quarti di secolo proprio all’Occidente liberal-democratico e al multilateralismo targato Onu-Nato-Ue.

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