“Hallo Europa, Hello Europe, Salut l’Europe!”, il primo tweet di Ursula von der Leyen. In corsa per il più importante organismo, la Commissione Europea. Ministra tedesca di Angela Merkel. La “Hillary europea”, candidata che sfonda il soffitto di cristallo. Ma è chiaro che pensa in tedesco. Agisce in inglese. Traduce per i francesi. Il resto non conta, essere la quarta lingua (si potrebbe fare di più) più studiata nel mondo, essere tra i principali fondatori del processo e del sogno di integrazione europeo, sono solo dettagli secondari, irrilevanti, senza nessuno a farli valere; indice della debolezza complessiva. Ma quanto mi piacerebbe leggere: “Prima l’italiano”. In quel primo tweet che dovrebbe dire, “sono la presidente di tutti”, amplifica le paure. Mentre scrivo, il debito pubblico italiano ammonta a 2.373,3 miliardi di euro. Abbiamo ancora un papa emerito, due vicepremier, e mezzo presidente del Parlamento europeo. Infatti succede ad Antonio Tajani, PPE, David Sassoli, un altro collega giornalista, dei Socialisti e democratici, con 345 voti, e la promessa di alternarsi a metà mandato. Infatti resterà in carica per due anni e mezzo, e poi consegnerà il testimone a Manfred Weber che guiderà il parlamento nella seconda metà della legislatura. Se prima ne avevamo due, adesso ne avremo mezzo. È il momento degli addii anche per Mario Draghi: sulle prossime banconote – per la prima volta nella storia dell’Unione – firmerà una donna. Christine Lagarde (cognome dell’ex marito. Anche in questo retaggio, si capisce, mancano le nuove generazioni).
A proposito di generazioni: le future avranno 235 mila uomini, donne, bambini in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Rispetto al 2014 la perdita di italiani è pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila).
La politica del poco. Poca crescita, poche nascite, pochissima Italia nei posti di comando in Europa…