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M5S e le contraddizioni sui sindacati militari. L’opinione di Tripodi (FI)

Di Maria Tripodi

Apprendo con non poco stupore la confusione che il vicepremier Luigi Di Maio ha in merito alla proposta di legge riguardante i sindacati militari, sia sull’iter parlamentare sia sul contenuto. Dovrebbe informarsi meglio. Spiace sentire anche in questa occasione, solo slogan e improvvisazione da parte del capo politico pentastellato.

Innanzitutto il vice premier dovrebbe essere edotto del fatto che il testo base “Corda 875 e abbinate Tripodi 1060 e Pagani 1702” frutto dei lavori del Comitato Ristretto istituito in seno alla Commissione e votato a larghissima maggioranza dalla stessa, con mandato di relatrice alla collega Corda, è stato un ottimo segnale di compattezza tra tutte le forze politiche su un tema di portata epocale riguardante le Forze Armate, patrimonio di tutti gli italiani, non solo di una parte politica. Una condivisione quella verificatasi, più volte auspicata in ogni sede, non solo dalla sottoscritta come rappresentante dell’opposizione ma anche dallo stesso ministro competente in materia, Elisabetta Trenta, collega di partito proprio del vicepremier. Il provvedimento all’esame della Camera dunque è sicuramente migliorato ed è ancora migliorabile nell’interesse di tutto il personale militare.

Mi preme sottolineare inoltre come l’emendamento a mia prima firma, cui il vicepremier fa riferimento, non leda in alcun modo i diritti del personale militare. E la dimostrazione plastica è che è stato approvato da tutte le forze politiche ad eccezione proprio del M5S che ne ha fatto invece una questione meramente ideologica. Tale emendamento, sempre per rassicurare un vicepremier all’oscuro dei fatti, sul piano della tutela non vede alcun affievolimento dei diritti, non solo perché il rito del giudice Amministrativo offre adeguate garanzie, addirittura rafforzate poiché consente come importante elemento di novità sia ai singoli, sia alle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, di adire il giudice amministrativo, mira inoltre a non pregiudicare l’efficienza dello strumento militare. Tesi per altro già avvalorata in sede di audizione dall’Avvocato Generale dello Stato”.

Infine, riguardo l’accelerazione dell’iter richiesta da Di Maio sono costretta a rammentargli che la mancata approvazione della Pdl è una responsabilità tutta pentastellata in quanto proprio su loro proposta il provvedimento pronto per essere approvato in aula il 28 maggio, è stato rispedito in Commissione.

Un segnale negativo visto il persistere del vuoto normativo, che invece di essere colmato diventa ennesimo terreno di scontro camuffato ma neanche troppo, per un regolamento di conti interno alla maggioranza, come lo stesso vice premier fa trasparire.

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