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Bravo Sassoli, che parte con il piede giusto. Ma… Il commento di Ocone

E alla fine anche il Parlamento europeo ha un suo presidente. È un socialista, e non è meraviglia visto che quelli del Pse, pur essendo nella maggioranza, erano rimasti finora senza poltrone importanti. Che fosse però ancora un italiano, questo nessuno se l’aspettava, almeno fino a ieri. David Sassoli è persona seria e che, fra l’altro, ha fatto tanta gavetta a Bruxelles. Resta tuttavia il sospetto che, con la sua nomina, si sia voluto anche fare un dispettuccio al nostro governo. Come dire: l’Italia è un grosso Paese, e non vogliamo certo isolarlo; tuttavia, una cosa è l’Italia, altra cosa il suo attuale governo antieuropeista.

Se ci fosse, anche solo inconsciamente, qualcosa del genere nella testa di Angela Merkel, di Emmanuel Macron e degli altri leader europei, sarebbe da giudicare per quel che è: un grosso errore, politico prima di tutto. Si può isolare qualcuno, infatti, quando si è in una posizione di forza, ma, nonostante i risultati elettorali del 26 maggio scorso possano indurre in qualche errore di prospettiva, l’Unione Europea in genere, e il suo gruppo di comando in particolare, non sono oggi affatto in questa situazione.

EUROPA COLOSSO DAI PIEDI D’ARGILLA

Il proverbio dice che Dio acceca chi vuol far morire: a me sembra che qualcosa del genere valga oggi per l’Europa. Si pensi solo, per esempio, a una grande nazione come la Gran Bretagna che sta per abbandonare la barca; all’irrompere dei movimenti “sovranisti” e “populisti” (che di punto in bianco hanno conquistato un considerevole numero di consensi, non solo in Italia ma anche in Francia e persino in Germania); all’insofferenza per le forze che hanno governato sinora la baracca, Socialisti e Popolari, la cui emorragia di consensi è stata solo parzialmente compensata dall’avanzata di forze sì europeiste ma che però segnalano una forte voglia di novità da parte dell’elettorato. Questo e tant’altro dimostra che l’Europa è in questo momento un colosso dai piedi d’argilla, e potrebbe fare la fine che nella storia hanno fatto certi grandi imperi o stati (da ultimo l’Unione Sovietica): implodere di punto in bianco.

Se si tiene al progetto europeo, le classi dirigenti dovrebbero, a mio avviso, rendersi conto della necessità di due mosse del cavallo per evitare il collasso: da una parte, è necessario rivisitare e riformulare regole, procedure, obiettivi, in un’ottica possibilmente non centralistica e non burocratico-regolatoria; dall’altra, provare a trattare con quelle forze che contestano il sistema, senza chiudersi a riccio, e fare loro anche ampie concessioni. La trattativa, d’altronde, conviene anche a queste ultime, se vogliono sopravvivere. Se al tempo della contestazione non subentra quello del negoziato (Donald Trump docet), le richieste più legittime diventano velleitarie e gli elettori prima o poi se ne accorgeranno. Quanto a Sassoli, bisogna in ogni caso constatare che parte, dal mio punto di vista, col piede giusto: appellarsi alle diversità che fanno bella e varia l’Europa, è un vasto programma ma sono le parole giuste che bisognava dire in questo momento. Ottimo anche il riferimento alle regole di Dublino da riformare: ingiuste e penalizzanti per l’Italia, ma da noi ahimé controfirmate a suo tempo. Buon lavoro!

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