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La crisi offre una occasione a (tutta) la politica italiana. Firmato Cangini (FI)

Di Andrea Cangini

È tutto molto irrituale, d’accordo. Il livello del discorso pubblico è spaventosamente basso, il senso politico di molte mosse sfuggente. Tutto vero, come è vero che tutto quel che sta accadendo dipende dalla modesta caratura “istituzionale” dei principali protagonisti della crisi e dal fatto che nessuna loro scelta è stata coerentemente portata davvero fino in fondo. È tutto vero, ma se ci si sforza di ignorare le facce e i modi degli interpreti e si osserva la scena del film dall’alto si vede come d’incanto comparire sulle benvenute ceneri di un governo nato morto un quadro politico piuttosto chiaro e potenzialmente equilibrato.

Dopo un anno di caos, di errori, di mistificazioni e di mascariamenti si ufficializza finalmente il fallimento politico del governo gialloverde e di chi se ne era fatto interprete, si sancisce l’impraticabilità di un’alleanza strategica tra i due cosiddetti “populismi”, si riafferma il vecchio schema bipolare centrodestra contro centrosinistra.

Ieri, 13 agosto, giorno dei santi e martiri Ponziano e Ippolito, è perciò iniziata una fase nuova. Nuova comunque. Che si vada ad elezioni, scenario a dir poco auspicabile, o che nasca un nuovo governo con una maggioranza nuova, scenario inquietante, ciascun partito dovrà comunque ridefinire la propria identità politica e sarà in base ai frutti di questo lavoro di ridefinizione e alla visione politica conseguente che prenderanno corpo le prossime alleanze, i prossimi programmi di governo, le prossime leadership. Ieri è stato messo un punto a capo: il sistema politico-istituzionale, mandato in tilt da mani inesperte, si è risettato automaticamente.

Siamo ora, se ce la giocheremo bene, all’alba di un nuovo ciclo politico in Italia così come nel mondo. L’alternativa è il perdurare del caos e dell’inconcludenza. Dalle scelte che ciascun leader vero, presunto o aspirante farà nelle prossime ore dipenderanno la forza e l’autorevolezza dello Stato italiano nei i prossimi anni. Sarebbe davvero imperdonabile sciupare questa occasione. L’occasione di mettere ordine nella politica, rendere stabile il sistema, dare agli italiani una prospettiva nazionale e all’Italia una collocazione internazionale.

Il messaggio è chiaro, la lezione evidente. Troppo narcisismo, troppa propaganda, troppa furbizia e nessuna prospettiva comune condannano all’inerzia. È urgente tornare alla Politica. Ma per restituire alla politica l’efficacia e l’onore perduti occorre che tutti, politici, media, classe dirigente e magistrati, si mettano per una volta in discussione e si assumano fino in fondo le proprie responsabilità.

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