“Chi pensava di dividere l’Europa si è accorto che gli europeisti hanno diviso i loro fronti”, mentre “noi siamo contenti che il consenso della presidente Von der Leyen sia stato così ampio trovando anche la solidarietà del Movimento 5 stelle. Il dialogo è necessario, perché nessuno è autosufficiente. Chi pensa di esserlo credo che non sia utile né all’Europa né all’Italia”. C’è sia una stoccata agli anti-europeisti che una carezza ai grillini, magicamente autoiscrittisi nel novero del nuovo establishment europeo, tra le parole che il nuovo presidente del parlamento europeo David Sassoli ha scelto di consegnare ai giornalisti, appena arrivato al Meeting di Rimini. E a proposito dell’ipotesi di governo giallorosso, “noi ci auguriamo che il confronto faccia crescere la consapevolezza sulle priorità dell’Italia”, è la replica del politico.
Sul commissario europeo che il governo dovrà proporre nei prossimi giorni Sassoli si è infatti limitato ad affermare che “è interesse dell’Italia presentare presto una personalità dal ruolo così importante”, e che “un’Europa che non ha un’Italia all’altezza di questa fase di avvio della legislatura europea perde qualcosa”. Come ovvio, la partita giocata dal presidente del Parlamento europeo, subentrato alle ultime elezioni di luglio al forzista Antonio Tajani, non ha a che fare con le difficili ricomposizioni politiche italiane di queste ore, almeno direttamente. Il punto di vista è quello delle istituzioni europee, e l’intervento previsto al Meeting, come d’abitudine, è di ampio respiro. Ma gli affondi arrivano, eccome. Nel mirino di Sassoli ci sono i sovranisti e il loro uso distorto, a suo avviso e non soltanto suo, della religione.
“Vediamo molto chiaramente che alcune tendenze vorrebbero farci rinunciare ai valori sui quali è costruita la nostra convivenza”, esordisce Sassoli davanti al pubblico ciellino. “I segni dei tempi ci dicono che le nostre società sono pervase da forti ondate di disgusto, immense delusioni, istituzioni che non vengono riconosciute come la casa comune in cui garantire le nostre libertà”, e “non è un caso che oggi in troppi scommettano sulla nostra debolezza e sulla nostra divisione”. Perciò “per essere capaci di dare risposte dobbiamo caricarci sulle spalle l’ansia di cambiamento che contengono le domande che ci ha rivolto Papa Francesco, quando invita a lavorare per umanizzare i processi di globalizzazione”, è il succo della missiva da recapitare all’elettorato cattolico.
Dopo aver accennato, senza riferimenti espliciti ma che a molti risuona come un rimando implicito alla grana leghista delle indagini sui finanziamenti russi, che “in questo momento assistiamo ad una insopportabile ingerenza nello spazio europeo da parte di forze esterne”, e ciò “per l’evidente interesse a non consentire agli europei di giocare un ruolo in un mondo globale che non ha regole ma deve trovare regole”, il presidente Sassoli si è infatti lasciato andare a un vero e proprio appello ai cattolici, una chiamata alle armi, se non altro nei confronti di quelli che non si riconoscono nelle logiche del sovranismo. “Oggi i cattolici giocano un ruolo decisivo, perché è sulla loro divisione che contano le destre neo-nazionaliste”, ha spiegato il politico toscano, giornalista ed ex direttore del Tg1.
“Se guardate a come si è estesa l’onda nera del sovranismo, con i suoi rigurgiti antisemiti e il suo razzismo più o meno travestito, vedete che ha puntato ai paesi di più forte tradizione cattolica e alla divisione del loro cattolicesimo: Polonia, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Italia sono stati territori nei quali si è puntato a spaccare il cattolicesimo, per spaccare il paese e spaccare l’Europa”, è l’analisi del democratico. “Agitando fantasmi e paure non si è andati alla ricerca del voto cattolico, che è normale e ovvio, e neanche alla ricerca del voto conservatore, altrettanto normale: si è andati alla ricerca di frange e sette che rivendicano di essere la vera chiesa e che vengono chiamate a fischiare il Papa in una piazza italiana”, è invece l’affondo.
Insomma, quello del presidente del Parlamento europeo e dell’esponente del partito democratico è un vero e proprio richiamo al pontificato di Francesco, una scelta di campo offerta con grande trasparenza al popolo ciellino. Che quest’ultimo abbia apprezzato, e in che misura, è tutto da vedere. Ma di fatto Sassoli ha evidenziato con grande chiarezza che, e su questo non c’è dubbio, “oggi la Chiesa, come diceva papa Giovanni, preferisce la medicina della misericordia alle armi della severità”. E che per questa ragione “bisogna dire che il cattolicesimo non è un emporio dove si passa a prendere un rosario, un Vangelo, un santino, ma un popolo cristiano, legittimamente pluralista sul piano delle scelte politiche che sulla fedeltà alla Costituzione e nella difesa del sistema democratico non si lascia dividere”.
Sassoli è entrato così anche nel tema dell’impegno diretto dei cattolici in politica, spiegando che “la stagione che viviamo non ci richiede partiti cristiani, ma forse ancor più ha bisogno di testimoni della radicalità evangelica e di interpreti dei segni dei tempi”. “Se con tutta la fatica e le contraddizioni del caso, un cattolicesimo che sarà pure minoritario ma che domattina porterà a messa sette milioni di persone torna ad insegnare quelle virtù che la grazia fa ricevere come dono di Dio e che l’immagine di Dio impressa in ognuno fa scaturire da ogni coscienza, allora c’è una speranza che potrà rendere le formule politiche un viatico per raggiungere traguardi di partecipazione democratica”, ha affermato il politica nel suo discorso, letto con meticolosa attenzione, parola per parola.
“Gli europeisti italiani hanno un solido punto di riferimento nell’alleanza che si è realizzata nel Parlamento europeo, e che intendo rafforzare”, è infine la conclusione del discorso Sassoli, diretta al fatto che a suo avviso “questa dovrà essere una legislatura politica con un’agenda sociale di forte discontinuità col passato e gli impegni assunti dalla presidente von der Leyen sono le basi su cui costruire un vero manifesto per la nuova Europa”. Una parola, discontinuità, che suona come un rimando, almeno dal punto vista lessicale, a quanto accade in Italia, o meglio quella che è la posizione del Pd emersa nelle ultime ore, per un possibile dialogo con i Cinque stelle.
“Sappiamo che queste sono ore di riflessione e confronto nella politica italiana e ci auguriamo che dalla crisi arrivino parole chiare anche sulle politiche di cui abbiamo bisogno”, è in definitiva il messaggio consegnato da Sassoli alla politica italiana. Che non si svincola nemmeno dal prendere a riferimento nomi tra quelli che circolano in questi giorni rispetto a un nuovo ipotetico esecutivo, come quello dell’economista Enrico Giovannini, già ministro del lavoro e delle politiche sociali del governo Letta.