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Deterrenza e dialogo. La strategia di Putin (che guarda a Trump) sui missili

Il presidente Vladimir Putin conferma per intero la linea russa sul Trattato Inf. Rispedisce al mittente le accuse sulla responsabile della fine dell’accordo, ma lascia la porta aperta al dialogo, che definisce “urgente” per evitare il caos. Se, da una parte, cita i rischi sull’intera infrastruttura di norme contro la proliferazione nucleare, dall’altra si dice “pronto” ad aprire un nuovo tavolo negoziale. Se, da un lato, mostra estrema tranquillità nell’annunciare i target della propria intelligence, dall’altro, dice che non si prevedono nuovi dispiegamenti missilistici. Considerando gli statement targati Nato e Usa sullo stesso dossier, le distanze restano tutte, ma quantomeno si registra la reciproca disponibilità al dialogo.

LA RESPONSABILITÀ SECONDO PUTIN

La responsabilità della fine del trattato è da attribuire “pienamente” agli Stati Uniti, ha spiegato Putin. Secondo il presidente, Washington avrebbe agito “con un pretesto inverosimile, distruggendo uno dei documenti fondamentali nell’area del controllo degli armamenti, complicando seriamente la situazione nel mondo e creando rischi fondamentali per tutti”. Nessuna parola sui missili SSC-8, che per Usa e Nato sono stati sviluppati in evidente contrarietà agli impegni previsti dal trattato, ragion per cui sei mesi fa il segretario di Stato americano Mike Pompeo lanciò un ultimatum di sei mesi a Mosca, scaduto per l’appunto lo scorso 2 agosto.

DETERRENZA…

Così, Putin rispedisce al mittente le accuse e anzi presenta le future manovre come una reazione alle mosse di Washington: “Ho dato incarico al ministero della Difesa, al ministero degli Affari esteri e al Servizio d’Intelligence estero della Russia di osservare attentamente gli ulteriori passi degli Stati Uniti nello sviluppo, produzione e distribuzione di missili a medio e corto raggio”. Di conseguenza, “se riceveremo informazioni attendibili che gli Stati Uniti hanno completato lo sviluppo e avviato la produzione di questi sistemi, la Russia sarà costretta a iniziare lo sviluppo su vasta scala di missili simili”. Poi, due messaggi che confermano la linea della deterrenza. Prima di tutto, la specifica secondo cui la russa è già in grado di affrontare con i mezzi attuali le minacce derivanti dalla fine del trattato. Secondo, il riferimento ai rischi per l’intera struttura di contrasto alla proliferazione nucleare: “le azioni degli Stati Uniti comporteranno inevitabilmente un peggioramento e una frantumazione dell’intero quadro di sicurezza globale, compreso il trattato sulle armi offensive strategiche (il New Start siglato nel 2010, ndr) e il trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (il Tnp del 1968, ndr)”.

…E DIALOGO

Eppure, ai segnali di deterrenza si sommano quelli di dialogo. “Nonostante ciò che è accaduto – ha specificato Putin – continuiamo a fare affidamento sul buon senso e sul senso di responsabilità dei nostri colleghi americani e dei loro alleati”. Così, “la Russia ritiene necessario, senza indugio, riprendere i negoziati a pieno titolo per garantire stabilità strategica e sicurezza”. Infine, lo spot che pare un messaggio all’omologo americano Donald Trump: “Noi siamo pronti”. D’altra parte, pur ammettendo la linea russa, secondo cui i missili della discordia SSC-8 non sarebbero compresi nei limiti del trattato (che copre i vettori a medio raggio, 500-5.500 chilometri di gittata), nelle parole di Putin si legge tra le righe un tentativo di approccio alla normalizzazione dei rapporto. Il presidente non parla di dispiegamenti di missili conseguenti all’uscita Usa dall’accordo, ma si riferisce solo allo sviluppo “su larga scala” dei vettori proibiti dall’accordo che Mosca metterebbe in moto nel momento in cui rendesse conto che gli Stati Uniti stiano facendo lo stesso.

I MARGINI PER LA NORMALIZZAZIONE

Tra l’altro parole, tra deterrenza e dialogo, si sommano a quelle del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Lo scorso venerdì, nel giorno della fine ufficiale del Trattato Inf, Il numero uno dell’Alleanza aveva ribadito tutte le colpe della Russia e mostrato la compattezza di tutti gli alleati sul dossier. Eppure, aveva anche specificato che la Nato “non ha intenzione di dispiegare nuovi missili nucleari in Europa”, riprendendo lo statement del Consiglio del Nord Atlantico che si limitava a prevedere “una risposta misurata e responsabile” ai rischi posti dai missili russi SSC-8, evidentemente proibiti dal Trattato.

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