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Berlusconi pensa all’Europa. Von der Leyen? No, Mediaset

Mediaset è ad un passo dal grande salto di categoria. Il gruppo controllato dalla Fininvest della famiglia Berlusconi si prepara infatti ad affrontare la più importante operazione finanziaria della storia del mondo televisivo italiano. Fra le proteste e i ricorsi del socio francese Vivendi, il consiglio di amministrazione ha chiamato a raccolta gli azionisti il 4 settembre per esprimersi su MediaForEurope, il progetto per la nascita di una nuova cassaforte in cui convergeranno tutti gli asset del Biscione per essere poi traslocati in Olanda. L’operazione, che passerà per la fusione di Mediaset con la sua controllata spagnola, darà vita ad un polo europeo che ha l’ambizione di attirare anche altri investitori finanziari e industriali. Primi fra tutti francesi visto che MediaForEurope potrà contare su una forte presenza in Italia e Spagna e sulla partecipazione (9,6%) nella tedesca Prosiebensat, ma non ha ancora ramificazioni in Francia.

Non a caso del resto, nel 2016, Vivendi, guidata dal finanziere Vincent Bolloré, aveva tentato, invano, di scalare Mediaset intravedendo la possibilità di creare un campione europeo delle tv. Da allora ne è passato di tempo. Fininvest e Vivendi, che resta socio di Mediaset con il 28,8% (il 9,9% detenuto direttamente e il resto attraverso la Simon fiduciaria), si sono fatte la guerra. Intanto però la famiglia Berlusconi ha avviato una riorganizzazione che culmina proprio in MediaForEurope, “un progetto di sviluppo, il migliore possibile, per creare un campione europeo della tv commerciale capace di resistere e competere nel mondo dei giganti del web made in Usa, sempre più dominatori del mercato” come ha spiegato l’amministratore delegato, Pier Silvio Berlusconi.

Non resta che chiedersi, se tutto filerà liscio, cosa accadrà dopo la nascita di MediaForEurope di cui Fininvest deterrà il 47,88% dei diritti di voto. La famiglia Berlusconi non ha escluso l’ipotesi di poter ridurre la propria partecipazione, ma in funzione di un progetto di più ampio respiro. “Siamo convinti che dopo la nascita di MediaForEurope arriveranno nuovi investitori industriali – ha spiegato Berlusconi in un’intervista a La Stampa dello scorso 2 agosto – Stiamo guardando a Paesi europei che fanno la differenza in termini di taglia. Ci saranno acquisizioni? Fusioni? Ci sono diverse possibilità, ma è presto per dirlo. Al momento c’è una sola certezza: qualunque soggetto con cui ci siamo confrontati sa che questa è la strada da seguire. Ma non è un percorso lineare e per questo abbiamo bisogno di tempo per amalgamare le diverse realtà in funzione dell’obiettivo”.

Tuttavia a Parigi c’è chi è convinto che la strada delle fusioni non sia poi quella giusta. Almeno per quanto riguarda le produzioni di contenuti per le emittenti commerciali. Nel corso della conferenza stampa sui risultati semestrali 2019 del 24 luglio scorso, il direttore finanziario di TF1 (gruppo Bouygues), Philippe Denery, ha evidenziato l’estrema differenza dei diversi mercati e la difficoltà di produrre sinergie da operazioni di aggregazioni crossborder. Per il manager è la stessa infelice esperienza di Mediaset in Francia a testimoniare l’estrema difficoltà di produrre contenuti che vadano bene per tutti i mercati europei, che hanno caratteristiche diverse. Tuttavia è indubbio per costruire il futuro i broadcaster dovranno tener conto di due elementi: da un lato la tv commerciale in chiaro produce ancora consistenti ricavi pubblicitari ed ha quindi le risorse per costruire un futuro di crescita e sviluppo, dall’altro l’avanzata dei giganti del web nella conquista della torta advertising è sempre più rapida. Non c’è dubbio quindi che le tv “tradizionali” di ogni Paese dovranno trovare adeguarsi al nuovo scenario. Con aggregazioni, come vorrebbe la famiglia Berlusconi, o ampliando il raggio d’azione del proprio business, come ad esempio ha già fatto l’ingombrante socio Vivendi che è proprietario dell’agenzia pubblicitaria Havas, dei giochi Gameloft e dell’etichetta musicale Universal Music group, oltre che di Dailymotion, una delle più grandi piattaforme di aggregazione e diffusione di contenuti video al mondo


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