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Medici di base, la Lega smentisce Giorgetti. Con la randellata del sottosegretario Coletto

Nel suo intervento al Meeting di Rimini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti aveva citato il caso dei medici di famiglia come esempio di professione “a rischio” per effetto dell’innovazione tecnologica (è un mondo finito, aveva detto). Apriti cielo. Sui social e in rete il video con queste frasi – sfortunate ma anche estrapolate dal contesto – diventano virali. C’è persino chi sospetta che possa essere entrata in gioco la cosiddetta Bestia salviniana, per punire l’esponente leghista reo di mettere spesso in difficoltà il Capitano con la schiettezza delle sue opinioni. Ovviamente, si tratta di una interpretazione maliziosa che non trova riscontri oggettivi. Fatto sta però che a scendere in campo per prendere posizione contro Giorgetti è… il sottosegretario alla salute in quota Lega, e già assessore della regione Veneto.

Luca Coletto era stato nominato nel ministero della Grillo alcuni mesi fa e da allora ha fatto di tutto per non farsi notare. Sebbene la ministra pentastellata non abbia brillato (Di Maio voleva cambiarla nel rimpasto, era il gossip), non si sono registrate prese di posizione dal leghista. Contro Giorgetti, sì invece. Senza citarlo ovviamente perché non sarebbe elegante. Ecco cosa scrive in una nota. “I medici di famiglia sono una risorsa preziosa è insostituibile, uno snodo centrale per la medicina territoriale. Lo riconosce anche, in più parti, la proposta del nuovo Patto Nazionale per la Salute che andrà condiviso con le Regioni, i sindacati e tutti gli attori del sistema, e che disegna un futuro di sviluppo e ulteriore modernizzazione del medico di base e delle forme organizzative nelle quali si svolge e si svolgerà l’attività di assistenza ai cittadini”. Il sottosegretario alla Salute, sin qui sconosciuto al dibattito pubblico, pone questo punto fermo nel dibattito sul futuro della medicina sul territorio. “Quello che si prospetta – aggiunge Coletto  – è un medico di medicina generale che mantiene la sua valenza storica di primo interlocutore per le necessità di salute delle persone, con risvolti umani oltre che professionali, estremamente significativi, ma che si svilupperà in nuove forme organizzative, come i team di assistenza sui quali alcune Regioni si stanno già orientando, e in una ancora più spiccata professionalità, legata, tanto per fare un esempio, alla gestione delle cronicità. Aspetto che diventerà sempre più importante se solo si pensa all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle necessità assistenziali da garantire al di fuori della rete ospedaliera”. “Ciò consente, e consentirà sempre di più – conclude – di diminuire la quota di accessi impropri al Pronto soccorso, sgravando gli ospedali da carichi di lavoro inadatti alla loro missione di cura”.

Tante righe per dire che Giorgetti aveva sbagliato. Ci può stare perché nessuno è infallibile. Ma che lo stesso partito leghista prenda le distanze così da uno dei suoi più autorevoli esponenti la dice lunga sui buoni rapporti che si celano dietro la ferrea unità attorno al leader supremo.

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