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Occhio, per il Cyber si può fare una guerra (vera). Parola del capo della Nato

Il nuovo campo di battaglia? È il cyber-spazio. Lo scrive a chiare lettere il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg sul mensile britannico Prospect, con un corsivo a tinte programmatiche e operative rivolto soprattutto agli avversari. Tra questi, in primis Russia e Cina, che nel campo cibernetico presentano crescenti sintonie (come raccontava di recente Formiche.net), da aggiungere all’ormai consolidato e indipendente attivismo di carattere offensivo.

LA MINACCIA

“Ci vuole un solo click per mandare un virus in giro per il mondo, ma serve uno sforzo globale per evitare che scateni il caos; e la Nato sta giocando la sua parte”, ha spiegato Stoltenberg. La prima sfida riguarda difatti lo squilibrio tra minaccia e difesa, tipico dell’ibridazione dei conflitti. “In un solo minuto, un singolo attacco cyber può infliggere danni alle nostre economie per miliardi di dollari, condurre aziende globali al blocco, paralizzare le nostre infrastrutture critiche, minare le nostre democrazie e azzoppare le capacità militari”, ha notato il segretario generale. Si tratta di scenari tutt’altro che futuristici, e di esempi concreti ce ne sono già in abbondanza, ha ricordato Stoltenberg, citando il virus WannaCry che due anni fa diffuse il caos in Regno Unito, cancellando migliaia di cartelle del servizio sanitario nazionale.

LE PREOCCUPAZIONI

Ma la minaccia è piuttosto varia. “Sta diventando più frequente, complessa e distruttiva; variando da tentativi di basso livello ad attacchi tecnologicamente sofisticati”. A condurli sono “attori statali e non-statali, dalle nostre case o dall’altra parte del mondo”, capaci di colpire “i nostri telefono o di sistemi di controllo delle infrastrutture critiche”. In definitiva, ammette il segretario generale, “anche la Nato non è immune da cyber-attacchi, e registriamo attività sospette contro in nostri sistemi ogni giorno”. La notizia positiva è che l’Alleanza “si sta adattando a questa nuova realtà”. Da anni gli attacchi cibernetici sono suscettibili di attivazione dell’articolo 5 del Trattato nord atlantico, quello che prevede il meccanismo di difesa collettiva su cui poggia la Nato stessa: “Un attacco contro uno degli alleati è un attacco contro tutta l’Alleanza”.

LA NATO RISPONDE

Da tale consapevolezza la Nato ha sviluppato la propria postura cibernetica. “Abbiamo designato il cyber-spazio quale dominio in cui la Nato opererà e si difenderà efficacemente come fa negli altri, aria, terra e mare”. Significa deterrenza, difesa e protezione, “nel mondo virtuale come in quello fisico”. Nel concreto, ha ricordato Stotlenberg, “stiamo istituendo un nuovo Cyberspace Operations Centre a Mons, in Belgio, in modo da accrescere la situational awareness cibernetica dei nostri comandanti militari”. In più, “possiamo contare sulle capacità nazionali dei singoli alleati”, come quelle dimostrate dal Regno Unito nel contributo informatico alla coalizione globale anti-Isis. “È stato capace di sopprimere la propaganda dello Stato islamico, interdire il reclutamento dei foreign fighters e degradare l’abilità di coordinare attacchi”.

DOVE MIGLIORARE

Ancora c’è molto da fare, ha comunque detto Stoltenberg. Occorre lavorare sul potenziamento dei “riferimenti legali e istituzionali”, ma anche sull’aumento delle risorse, “umane e finanziarie”. Gli sforzi messi in campo fino ad oggi hanno già sortito effetti positivi, anche nel coordinamento tra gli alleati. “Lo abbiamo dimostrato a ottobre – ha spiegato il segretario generale – quando le autorità olandesi, con l’aiuto degli esperti britannici, hanno sventato un attacco condotto dalla Russia contro l’Organizzazione per la proibizione di armi chimiche all’Aia”. Ciò si lega al tema della collaborazione informativa. “Più informazioni abbiamo, più siamo preparati”. Su questo, l’accento di Stoltenberg è per la collaborazione con l’Unione europea, così da rafforzare “i modi in cui condividiamo informazioni, addestramento, educazione e con cui conduciamo esercitazioni insieme”. E infatti lo staff dell’Ue prenderà parte anche alla prossima Cyber Coalition, la maggiore esercitazione cibernetica organizzata dalla Nato.

IL RUOLO DELL’INDUSTRIA

Infine, “dobbiamo rafforzare il nostro rapporto con l’industria, così da trarre pieno vantaggio dall’innovazione e da tenere il passo con gli avanzamenti tecnologici”. È infatti l’industria a “creare, operare e innovare in questo campo”, e solo con la collaborazione con essa “possiamo affrontare la transizione verso l’Internet of things”, verso l’intelligenza artificiale, machine learning e quantum computing, tutti segmenti dal crescente valore nel settore militare. L’appunto che Stoltenberg dà a tutti è per il prossimo dicembre, quando il summit dei capi di Stato e di governo chiuderà a Londra (sede del primo quartier generale) l’anno delle celebrazioni per i settant’anni dell’Alleanza. “Il cyber-spazio è il nuovo campo di battaglia; rendere la Nato pronta, bene attrezzata, addestrata ed equipaggiata, è una top priority”.

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