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Non solo Paragone. Da Buffagni a Taverna, ecco i No Dem del M5S (anche Casaleggio?)

Dal “cane sciolto” arci-nemico di Matteo Salvini, Alessandro Di Battista, al senatore Gianluigi Paragone con un passato filo-leghista, ai dubbi di Davide Casaleggio e di Max Bugani. Nelle ore della trattativa con il Pd per la formazione di un governo insieme, c’è un gruppetto di esponenti del M5s favorevole a tenere aperto anche l’altro “forno” con il partito di via Bellerio o che, comunque, alle eventuali nozze con i dem preferirebbe il voto. Oltre a Di Battista e Paragone, nell’inedito “clan” figurano anche la vice presidente del Senato, Paola Taverna, e il sottosegretario agli Affari regionali, Stefano Buffagni. Tra i leghisti c’è chi rumoreggia che in questa lista vi sarebbe anche Luigi Di Maio, in realtà impegnato in prima persona nella trattativa con Nicola Zingaretti. Ecco l’identikit della galassia “no Dem” nel Movimento, dove, in queste ore delicate, viene comunque liquidato come “cane sciolto” chiunque lavori ad accordi diversi da quello avviato con il Pd.

I DUBBI DI CASALEGGIO E BUGANI 

Nei giorni scorsi sono circolate indiscrezioni riguardo a un messaggio contro l’alleanza con il Pd che avrebbe inviato Davide Casaleggio ad alcuni parlamentari (“Non mi fido del Pd”). L’invio del messaggio e’ stato puntualmente smentito ma, secondo fonti parlamentari M5s, il presidente dell’associazione Rousseau avrebbe forti dubbi sulla possibile tenuta di un’alleanza con il partito democratico. In queste ore e’ uscito allo scoperto anche Max Bugani, socio di Rousseau. “Noi del voto non dobbiamo avere paura”, scandisce. “Qualcuno ripone le speranze di un nuovo governo con il Pd di oggi e come al solito il Pd e’ sempre pronto a deluderle tutte”, avverte. “Il Pd vuole fare un governo per via della paura e non con il coraggio. Lo vuole fare per paura che Salvini governi da solo, lo vuole fare per paura di andare tutti a casa, per paura di pentirsi di non averlo fatto. Nessuno di queste e’ per me una ragione in grado di garantire solidità a un eventuale governo M5s-Pd”, aggiunge, ponendo i dem davanti all’aut aut ‘O Conte premier o voto’.

“DIBBA” E L’ATTRAZIONE PER IL VOTO

Da sempre il più grande avversario di Salvini nel M5s, l’apertura di Di Battista al ritorno dell’alleanza con la Lega è stata certificata da un messaggio, postato ieri su Facebook, ovvero nel giorno in cui è partita la trattativa con il Pd. Di Maio ha subito ridimensionato l’eco del post, sostenendo che era stato concordato e che era del tutto “legittimo”. Nel messaggio, l’ex deputato 5 stelle, in realtà, non ha chiuso neanche al Pd. “Ho visto nuove aperture della Lega al Movimento e mi sembra una buona cosa. Soprattutto perché non mi dispiacerebbe un presidente del Consiglio del Movimento 5 Stelle”, ha scritto, con riferimento all’offerta che avrebbero fatto gli ex lumbard di accordo con Di Maio a Palazzo Chigi. “Ho visto inoltre – ha aggiunto Di Battista – porte spalancate da parte del Pd. Zingaretti fa la parte di chi pone veti e condizioni ma in realtà ha il terrore che Renzi spacchi il Pd”. Nel Movimento – fanno notare fonti parlamentari – si crede che in realtà “Dibba” voglia andare al voto e che lanci questi messaggi per ostacolare la trattativa con i dem.

PARAGONE GIOCA LA SUA PARTITA 

Ex direttore della Padania, poi conduttore televisivo Rai in “quota” Lega, Paragone ieri è tornato alla “vecchia” casa: ospite della Berghem Fest, la “regina” delle feste leghiste, ad Alzano lombardo, nelle valli bergamasche, il senatore M5s ha annunciato che lascerà Palazzo Madama in caso di alleanza giallo-rossa e tornerà a fare il giornalista. “Lega e Movimento 5 stelle stavano insieme perché sono rappresentativi del popolo”, ha sostenuto. “Un incastro con il Pd, a mio avviso, è complicato, perché loro solo l’elite, l’establishment”.

TAVERNA DA SEMPRE CONTRO I DEM 

Veterana e pasdaran dei 5 Stelle, Taverna ha definito “molto vaghi”, in un’intervista al Fatto quotidiano, i 5 punti proposti dal Pd per un’alleanza con M5s. “Potevano inserire anche la pace nel mondo… Non mi dicono nulla di particolare”, ha detto. Taverna poi si è augurata che il Movimento “abbia il tempo necessario per consultare i propri iscritti” perché “qualunque decisione verrà presa, sarebbe molto importante sentire il parere della gente sul web, sulla piattaforma Rousseau”. La vice presidente del Senato, che nell’assemblea congiunta dei gruppi si è espressa dicendo che “si poteva tornare tranquillamente al voto”, non ha nascosto di sentire “il peso della prima legislatura”, in cui si trovava “in netta opposizione al Pd renziano”. Tanto che “mi riesce difficile ora pensare che Renzi e i suoi possano essere cambiati”, ha concluso.

IL 5 STELLE “NORDISTA” BUFFAGNI E L’ALA GOVERNISTA 

Tra gli scettici dell’alleanza con i dem è dato anche Stefano Buffagni, “nordista” lombardo, pontiere dell’accordo M5s-Lega dai giorni della formazione del governo del cambiamento (Di Maio e Salvini convocarono i candidati premier del futuro governo – Giuseppe Conte e Giulio Sapelli – nel suo studio di viale Tunisia a Milano; incontro poi saltato perché scoperto dai cronisti). Buffagni è in realtà l’unico pentastellato mai querelato da Salvini, anche se poi i due – una volta al governo insieme – hanno raggiunto un accordo, a gennaio, per il ritiro della denuncia. Il filo del sottosegretario agli Affari regionali con il vice di Salvini, Giancarlo Giorgetti, non si è mai interrotto in questi giorni. Anche se Buffagni si dice in primis sostenitore della linea “governista e pragmatica” e quindi non contrario a eventuali esecutivi con i dem. Così come appare l’ala governista dei fedelissimi di Di Maio – di cui fanno parte anche i ministri Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro – che nel caso di un accordo con il Pd rischiano di trovarsi in posizione secondaria.

(Fonte: Agi)


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