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Ma la convergenza dei programmi fra Pd e M5S è possibile. Lo spiega Becchetti

Venti punti programmatici su cui fondare un governo politico sono stati consegnati da Luigi Di Maio al presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte. 20 punti in cui le convergenze con il Partito democratico sono evidenti, dalla sostenibilità ambientale agli investimenti, fino ad arrivare al rilancio del sud.

Eppure nella conferenza stampa dopo l’incontro con Conte, il leader del Movimento ha attaccato duramente il Partito democratico. “Siamo stati molto chiari. O siamo in grado di realizzare il nostro programma di governo votato da 11 milioni di italiani, oppure non si va avanti. Non facciamo nascere un governo per vivacchiare”, ha detto Di Maio, chiarendo che ci sono obiettivi imprescindibili che “o entrano nel programma di governo o non si parte”. “Per costruire le basi per un governo solido serve gettare fondamenta altrimenti non sarà mai un governo solido né duraturo”, ha aggiunto.

“Sulla parte economica mi sembra che ci siano molti punti in comune – ha detto Leonardo Becchetti, economista e docente, a cui Formiche.net ha chiesto quali siano i punti di convergenza tra i punti del Movimento 5 Stelle e le tematiche dem -, sul cuneo fiscale e sul tema ambientale c’è una grande convergenza. L’importante è trovare quelle iniziative che siano sia dalla parte della sostenibilità che dalla parte degli investimenti e della crescita del Paese”.

Secondo l’economista, i punti di convergenza sono tanti: “Spostare i sussidi dalla fonti fossili, sono 50 miliardi, verso forme di agevolazioni per l’utilizzo di nuove tecnologie green. Tutto il tema della ristrutturazione energetica degli edifici che può essere stimolato ulteriormente ed essere un volano per l’economia è un altro punto di contatto”. E ancora: “Si parla di investimenti, si parla di riduzione dei tempi della giustizia civile, che è un punto fondamentale e anche questo, comune”.

Insomma, difficile comprendere la scelta di Di Maio, motivata forse dalla necessità di parlare con un elettorato che verrà chiamato, nei prossimi giorni, ad esprimersi proprio sul programma di governo sulla piattaforma Rousseau.

“Mi sembra che nella sostanza non ci sono grandi problemi, dal punto di vista economico – ha concluso Becchetti, poco prima che le parole di Di Maio incidessero sull’andamento dei mercati -, anche perché c’è da sfruttare una grande occasione. Non è affatto un momento lacrime e sangue perché in questo momento lo spread scende, non dobbiamo più pagare le tasse sul populismo causato dal conflitto di Salvini con l’Europa e presto avremo dei bond decennali vicini allo zero con rendimenti vicini allo zero o quasi e quindi c’è una grande opportunità di finanziare investimenti pubblici con rendimenti superiori al costo del finanziamento”.

E se le premesse programmatiche ci sono, si attende che il cambio di paradigma nelle dinamiche di governo venga recepito anche da Di Maio (lo spread parla).

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