Molti si chiedono il perché dell’accelerazione verso il voto impressa da Matteo Salvini in questi giorni d’agosto. La domanda giusta sarebbe invece: come hanno fatto Salvini e la Lega a tener viva fino ad oggi un’alleanza, sin dalla nascita difficile e diventata ogni giorno più instabile?
Per entrambi i quesiti la risposta sta nei fatti: l’assunzione della responsabilità di un Governo “a contratto”, i giudizi sui provvedimenti emanati (positivi quelli marchiati Lega, discutibili e criticati quelli dei 5 Stelle), la campagna elettorale e le elezioni europee hanno visto l’ascesa continua del Carroccio nei sondaggi prima e nelle urne poi.
Questo ha creato nei nostri alleati di governo malumori sfociati in aperta ostilità e attacchi politici e personali quotidiani a Salvini, alla Lega e ai suoi esponenti, senza che ci fossero reazioni nel rispetto istituzionale che stava diventando a senso unico. Si è proseguito così per mesi in cui ogni provvedimento che la Lega riteneva fondamentale per il Paese suscitava malumori, ritardi e i “no” (basti pensare all’autonomia differenziata chiesta da aulcune regioni) da parte degli alleati, fino ad arrivare al voto sulla Tav dove i “gialli” hanno votato compatti contro la posizione presa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e contro gli impegni presi dal ministero di Toninelli con l’Europa.
Senza dimenticare l’accordo fatto dai nostri alleati a Bruxelles con sinistre e popolari a favore della presidente merkeliana della Commissione Europea per far fuori la Lega da ogni ruolo chiave, eleggendo esponenti della nomenclatura nemici dell’Italia. Con quale prospettiva avremmo potuto affrontare nei prossimi mesi temi cruciali come una legge di bilancio coraggiosa per non aumentare l’Iva e far ripartire l’economia, lo sblocco di infrastrutture al palo da anni o la riforma della Giustizia?
La Lega ha deciso di non vivacchiare per restare al governo senza poter “fare” ma vuole una maggioranza forte uscita dalle urne democraticamente votata dagli italiani. D’altra parte, in questi mesi di difficile convivenza, abbiam portato a casa risultati insperati, non solo in condizioni come quelle in cui ci siamo trovati a governare, ma in assoluto: basti pensare a quando tutti, non solo il Pd, dicevano che sarebbe stato impossibile fermare l’immigrazione fuori controllo e invece nel 2018 gli sbarchi sono crollati del 80%, abbiamo messo limiti e regole al business dell’accoglienza, abbiamo varato due Decreti Sicurezza che danno alle Forze dell’Ordine strumenti sia normativi che pratici per combattere il traffico di esseri umani, le mafie, la criminalità e il degrado nelle città…
Per far ripartire il Paese, abbiamo iniziato ad abbassare le tasse applicando la Flat tax al 15% alle piccole partite iva, dato soldi ai Comuni per fare opere per agevolare la vita ai cittadini, ri-finanziato le province prima dimenticate da tutti. E abbiamo iniziato a smantellare la Legge Fornero: 150 mila italiani hanno aderito a Quota 100 – e ci tengo a sottolineare che è finanziata fino al 2021 – e 1,5 milioni alla pace fiscale.
Questo ha ridato ottimismo al Paese e rilanciato l’iniziativa economica con un vero boom di nuove partite Iva, l’occupazione non è mai stata così alta dal 1977, e così i consumi, e anche il gettito fiscale è aumentato. Diminuire la pressione su famiglie e imprese, fa guadagnare di più lo Stato. Tutti lo sanno, nessuno aveva osato farlo. Questa è la risposta all’altra domanda: perché siamo arrivati fino a qui con questa alleanza.
Il consenso alla Lega è cresciuto esponenzialmente man mano che gli italiani vedevano un leader capace di mantenere le promesse fatte e disposto a “mandare giù” sgambetti e offese degli alleati pur di far fare passi avanti al Paese. Un leader competente, equilibrato e con buon senso: questo è il mix di idealismo e realismo politico che all’Italia mancava. Ed per questo che a differenza di molti esperti, commentatori, intellettuali e professionisti della politica, gli italiani hanno capito bene la mossa di Salvini. Un anno fa, abbiamo dato vita all’unico governo possibile per permettere all’Italia uscire dallo stallo.
Oggi solo il voto può dare al Paese il governo necessario per ripartire con forza, senza che gli italiani siano presi in giro da governi tecnici o di copertura che servono solo prendere in giro gli italiani e a garantire per qualche mese ancora le poltrone a chi non vuole il bene del Paese.