È durato quattro ore ieri l’incontro a Palazzo Chigi tra le delegazioni del Pd e del M5S in vista di un possibile nuovo governo. Questa mattina ci si aspetta di mettere in fila le questioni più complicate prima che le delegazioni dei partiti salgano da Mattarella al Quirinale. Il segretario dem Zingaretti continua a ripetere: “Fare il governo è una cosa seria, non vogliamo farne uno come il precedente che cada dopo 14 mesi”.
I 5 Stelle per parte loro sono sul punto di far saltare la trattativa. Sono ore complicate e certamente l’equilibrio di governo sarà decisivo. Il Movimento punta a confermare tutti i suoi. Una piattaforma indigeribile per il Pd. Di qui lo stallo. Dal quale si può uscire solo se lo stesso Giuseppe Conte si farà interprete del dettato costituzionale proponendo al Capo dello Stato una lista di ministri che sia inattaccabile da tutti e che, soprattutto, possa ottenere il maggior numero di voti in Parlamento superando il pregiudizio che stia per nascere un esecutivo che rappresenta solo un’ordalia di poltrone.
La formula per uscire dall’impasse potrebbe essere quella del governo di svolta dei competenti. Andando cioè a individuare figure politicamente coerenti con il profilo giallorosso della nuova alleanza ma andando oltre il serbatoio dei due partiti. Ecco quindi che il toto-ministri potrebbe avere un senso ed una declinazione diversa. Al Viminale il nome più quotato è quello del prefetto Franco Gabrielli, già direttore del Sisde e dell’Aisi, prefetto di Roma, dal 2016 è a capo della Polizia. Un profilo che avrebbe l’obiettivo di togliere il ministero dell’Interno dal vortice delle polemiche, per certi versi inevitabili dopo l’esperienza politicamente fortissima di Matteo Salvini. Competenze di pregio potrebbero palesarsi anche al Miur e al Mef, con figure quali Roberto Cingolani e Carlo Cottarelli. Il primo, già direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) è stato uno dei “padri fondatori” del progetto per lo Human Technopole (Ht), il maxi-polo pubblico di ricerca che entro il 2024 impiegherà 1.500 persone in uno spazio di circa 30mila metri quadrati nel cuore di Mind – Milano Innovation District, parco scientifico e tecnologico nato nell’area dove si è svolta l’Expo 2015. L’economista invece è noto sia per i suoi trascorsi al Fondo Monetario Internazionale che per il ruolo svolto nel tentativo di realizzare una efficace spending review. Prima che nascesse poi il governo Conte 1, era stato destinatario di un mandato esplorativo come presidente del Consiglio. Insomma, sarebbe un nome forte.
In rampa di lancio per due caselle pesanti due donne di altrettanto prestigio: l’attuale segretario generale alla Farnesina Elisabetta Belloni potrebbe essere promossa ministro agli Esteri mentre alla Difesa potrebbe essere indicata Nathalie Tocci, direttore dell’Istituto Affari Internazionali e già special adviser della Mogherini. E se il file rouge del nuovo governo è il #green – l’idea di Nannicini di fondere Mise e Ambiente per rafforzare gli investimenti in campo ecologico potrebbe divenire realtà e chi meglio dell’ex presidente Istat Enrico Giovannini potrebbe guidare il ministero dello Sviluppo Sostenibile. Mentre il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, potrebbe guidare il ministero dell’Agricoltura e l’ex presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, Walter Ricciardi, potrebbe guidare il dicastero di lungotevere Ripa.
Questi nomi, vale la pena di sottolinearlo, valgono quanto il Fantacalcio esattamente come tutti i toto-ministri in circolazione. Quello che potrebbe fare la differenza è il profilo della squadra di governo. Tutti politici oppure ministri “competenti” (naturalmente con vice e sottosegretari di estrazione parlamentare)? Nella situazione di stallo di queste ore, potrebbe essere una riflessione non banale.