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Trump incassa l’accordo sul bilancio (e un maxi budget per la Difesa)

Sono finiti gli anni della sequestration e dei tagli alla Difesa. Nel 2020, il budget a disposizione del Pentagono sarà almeno di 738 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 716 autorizzati per l’anno in corso. Per il 2021, se ne prevedono addirittura 740. Nonostante alcune perplessità dei repubblicani, il Senato americano ha infatti approvato oggi l’accordo sul bilancio federale da 2,7 trilioni di dollari. Passa ora nelle mani del presidente Donald Trump, che ha supportato il deal bipartisan e che evita così di ripassare dal nodo shutdown il prossimo autonno.

IL VOTO E LA SPACCATURA TRA I REPUBBLICANI

Con 67 voti a favore e 28 contrari, il Senato ha approvato il documento che garantirà stabilità di finanziamento a tutte le agenzie federali anche dopo le elezioni presidenziali del prossimo anno, momenti sempre delicati nel complesso iter di bilancio a stelle e strisce. Come già emerso nel voto della scorsa settimana alla Camera, è apparso piuttosto spaccato il partito Repubblicano, con 23 senatori a votare “no” e 30 che hanno optato per il “sì”. Determinante dunque la natura bipartisan dell’accordo e il contributo dei democratici, convinti a supportare il deal proprio per l’aumento del budget destinato alla Difesa, hanno spiegato i repubblicani Mitch McConnell e Jim Inhofe, rispettivamente leader della maggioranza al Senato e presidente della commissione Armed Services, tra i promotori dell’accordo insieme ai nuovi vertici del Pentagono.

IL RUOLO DEL PENTAGONO E DEI DEM

Il segretario alla Difesa Mark Esper e il suo vice David Norquist, entrambi freschi della necessaria conferma ricevuta da Capitol Hill per i rispettivi ruoli, hanno supportato con azione costante il raggiungimento di un compromesso, paventando soprattutto il rischio di pericolosi shutdown. Come nota DefenseNews, A convincere i colleghi è stata soprattutto l’azione del leader di minoranza Chuck Schumer, secondo cui il deal “rafforzerà la sicurezza nazionale e fornirà alle truppe le risorse di cui hanno bisogno, destinando altresì investimenti importanti all’assistenza ai minori, alla ricerca sul cancro, ai veterani e a molto altro”. Da parte repubblicana, la vasta fette dei contrari è invece rimasta delusa dalle troppe concessioni che sarebbero state fatte agli avversari di partito.

IL BUDGET PER LA DIFESA

Tra queste, proprio il livello di budget da destinare alla Difesa, che inizialmente era previsto raggiungesse 750 miliardi già nel 2020. D’altra parte, a fine giungo, il Senato ha approvato per l’anno prossimo un National Defense Authorization Act (Ndaa) da 750 miliardi tondi tondi. Un paio di settimane dopo, la versione della Camera ha visto invece scendere il livello a 738 miliardi. Differenze normali nel complesso iter legislativo sui finanziamenti per la Difesa degli Stati Uniti. Ciascuna Camera infatti procede autonomamente, redigendo e approvando un Ndaa sulla base delle richieste dell’amministrazione. Poi, sulla base dei due documenti, i membri delle commissioni competenti lavorano su un’unica versione che, se approvata a firmata dal presidente, lascerà campo agli appropriation bill con cui le risorse vengono effettivamente allocate. L’accordo bipartisan sul bilancio federale biennale abbraccia il tutto.

WASHINGTON PUNTA SULLA DIFESA…

A prescindere dall’iter, resta la determinazione trasversale a Casa Bianca, Pentagono e Congresso nel promuovere un incremento delle spese per la Difesa. Le ragioni sono da rintracciare nei diversi documenti strategici dell’amministrazione Trump, dalla National Security Strategy alla Nuclear Posture Review, passando per la Strategia di Difesa e per la Revisione della postura missilistica. Il punto di partenza è la consapevolezza di una riaccesa competizione internazionale, con il mantenimento del confronto con la Russia e, soprattutto, la crescente assertività cinese in ogni campo, anche militare. Cibernetica, missilistica ipersonica e tecnologie spaziali sono i campi su cui Washington teme che i cinesi possano aver ormai raggiunto i livelli americani. Se poi si aggiungono i confronti regionali (a partire dall’Iran) ecco emergere tutti i presupposti per un deciso rafforzamento dello strumento militare, convinzione su cui repubblicani e democratici convergono.

…E SULLE NUOVE TECNOLOGIE

E infatti, come negli anni passati, negli Ndaa parlamentari ci sono indicazioni importanti su tali ambizioni. In termini pratici, si indirizza il Pentagono ad accelerare sulle nuove tecnologie, puntando ad esempio su mini testate nucleari a bordo dei sottomarini, o su nuovi sistemi di missilistica ipersonica. Restano saldi i programmi di riferimento, a partire dall’F-35, pronto a entrare ormai nella produzione a pieno rateo. Ma il potenziamento è trasversale a tutti i segmenti, compreso quello spaziale, con la Space Force che potrebbe vedere presto la luce dopo il già costituito Space Command.

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