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Salvare il Venezuela da Maduro. Il report del Csis e l’appello di Zennaro (M5S)

Il Venezuela di Nicolás Maduro è uno Stato criminale con tentacoli transnazionali, ed è diventato una vera e propria minaccia internazionale. Ma qualcosa si può fare per capovolgere la situazione. È questa la conclusione dell’analisi del Center for International Strategic Studies (Csis) di Washington a firma di Moises Rendon, direttore di The Future of Venezuela Initiative e ricercatore del centro.

L’amministrazione di Nicolás Maduro in Venezuela ha creato all’interno dello Stato venezuelano una rete di dinamiche illegali nella quale convergono gruppi armati, organizzazioni terroristiche, strutture del narcotraffico internazionale, nonché potenze geopolitiche. Ed è in questo consorzio che si trova la risposta alla domanda ricorrente sul perché, nonostante la crisi economica, sociale ed umanitaria del popolo venezuelano, Maduro è ancora al potere.

IL REPORT CSIS

Lo studio del Csis descrive le attività criminali in corso in Venezuela, “tra cui riciclaggio globale di denaro, corruzione, narcotraffico, estrazione illegale e il ruolo di nazioni straniere e attori non statali in Venezuela”. E sostiene che “l’ampiezza di queste attività criminali aiuta a dimostrare perché il regime di Maduro rimane al potere nonostante le forti pressioni internazionali e interne”. Il documento fornisce raccomandazioni politiche e penali per il governo di transizione del presidente Juan Guaidó, per gli Stati Uniti e altri Paesi alleati.

IL PARADISO DEL CRIMINE

Da quando Hugo Chávez è arrivato al potere nel 2000, in Venezuela è nata la Bolivarian Joint Criminal Enterprise, una rete criminale multinazionale, basata sui legami di amicizia e fiducia tra vari Stati: Cuba, Nicaragua, Bolivia, Ecuador, Suriname ed El Salvador. Ha un ruolo molto importante in questa impresa transnazionale, secondo l’analisi del Csis, anche la Russia, che sostiene il Venezuela “militarmente ed economicamente, come un forte anti-Usa presenza nella regione”. Sono stati trasferiti almeno 10 miliardi di dollari su quest’impresa criminale, mentre altri 43 miliardi di dollari sono stati riciclati o rubati. Ecco perché il regime di Maduro sembra immune alle sanzioni americane…

IL SOSTEGNO DI MOSCA

A differenza delle potenze che difendono la libertà e i principi democratici che hanno delegittimato il governo di Maduro, Mosca lo sostiene, non solo a parole. Il presidente Vladimir Putin ha inviato due aerei militari con personale russo (circa 100 persone) per rafforzare l’alleanza tra i due Paesi. Ci sono due fabbriche russe in territorio venezuelano per la costruzione di fucili d’assalto e munizioni Kalashnikov. In Venezuela è in atto uno scenario simile a quello della Siria “dove gli Stati Uniti sono in contrasto con la Russia per il suo sostegno al dittatore Bashar al-Assad […] Il Venezuela offre alla Russia l’opportunità di minare il potere degli Stati Uniti nella regione a basso costo e utilizzando poche risorse”, si legge nell’analisi.

GLI INTERESSI DI PECHINO 

È risaputo il contributo (specialmente economico e militare) della Cina al regime di Maduro: “Più di 615 milioni di dollari di armi sono stati venduti dalla Cina al Venezuela negli ultimi 10 anni, fornendo armi ai militari e ai colectivos per dissuadere le critiche dalla popolazione generale”. La China Development Bank ha erogato prestiti al Venezuela per oltre 30 miliardi di dollari.

LA FORMAZIONE DI HEZBOLLAH

Invece, per quando riguarda i gruppi armati che sostengono Maduro, il Csis sostiene che sarebbero stati addestrati niente meno che dall’organizzazione militante libanese sciita Hezbollah, appoggiata dall’Iran e classificato come un’organizzazione terroristica dagli Stati Uniti e da altri Paesi: “Un altro attore non statale con un punto d’appoggio in Venezuela […] Il gruppo terroristico presumibilmente sta ricevendo una parte significativa dei finanziamenti dal regime di Maduro, un reclamo attualmente in fase di indagine da parte delle autorità statunitensi, israeliane e colombiane”.  Secondo Insight Crime, la formazione avviene in particolare sull’isola di Margarita.

I CONSIGLI POLITICI

Lo studio del Csis ha elaborato un elenco di “raccomandazioni”, sia per il governo di transizione di Juan Guaidó, sia per gli Stati Uniti, impegnati nella lotta contro il regime di Maduro e la difesa della sicurezza regionale: “Un’opzione sarebbe quella di creare una task force speciale per consolidare tutte le indagini in corso sulle attività illegali di Maduro”. Come già proposto dal senatore Marco Rubio al procuratore generale William Barr.

Un’altra opzione sarebbe lavorare con il supporto di esperti tecnici venezuelani e organizzazioni non profit, sul territorio venezuelano e non solo, per fare luce sulle reti criminali presenti in Venezuela.

L’opposizione venezuelana potrebbe anche lavorare con i suoi alleati, come gli Stati Uniti e il Gruppo di Lima, per creare una maggior sensibilizzazione a livello internazionale su questa rete criminale. Inoltre, è importante “la collaborazione con altri Paesi alleati nella regione e nel mondo per trovare e perseguire funzionari e beni corrotti costituirebbe un importante complemento delle politiche precedenti”.

E L’ITALIA?

Il Parlamento si svegli sul Venezuela. Ora che lo scenario politico italiano è cambiato, l’Italia potrebbe prendere una posizione meno ambigua sulla crisi venezuelana. Come ha proposto il deputato del Movimento 5 Stelle, Antonio Zennaro, che su Facebook ha lanciato un appello sul Venezuela. Con un post intitolato “Venezuela basta tentennamenti”, il parlamentare ha riferito che in Abruzzo vive la più grande comunità di venezuelani in Italia “(soprattutto nel mio collegio) e tutti i giorni sentiamo in maniera diretta da chi ha ancora parenti ed amici in Venezuela su cosa è la dittatura di Maduro: libertà fondamentali negate, soprusi e violenze di ogni tipo”. “Qualsiasi sarà il nuovo governo dovrà prendere una posizione chiara ed inequivocabile sul regime di Maduro. Viva Venezuela libre”, ha scritto Zennaro. Speriamo.


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