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In Yemen avanza la coalizione governativa. Ma il Paese resta nel caos

Le truppe yemenite filo-saudite sono entrate oggi ad Aden, strategico porto nel sud dello Yemen, da diversi giorni al centro di scontri con le forze separatiste sudiste del Consiglio di transizione meridionale (STC), sostenute informalmente dagli Emirati Arabi Uniti. Le tv panarabe al Jazeera (qatarina) e al Arabiya (emiratina) coprono le news con contatti diretti e dicono che l’ingresso delle forze appoggiate da Riad ha coinciso con il ritiro delle milizie sudiste. Le unità che fanno capo all’Arabia Saudita e sono coordinate dalla coalizione sunnita intervenuta oltre quattro anni fa per respingere l’avanza dei ribelli del nord, gli Houthi, ora affermano di controllare anche l’aeroporto internazionale di Aden.

Nei giorni scorsi sauditi ed emiratini avevano raggiunto un accordo per il ripristino dell’autorità delle forze lealiste nelle regioni di Aden, Abyan e Shabwa. È questa la particolarità dell’attuale fase della guerra infinita in Yemen, il nuovo fronte meridionale che vede impegnati da un lato i separatisti locali, che hanno collegamenti diretti con Abu Dhabi, e dall’altro la coalizione guidata dai sauditi di cui gli Emirati sono parte – e fino a poche settimane fa con mansione assertiva e operativa.

Già da un paio di settimane, i separatisti erano stati respinti dalle zone di Aden dove il governo ha posizionato le sedi istituzionali da quando Sanaa è caduta in mano agli Houthi. Il STC le aveva occupate con una mossa a sorpresa il 10 agosto, poi le unità della coalizione erano riuscite a respingerle, ingaggiando però uno scontro per riprendere il controllo generale della città, che di fatto è uno snodo fondamentale perché è il più importante centro nei pressi del punto più strategico dello Yemen: lo stretto di Bab el Mandab, che chiude l’Oceano Indiano e sul Corno d’Africa forma il Mar Rosso.

Questo lineamento cruciale per i traffici commerciali diretti in Europa è uno degli elementi di maggiore interesse nel conflitto yemenita, ed è probabilmente collegato alla posizione emiratina. Abu Dhabi ha usato le milizie separatiste del sud come forze proxy con cui rinfoltire le linee durante la sua partecipazione alla coalizione anti-Houthi (che aveva come scopo evitare che i nordisti prendessero il paese, perché sono considerati nemici del Golfo collegati all’Iran). Ora, con l’uscita degli Emirati dalla coalizione, le forze del STC hanno avuto mani più libere e si sono dirette subito su Aden, che è un interesse strategico anche per Abu Dhabi.

La situazione in Yemen ha diversi layer di complicazione. C’è l’avanzata Houthi da nord, dove Riad e Abu Dhabi giocano, alleate, un ruolo di contenimento guardando all’Iran (che ha collegamenti con i miliziani nordisti yemeniti); ci sono le pretese del STC, che trovano sponda ad Abu Dhabi creando una condizione di caoticizzazione ulteriore che complica la missione anti-Houthi e la stabilità della coalizione; ci sono le forze terroristiche legate a sigle internazionali come Al Qaeda e Stato islamico che solitamente sfruttano le condizioni complicate e caotiche per farsi largo e creare proselitismo.

In questo quadro, la notizia diffusa ieri dal Wall Street Journal sulla preparazione di colloqui diretti tra Houthi e Stati Uniti ha un valore ulteriore. La coalizione araba a guida saudita negli ultimi tempi sta dando segni di sfilacciamento su Aden, e Washington potrebbe usare il contesto complesso per aprire un canale negoziale laterale con Teheran – con cui gli Usa hanno avviato un confronto delicatissimo a livello regionale, ma hanno volontà di trovare un qualche accordo che possa sostituire, in ampio, il Jcpoa.

Un contatto sullo Yemen potrebbe essere un elemento gradito ai Pasdaran, un terreno ibrido in cui Washington potrebbe accettare istanze e concessioni, senza necessariamente cedere alle richieste in ambito petrolifero dell’Iran. Non a caso, in questi giorni la diplomazia saudita a Washington è impegnata in incontri frenetici per comprendere la linea americana. Ieri due imbarcazioni militari iraniane –le fregate Sahand, che trasporta missili terra-terra e sistemi di difesa aerea, e Kharg, con funzioni di supporto logistico – sono arrivata nelle acque tra Aden e la Somalia per monitorare da vicino la situazione.

 

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