Skip to main content

5G e Golden power, perché servono misure (più) forti. Parla Luigi Fiorentino

Di Luigi Fiorentino

Gli ultimi sviluppi in tema di intelligenza artificiale ci portano inevitabilmente a riflettere sui tradizionali concetti di sicurezza e di difesa per come finora li abbiamo conosciuti. Se si pensa che proprio il primato mondiale degli Stati Uniti risiede nella combinazione strategica di scienza e sicurezza, così come l’ascesa cinese non può che descriversi nel forte investimento in ricerca e tecnologie avanzate, appare facilmente spiegabile il recente “tagliando” che ha subìto la disciplina nazionale della golden power, proprio con riferimento alla tutela dell’hi-tech Made in Italy. Ma vi è di più.

C’è l’esigenza di rafforzare i poteri dello Stato al fine di consentire interventi rapidi ed efficaci in settori strategici, quali quelli interessati dalle tecnologie avanzate. Per comprendere l’importanza di tale assetto regolatorio, basti pensare a un processo ormai ineludibile. Come già sta accadendo per le imprese private, le organizzazioni pubbliche saranno nei prossimi anni interessate da cambiamenti profondi attraverso l’utilizzo di metodologie gestionali supportate dall’IA che, con il tempo, non riguarderanno più settori marginali bensì il core business. La gestione dei dati e dei processi decisionali, ad esempio, subirà, rispetto a oggi, trasformazioni rilevanti. Ciò, al di là delle esigenze di natura industriale, rende evidente come sia essenziale rafforzare i poteri di intervento dello Stato al fine di evitare che soggetti industriali stranieri gestiscano, senza alcun limite, i nodi strategici delle nostre reti.

È quindi importante il recente intervento del governo che, basandosi anche sull’esperienza del Gruppo di coordinamento, ha dapprima istituito all’interno del Mise il Centro di valutazione e certificazione nazionale (Cvcn) per gli apparati software deputati alla realizzazione della Rete 5G e, successivamente, con il cosiddetto decreto Brexit, ha disposto l’estensione dei poteri speciali ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G, da considerarsi asset strategici per il sistema di difesa e sicurezza nazionale. Da ultimo, proprio nei giorni scorsi, il decreto legge 11 luglio 2019 n. 64, ha semplificato le procedure di esercizio dei poteri speciali e ha rafforzato lo scudo nazionale sui contratti per la realizzazione di infrastrutture e la fornitura di beni e servizi 5G.

Con riferimento al primo aspetto, non solo sono state meglio regolamentate le procedure, ma si è anche dotata la presidenza del Consiglio dei ministri di strumenti più adeguati alla complessità delle valutazioni da svolgere. Si tratta di una riforma che incide sulla dimensione formale e organizzativa dei poteri speciali, peraltro già auspicata da parte del Gruppo di coordinamento, soprattutto in relazione a un coinvolgimento integrato delle Authority di settore. Con riferimento al secondo aspetto, emerge con forza il peso dell’Europa. Basti pensare che già la prima riforma sostanziale della golden power è nata proprio dall’esigenza di compatibilità con le indicazioni comunitarie, che hanno determinato un vero spostamento dell’asse della disciplina, dall’utilizzo di strumenti privatistici (golden share) a quello dell’intervento pubblicistico (golden power).

Quest’ultima fase di revisione si ispira alle disposizioni previste dal Regolamento (Ue) 2019/452 sul controllo degli investimenti esteri diretti nell’Unione, a fronte di un rafforzamento dell’istruttoria sui servizi TLC a banda larga basati su tecnologia 5G. Tale scelta, come si evince dalla relazione all’ultimo decreto, è mossa da una duplice ragione: sensibilizzare le imprese nazionali sui temi della sicurezza cibernetica e permettere al Gruppo di coordinamento di effettuare una valutazione che non sia meramente tecnica bensì di alta amministrazione.

L’esigenza di rafforzare la dimensione tecnico-scientifica dei poteri speciali è imposta oggi dalle caratteristiche della competizione globale, interessata da grandi trasformazioni tecnologiche e digitali, che rendono più incerto il concetto di sicurezza, soprattutto quella nazionale. Sarà sempre più difficile, per gli apparati pubblici, decidere cosa possa ritenersi una minaccia o un grave pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa nazionale. Già oggi, e sempre di più in futuro, considerazioni di natura geopolitica condizioneranno la disciplina e la gestione dei poteri speciali.

×

Iscriviti alla newsletter