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Una National Defense University italiana. L’idea del gen. Giancotti (Casd)

Di Fernando Giancotti

Viviamo un periodo di grande, rapidissima trasformazione di questo nostro mondo. La Difesa si confronta in questo contesto con sfide alla sicurezza spesso drammatiche, in scenari operativi mutevoli e insidiosi. Lo fa in modo affidabile e unanimemente apprezzato, all’estero e in Patria, grazie a professionalità, valori e coesione che vengono da lontano, ma che si rinnovano continuamente sotto la spinta dell’esigenza operativa. Questa fa emergere nelle dottrine militari e nella cultura delle Forze armate una propensione all’approccio di sistema. La leadership politica e militare della Difesa comprende la necessità di promuovere una tale cultura per affrontare le nuove sfide, attraverso un investimento nell’assetto più potente: la formazione del capitale umano.

Vi è altresì la consapevolezza che competenze e valori delle Forze armate possano essere risorsa non solo per la difesa dei cittadini, ma anche più in generale per il Paese in un momento altamente sfidante, in una logica etica di reciproco beneficio. Nasce così il programma “Formare per operare”, affidato dall’autorità politica al Casd e formalizzato con recentissimi decreti ministeriali. Il sistema formativo della Difesa è vasto, complesso e piuttosto compartimentato, con elevate capacità in alcuni rilevanti settori formativi, capacità di generare professionalità appetibili sul mercato del lavoro e diverse peculiarità di interesse per il mondo esterno. Esso ha frequenti relazioni con altri sistemi formativi, universitari, di altre amministrazioni e della società civile, come di realtà estere, per lo più in modalità locale o episodica.

In una tale situazione, la possibilità di far emergere valore aggiunto attraverso l’ottimizzazione dei processi e la messa a sistema di risorse e capacità è notevole, sia nell’alta formazione e nella formazione di base della dirigenza e dei quadri intermedi, sia nella formazione tecnico-professionale del personale e in quella della componente civile della Pa. Un tale investimento nelle risorse umane implica anche una revisione della selezione, della valutazione del personale e dei profili di carriera. Tuttavia, un approccio realistico al cambiamento deve prima di tutto costituire il suo motore: un polo di indirizzo tecnico-formativo, capace di una visione strategica delle prospettive della formazione al fine di guidare e coordinare l’ottimizzazione del sistema, sia attraverso l’erogazione di specifica formazione di elevata qualità, sia attraverso la generazione di concetti e attività atte a sviluppare la trasformazione desiderata.

Il livello d’ambizione di un tale programma richiede la finalizzazione di quella che è stata definita “l’Università della Difesa”, progetto allo studio da tempo, per generare la conoscenza necessaria alla Difesa, utile al Paese e adeguata a indirizzare il processo di valorizzazione profonda di tutta la formazione. Al fine dell’efficacia della formazione e del cambiamento da promuovere, appare necessario concentrare lo sforzo verso la massima qualità e l’innovazione della formazione e della ricerca in pochi settori chiave, contigui al core business delle Forze armate e funzionali ai compiti d’istituto, che arricchiscano le necessarie competenze accademiche con le esperienze e le conoscenze della Difesa. In particolare, appare necessario per la formazione della dirigenza strategica nel 2020 un rafforzamento e la focalizzazione di competenze trasversali, meno diffuse nel Paese: leadership, risorse umane e metodologie formative; Strategia globale e sicurezza, con un focus su “Security sector reform”; dimensione digitale e cyber-security.

Non è pensabile una formazione tesa allo sviluppo agile di concetti complessi e innovativi in isolamento dalle dinamiche culturali e della conoscenza del mondo in cui si opera. La produzione concettuale abbisogna del grande arricchimento che le interazioni di prospettive, esperienze e idee generano. Da questa considerazione e dalla volontà della Difesa di promuovere le utilità possibili per il sistema-Paese, scaturisce la necessità di una relazione stretta, generativa di idee e di conoscenza tra le stesse Forze armate, nella società civile e nel tessuto produttivo, nonché soprattutto con l’Università, per definizione foro universale del pensiero e della ricerca. Il programma “Formare per operare” si fonda dunque su una architettura aperta e inclusiva sia per il mondo accademico, verso cui si può stabilire una forma di “federazione strutturata”, in funzione di interessi reciproci, sia per altri attori istituzionali e della società civile.

Rimosse le barriere e incentivato lo scambio con l’esterno, le specificità della Difesa e delle Forze armate divengono invece che elemento segregante un valore attrattivo oltre che funzionale e debbono essere preservate. Il Casd appare il naturale riferimento per una governance a regime del nuovo sistema formativo, attraverso nuovi e più agili processi, che includano permanentemente gli attori rilevanti del sistema formativo attraverso visione d’insieme, strutture matriciali e tempi decisionali brevi. L’avvio di tale tipo di governance è stato anticipato con un Gruppo di progetto, attualmente al lavoro per il suo sviluppo. Il Casd dovrebbe provvedere dunque, oltre che alla formazione di sua competenza e alla supervisione e coordinamento dei processi formativi della Difesa, a generare e raccogliere il know how necessario per tale funzione.

Inoltre, grazie alle competenze trasversali sviluppate, il Centro dovrebbe provvedere alla formazione continua, alla consulenza politico-strategica, alla ricerca e all’innovazione nei settori chiave, in linea con le esigenze delle Forze armate e del dicastero, integrando strutturalmente la formazione dei dipendenti civili della Difesa. Tali attività dovrebbero essere aperte alle altre amministrazioni, al mondo accademico e alla società civile e federate in una rete di progetti di reciproco interesse con le altre Università, verso un “Sistema della conoscenza” nei campi fondamentali per la Difesa, di cui essa possa essere nodo di primo piano e rilevante contributrice alla produzione di valore aggiunto per l’intero Paese. Impostato il percorso verso un sistema formativo rinnovato, è necessario per le finalità del programma prevedere l’accreditamento presso il Miur del Casd come Istituto universitario della Difesa. Infatti, prevedere per la formazione della Difesa pari dignità di quella esterna, oltre a supportare la sua trasformazione attraverso ulteriori rigorosi criteri a cui corrispondere, abilita la citata federazione accademica e agevola gli scambi connessi, consentendo una maggiore adattività alle mutevoli esigenze strategico-operative delle Forze armate.

Il Progetto di valorizzazione della formazione della Difesa (ValForDife) è un progetto di gestione del cambiamento, che si pone tra i principali obiettivi proprio la promozione della capacità di cambiamento della Difesa. È necessario che la sua conduzione testimoni in modo totalizzante il suo stesso messaggio. Non è un caso che, come apripista, il progetto ponga la costituzione in tempi brevissimi di un nuovo master degree in “Leadership, change management and digital innovation”. La posta in gioco, la sensibilità dei vertici e la risposta che il progetto sta riscuotendo indicano tuttavia che l’impresa val bene la pena. Investimenti strategici per formare il futuro delle Forze armate e del Paese appaiono necessari, oggi più che mai.

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