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Il buon esempio della chimica. Ecco i “nuovi” contratti nazionali

Di Nora Garofalo

Qualcosa sta cambiando, e in meglio, nel variegato panorama dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Il primo segnale si è avuto nel luglio del 2018, con il rinnovo del contratto della chimica. In quell’occasione per la prima volta abbiamo introdotto un sistema per evitare che gli scostamenti inflattivi si potessero ripercuotere sul salario dei lavoratori. Il meccanismo ex ante, con l’introduzione dell’Edr, Elemento Distinto della Retribuzione, ci ha consentito infatti di ‘ammortizzare’ gli effetti dell’inflazione, legando il salario variabile anche agli scenari di settore. Un modo efficace per tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori in un momento in cui la crescita del Paese resta bassa, sottraendolo alla sola misura dell’inflazione.

Lo schema è stato riprodotto qualche giorno fa, con la firma del contratto energia e petrolio: anche in questo caso i lavoratori interessati (circa 40 mila, dipendenti di 34 imprese tra cui il Gruppo Eni, Snam Rete Gas, Saipem, Esso, Lukoil, Saras) possono dormire sonni tranquilli: il modello ‘salarialista’ del contratto, come è stato ribattezzato da alcuni addetti ai lavori, prevede questo meccanismo di allineamento del trattamento economico minimo attraverso l’Edr. Un sistema che ha il merito, al contempo, di difendere il nostro modello contrattuale salvaguardando il reddito dei lavoratori. Non è stato facile arrivare a questa firma: ci son voluti 9 mesi di trattative e uno sciopero nazionale di 8 ore dei lavoratori del settore. Ma ne è valsa la pena! Nel dettaglio: l’aumento complessivo (Tec), secondo i dettami dell’accordo interconfederale sulla contrattazione del 9 marzo 2018, sarà di 120 euro nel triennio.

L’intesa prevede, così, un aumento medio sui minimi (Tem) di 90 euro (categoria 4.3) diviso in 3 tranche (25 euro da ottobre 2019; 35 euro da ottobre 2020; 30 euro da luglio 2021). L’Edr invece sarà diviso in due tranche: 15 euro da gennaio 2020; 10 euro da gennaio 2021. Al termine della vigenza contrattuale ci sarà un incontro per fare una verifica complessiva tra inflazione programmata e quella realizzata, tenendo conto però dell’andamento complessivo del settore. Sul fronte del welfare contrattuale sono previsti incrementi sulla previdenza complementare “Fondenergia” (5 euro). Per far fronte ai cambiamenti economici, produttivi e tecnologici del settore è stato rafforzato il sistema delle relazioni industriali nei due livelli contrattuali e sono stati ampliati i compiti dell’osservatorio nazionale in merito soprattutto a formazione e partecipazione. Sul tema dell’Hse (salute, sicurezza e ambiente) è da segnalare l’istituzione, in via sperimentale, del delegato (Rlsa) di sito per le aree industriali complesse con il compito, tra gli altri, della verifica dell’applicazione delle nuove normative e di comunicazione e dialogo con il territorio. Il delegato di sito avrà un ruolo importante anche per la promozione e il rispetto delle condizioni di salute di sicurezza nelle aziende in regime di appalto e subappalto. Importante la decisione di realizzare un fondo, il terzo del settore, dedicato alla solidarietà bilaterale per promuovere lo sviluppo dell’occupazione, gestire l’invecchiamento attivo dei lavoratori, favorire il ricambio occupazionale e promuovere politiche di innovazione.

L’accordo prevede inoltre un efficace sistema di valutazione dell’apporto professionale, in grado di misurare le reali prestazioni dei lavoratori sulla base di quattro indicatori valutativi comuni a tutti i livelli di inquadramento: l’orientamento al risultato, la flessibilità, la proattività, la valorizzazione delle risorse. Ma forse è sui giovani che abbiamo ottenuto i risultati più significativi, perché il testo contiene un vero cambio di prospettiva. Nei testi precedenti i neoassunti avevano sempre delle penalizzazioni sotto la parte normativa, mentre in questo contratto i giovani, per esempio, maturano prima l’intero pacchetto delle ferie, che in precedenza avveniva dopo 10 anni. Altro fattore importante è la modalità di distribuzione della quota destinata alla previdenza complementare, che avvantaggia i lavoratori che hanno il metodo contributivo, e quindi sono stati assunti dopo il 1996. Tutti elementi che ci portano a giudicare molto positivamente l’intesa. Adesso la sfida è diffondere quanto più possibile questo schema agli altri contratti, per fare in modo che milioni di lavoratori, grazie all’impegno del sindacato, possano avere condizioni di lavoro, e quindi di vita, ancora più favorevoli e dignitose.

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