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Perché Gualtieri può vincere la sfida dello spread. Parla Cipolletta

Non è più tempo di tecnici a Via XX Settembre. La nomina di Roberto Gualtieri a ministro dell’Economia (qui l’intervista di ieri all’ex ministro Vincenzo Visco) è la svolta che ci voleva al Tesoro. Per tanti motivi, come spiega a Formiche.net, Innocenzo Cipolletta, economista con un passato ai vertici di Confindustria in veste di dg e oggi presidente di Assonime, l’associazione delle società per azioni.

Cipolletta, la nomina di Gualtieri al Tesoro rappresenta il ritorno di un politico a via XX Settembre dai tempi dell’ultimo governo Berlusconi (Padoan non era allora iscritto al Pd e proveniva dall’Ocse). Era tempo di una simile scelta?

Si, sono molto d’accordo. In primo luogo perché è tempo che la politica economica di questo Paese torni ad essere appunto “politica”, ossia che impegni i partiti che ci rappresentano in Parlamento e non i tecnici chiamati per togliere le castagne dal fuoco. In secondo luogo perché un partito, il Pd ha saputo mandare a quel ministero un suo eletto che è anche un esperto di politica economica avendo presieduto la Commissione di Politica economica presso il Parlamento europeo.

Dunque un politico sì, ma che è anche un tecnico dotato di solide competenze…

È tempo che i partiti coinvolgano tecnici di valore nelle funzioni politiche. Ed è tempo che si mandi a gestire un ministero a quanti abbiano competenze, pur essendo politici. Un politico che non abbia competenze non dovrebbe mai assumere funzioni. Prima si prepari e poi si cimenti con la gestione di un ministero.

Resta il fatto che il nuovo ministro parte da una situazione complicata: una manovra da approvare in tempi ridotti, a causa della crisi di agosto e che parte da una base di già 27 miliardi tra Iva e spese indifferibili…

Credo che ci siano gli spazi, limando i provvedimenti di spesa presi dal precedente governo, rivedendo alcuni prodotti o servizi che godono di aliquote Iva ridotte senza una vera giustificazione, spingendo sulla fatturazione elettronica che sta dando buoni risultati in termini di gettito e cercando di contenere alcune spese. D’altro canto già Tria aveva fatto una parte del lavoro e credo che ci sia lo spazio per arrivare a rispettare gli impegni europei. Il principale obiettivo della nostra politica economica deve essere, a mio avviso, la riduzione permanente dello spread, che vale svariati miliardi di risparmi nella spesa per interessi nel prossimo futuro: risparmi che si potranno utilizzare per finanziare spese produttive e riduzioni di imposte.

In compenso la provenienza di Gualtieri potrebbe facilitare il dialogo con l’Ue e dunque consentire di recuperare terreno, o no?

Mi auguro che il nuovo ministro si presenti a Bruxelles con una manovra che rispetti interamente i patti sottoscritti con la Commissione e quindi non chieda e non sfrutti alcuna ulteriore flessibilità. Mi auguro anche che, in queste condizioni, sia la nuova Commissione europea a suggerire al ministro di adottare misure un po’ più espansive e suggerisca anche un maggior disavanzo pubblico. In questa maniera, le flessibilità ci verrebbe imposta dalla Commissione europea e noi avremmo la possibilità di sostenere l’economia con il pieno consenso europeo e vedremmo finalmente scendere lo spread sotto quello della Spagna.

Un ministro Pd, filo europeo al Tesoro. I mercati possono stare sereni?

Credo che Gualtieri sia una figura di tutto rispetto che tranquillizzerà i mercati, se non ci saranno le solite dichiarazioni avventurose di qualche esponente del Movimento 5 Stelle. La sua esperienza nel Parlamento europeo è una garanzia, così come lo è il suo carattere pacato ma fermo. Come ho accennato, credo che sia necessario limare le misure di spesa del precedente governo. Ma in questo caso si tratta soprattutto di limare quota 100 che rappresenta il vero vulnus nei conti pubblici, ma anche nella tenuta del nostro sistema pensionistico.

Quota 100 va cambiata?

Questa sciagurata misura costa allo Stato mentre riduce i soldi nelle tasche dei cittadini, posto che le pensioni sono più basse degli stipendi percepiti dai pensionati che anticipano la data di uscita dal lavoro. E poiché era evidente, ed è ora dimostrato, che le uscite per pensioni non si tradurranno in nuovi lavoratori, specie nel settore privato, si capisce bene come quota 100 scassa i conti pubblici e deprime la domanda di consumo. Era veramente difficile prendere una misura peggiore di questa.

E le misure grilline che chance hanno di entrare in manovra?

Se parliamo degli altri obiettivi che sono stati iscritti nel programma, credo che dovranno essere conseguiti agendo sulla normale amministrazione che, se condotta bene, può portare a migliori risultati rispetto all’impegno di nuove risorse finanziarie che non sono per ora disponibili.

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